Dybala tra Argentina e Roma: "Sento Mourinho tutti i giorni"

Felice dopo la vittoria della 'Seleccion' sull’Australia negli ottavi dei Mondiali e in attesa dell’esordio in Qatar, il fantasista tiene vivo il contatto con il tecnico giallorosso
Dybala tra Argentina e Roma: "Sento Mourinho tutti i giorni"© Getty Images
Roberto Maida
4 min

INVIATO A DOHA - Il sorriso che non ti aspetti arriva dopo una processione in fila indiana, per raggiungere il pullman della squadra. È passata un’ora e mezza dal fischio finale della partita contro l’Australia, i giocatori argentini se la sono presa comoda: hanno prima festeggiato la vittoria davanti ai loro incredibili tifosi, almeno ventimila arrivati da Buenos Aires allo stadio Ahmad Bin Ali, poi si sono divertiti tra loro nello spogliatoio, acclamando Messi e soprattutto Emiliano Martinez, il portiere dell’Aston Villa, che con il guizzo dell’ultimo secondo ha garantito la qualificazione ai quarti. Paulo Dybala cammina a passo svelto seguito da Leandro Paredes. Ci guardiamo. Capisce. «Paulo, che dici?». E perdonateci il “tu”. Risposta con risata: «E che devo dire?». Non so, magari un commento: «Siamo contenti, dai».

Zero minuti

Contenti, come argentini. Lui un po’ meno, perché in quattro partite mondiali non ha ancora giocato neppure un minuto. Solo il difensore Foyth e l’ultimo chiamato Angel Correa sono nella stessa situazione tra i giocatori di movimento. Inutile ripetere il motivo: Dybala per il ct Scaloni è la riserva di Messi, niente di più. Finché il Migliore è in grado di giocare tutta la partita, tutte le partite, la Joya è confinata al ruolo di gingillo. Una riserva che qualunque altra nazionale farebbe giocare ma non l’Argentina. Però, dopo aver fatto l’impossibile per guarire e volare in Qatar, Paolino trasmette leggerezza. In fondo è bello anche esserci, in un’esperienza che può diventare esaltante.

Il rapporto

C’è il tempo per un altro paio di domande. La prima: vuoi mandare un messaggio a Mourinho? «Non ce n’è bisogno. Lo sento tutti i giorni». Capito? Tutti i giorni. Padre e figlio, praticamente. E di cosa parlate? «Mi chiede come sto». E come stai? «Sto bene. Bene bene». L’inseguimento tra le serpentine della zona mista, con giornalisti di ogni Paese che involontariamente rallentano la nostra corsa, continua. Allora sei pronto per la Roma, quando tornerai. Dybala è già oltre il pannello ma si affaccia un’ultima volta per spiegare: «Non è ancora il momento. C’è tempo. Qui dobbiamo ancora fare qualcosa». Tipo vincere una Coppa del Mondo per la prima volta dal 1986. È diverso per Dybala conquistare il titolo guardando oppure partecipando, ovvio. Ma il suo attaccamento all’Argentina è tale da suggerirgli di non manifestare alcun malumore. Lautaro, viceversa, è incavolato nero e non fa niente per nasconderlo: contro l’Australia, entrando nel finale, ha pure sprecato due occasioni da gol.

Obiettivo

Ieri la squadra ha usufruito di un giorno di riposo. Dybala e gli altri ne hanno approfittato per fare un giro a Doha, tra i tanti centri commerciali (Mall) e la zona più lussuosa che si chiama The Pearl, la perla. Grattacieli e hotel a cinque stelle, persino un quartiere che riproduce fedelmente Venezia con tanto di canali e ponti. Ma il quarto di finale contro l’Olanda non è così lontano all’orizzonte: si gioca venerdì allo stadio Lusail, quello della finale. Da stamattina l’Argentina ricomincia a trottare. E Dybala ricomincia a sperare. Non gioca in Nazionale da giugno. E non viene scelto da Scaloni nella formazione titolare addirittura dal novembre 2021, tredici mesi fa. Ma non si può mai sapere: le strane storie di un Mondiale possono aprire scenari imprevedibili. Basta essere pronti a entrarci dentro.


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