Roma, Matic nuovo lupo: con lui tutti si divertono

A Manchester lo chiamavano "The Wolf": le sue geometrie e la sua aggressività stanno diventando un fattore decisivo
Roma, Matic nuovo lupo: con lui tutti si divertono© AS Roma via Getty Images
Roberto Maida
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ROMA - Non chiamatelo professore, chiamatelo Lupo. Era il suo soprannome ai tempi del Manchester United, The Wolf: «Perché in allenamento cercavo sempre un modo diverso per vincere le partitelle. Loro pensavano che barassi ma i lupi non barano». Oggi Nemanja Matic è nel branco dei lupi, quindi ha trovato l’ambiente ideale per concludere la carriera. E dopo la partita di Milano, in alcuni momenti illuminante per geometrie e aggressività, ha definitivamente convinto i tifosi della Roma: di un centrocampista così, anche se ha già 34 anni, c’era un discreto bisogno.

Sulle orme di Keita

Anche Seydou Keita, dopo i tempi d’oro del Barcellona, era arrivato alla Roma a parametro zero a quell’età. Precisa: era il 2014. Nessuno, a cominciare da Rudi Garcia che lo aveva voluto, se ne è mai pentito. L’anagrafe conta, nel calcio, ma quando un giocatore è integro sul piano fisico e impeccabile nella professionalità può sempre servire, anche alle squadre d’élite. Keita era diverso da Matic per corporatura e caratteristiche. Ma ha portato in dote ai compagni la capacità di gestire le pressioni e mantenere il controllo. E’ la mentalità dei vincenti, che non si acquisisce da un giorno all’altro ma almeno si può trasmettere.

Soldato di Mourinho

Matic sta a Mourinho come Keita stava a Garcia. La fiducia tra i due, scoperta al Chelsea e rafforzata al Man United, è un presupposto di funzionalità determinante per la nuova Roma. Se non ci fosse stato Mourinho, Matic sarebbe rimasto sicuramente a giocare in Premier League dove diversi club di medio livello lo avrebbero ospitato per un paio di stagioni. E così, anche quando l’allenatore gli chiede di andare in panchina come è successo contro l’Atalanta, lui non ha fatto una piega. E nel momento in cui Dybala si è fatto male nel riscaldamento, è entrato in campo con la stessa calma per fornire il suo contributo.

La prestazione di San Siro

A San Siro, dove la Roma non vinceva dal 2017, si è invece calato nel ruolo di guida. Caratteriale, prima, e tecnica, poi. Nel difficile primo tempo, in cui l’Inter sembrava più pronta ad aggredire la partita, Matic ha pasticciato nella situazione che ha provocato il gol annullato a Dzeko. Ma dopo il perdono del Var, non ha più sbagliato nulla. Le statistiche non rendono giustizia al suo lavoro, un taglia e cuci di qualità che ha intasato molti corridoi a Barella e Calhanoglu e favorito le ripartenze. Merito suo e anche del collega Cristante. La coppia è un po’ improvvisata, non è quella che Mourinho vorrebbe davanti alla difesa per valorizzare il potenziale offensivo della squadra, ma in termini di solidità non ha eguali in Serie A.

Matic, leader e maestro

«Che vittoria di squadra» ha osservato sui social Matic, prima di imbarcarsi sul charter che ha riportato la squadra a Fiumicino. L’unica cosa che non gli piace di Roma è il traffico, che gli risulta a volte intollerabile. Ma per il resto ha sempre il sorriso aperto: conoscendo meglio i compagni, imparando le prime parole d’italiano, si sta rendendo conto che la Roma ha diritto ai sogni, senza porsi limiti. Il suo, di limite, verrà raggiunto presto: al cinquanta per cento delle presenze stagionali rinnoverà il contratto fino al 2024, come da accordi estivi. Sarà un piacere per lui insegnare calcio e comportamenti ai più giovani, come già sta facendo con Volpato e Bove. Il Lupo sa indicare la via anche ai fratelli minori.


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