Roma, da Belotti a Shomurodov: il gol, questo sconosciuto

La difficoltà a segnare è un incubo: come il Gallo e l’uzbeko anche Zaniolo, El Shaarawy e Zalewski
Roma, da Belotti a Shomurodov: il gol, questo sconosciuto
Ugo Trani
4 min

Niente da fare. Adesso non basta nemmeno il risveglio improvviso e, per certi versi, romantico di Abraham. Stacco di testa, potente e preciso, per il gol che in campionato Tammy ha ritrovato dopo quasi 2 mesi, l’ultimo a Empoli il 12 settembre. La girata di testa, su pennellata di Mancini, è arrivata al tramonto della partita: minuto 80. Ma la Roma di questi tempi è così fragile che è riuscita a resistere solo 5 minuti e il dopo derby è filato via con una pareggio che non permette ai giallorossi di risalire in classifica. 

La vulnerabilità attuale della Roma è evidente. Fisica, tecnica e anche, o forse soprattutto, psicologica. Dopo la rete dell’inglese, il pari del Sassuolo in contropiede. Inammissibile farsi sorprendere sciaguratamente scoperti nel finale di un match da vincere. Abraham, e va ricordato proprio nel pomeriggio in cui si sblocca. è l’immagine di questo gruppo. Ogni interprete giallorosso dà l’impressione, ormai da qualche partita, di essere impreparato quando c’è da spaventare l’avversario. Semplicemente di attaccarlo. Davanti nessuno riesce a essere pericoloso come dovrebbe. Manca sempre qualcosa. A cominciare dalla precisione. Basta pensare alle conclusioni imperfette di Shomurodov e Zalewski nel primo tempo. Da soli nell’area del Sassuolo si sono persi sul più bello. L’uzbeko ha colpito in pieno Consigli come fosse al Luna Park; il polacco addirittura a colpito al volo proprio a pochi passi dal portiere e ha indirizzato fuori del Mapei Stadium. 

Queste sono le due conclusioni che certificano il viaggio a vuoto della Roma a Reggio Emilia. Ma non sono solo quelle chance sprecate a preoccupare. E’ il momento dell’attacco rendere la situazione allarmante. Senza Dybala, non dà più alcuna garanzia. Il pallone scappa e non si trova più. Oppure si fatica a rimanere in piedi. E per non parlare del dribbling, questo sconosciuto. Ogni azione è la fotocopia dell’altra. La spizzata dell’attaccante senza che ci sia nessuno a seguire l’azione o comunque a provare di conquistare il pallone. Oppure la fuga verso l’ignoto, perché prima o poi il pallone viene regalato all’avversario. Più prevedibile di così non si può. 
Ogni immagine o momento della partita è visto e rivisto. Mourinho, in partenza, ha provato a cambiare almeno le facce. Fuori Abraham a concentrarsi sul mondiale. E anche il suo vice Belotti. Ripescato Shomurodov, finalmente titolare in questa stagione. Eldor, dopo l’errore nel primo tempo, ha salutato. Come se fosse tornato nella Capitale in anticipo. Tant’è vero che poi ha dovuto lasciare il posto a Tammy. Che, appena messo piede in campo, ha mostrato, quasi ingobbito e timido, il peso che si sta portando sulle spalle. Sono le 27 reti del suo primo anno romano. Il gran bel colpo di testa, siluro sparato con il mirino, gli ha regalato un mezzo sorriso dopo l’esclusione. Di sicuro un abbraccio forte e coinvolgente dei compagni. Ma se l’inglese è ripartito, non si è riacceso Zaniolo, uscito come al solito sfinito e incompiuto. Prima di lui, è stato sostituito Volpato, sveglio quando c’è da verticalizzare. Precipitoso quando deve sistemarsi il pallone per concludere. Josè, non è una novità, ha chiamato in causa il reparto al completo. Dentro gli attaccanti a disposizione, chi prima e chi poi. Belotti è irriconoscibile, ora più di Abraham. El Shaarawy, pur costretto a faticare alla fascia, gira al largo e non incide come dovrebbe. Mou qualche domanda l’ha consigliata ai media prima di spostarsi in Emilia. Ha detto di chiedere a Tammy se sta pensando al Qatar. La curiosità è però un’altra: bisogna scoprire a che cosa stia pensando la Roma da qualche settimana. C’è la lunga sosta mondiale per approfondire la questione. 


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