Deficit Roma, profondo rosso nei conti: ecco perché per i Friedkin era già previsto

In estate Tiago Pinto ha ridotto “del 20% gli stipendi” ma non basta: l’equilibrio finanziario, aspettando lo stadio, passa per la presenza stabile in Champions
Deficit Roma, profondo rosso nei conti: ecco perché per i Friedkin era già previsto© AS Roma via Getty Images
Roberto Maida
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ROMA - Mai così in rosso. La Roma ha appena chiuso il peggiore bilancio della sua storia, con perdite stagionali da 219,3 milioni. Il dato si riferisce alla stagione 2021/22, quindi è ovviamente aggiornato al 30 giugno. Non sono previste pubblicazioni più recenti, dal momento che i Friedkin hanno ordinato l’uscita dalla Borsa e hanno trasformato la società per azioni in una srl, che non è tenuta alla trasparenza verso il mercato. E’ comunque una campanella che suona a Trigoria e che spiega le difficoltà nell’assecondare le ambizioni tecniche di José Mourinho. Con i paletti imposti dal fair play finanziario, che hanno spinto gli amministratori della Roma ad accantonare 7,5 milioni da versare eventualmente (sicuramente) all’Uefa come sanzione per la prossima stagione, Tiago Pinto ha ricevuto il mandato di abbassare i costi dell’organico per avvicinare l’equilibrio.

Crollo

Il problema è proprio quello. I ricavi, mortificati dalla quarta stagione consecutiva lontana dalla Champions, si sono attestati intorno ai 200 milioni, non contando le plusvalenze che peraltro per strategia precisa non hanno assunto un peso rilevante: i Friedkin non vendono i migliori giocatori, a differenza della gestione precedente che sfruttava il trading per riequilibrare i conti. La vittoria in Conference invece non ha prodotto introiti ragguardevoli. Le uscite periodiche invece restano elevatissime, a causa delle spese per il personale arrivate a 182,8 milioni: di questi, 154,9 milioni sono stati corrisposti ai tesserati, inclusi Mourinho e lo staff tecnico, ma va registrato anche l’aumento dei dipendenti (+40 unità, manager compresi) che pesano per 27,9 milioni. Stranamente, a dispetto di una politica molto rigida di contenimento, sono aumentate anche le commissioni per gli agenti (17,4 milioni, quasi 3,5 in più rispetto al 2020/21).

Roma, no panic

La Roma non si aspettava di meglio, in verità. Nella semestrale del 31 dicembre 2021, quando ancora esisteva una spa, il Cda certificava che le perdite sarebbero state non inferiori ai 200 milioni dopo il -113 della prima metà dell’esercizio. La società conta di risalire già nel 2023. Perché nell’ultimo bilancio manca una parte degli introiti da biglietteria, a causa delle restrizioni agli ingressi allo stadio per il Covid, e perché fino al 30 giugno risultavano ancora contabilizzate spese ingenti per contratti ininfluenti (vedi Pastore, Nzonzi e non solo) più tutte le spese dovute al mantenimento della Borsa che d’ora in avanti scompariranno.

L’impresa

Nella conferenza stampa di settembre, quindi successiva alla chiusura del bilancio e del calciomercato estivo, Tiago Pinto ha garantito che la società sia avviata verso un lento risanamento. «Il monte ingaggi si è ridotto del 20 per cento - ha detto -, siamo più vicini ai nostri obiettivi ma non è finita. Quando lascerò la Roma, sarà in condizioni migliori rispetto a quando sono arrivato». Ovviamente il suo è un orgoglioso auspicio, che però si confronta con la necessità di accendere un circuito determinato dal raggiungimento dei risultati sportivi (che a loro volta migliorano il fatturato). Siamo alle solite: la Champions League diventa un obiettivo fondamentale per dare respiro a una società che ha bruciato oltre 600 milioni negli ultimi tre anni. L’ideale sarebbe riconquistarla attraverso un trofeo, l’Euroleague, che a sua volta produce premi interessanti. Non proprio un traguardo comodissimo. Ma Pinto si accontenterebbe anche del quarto posto in campionato.

L’impulso

Nel frattempo i Friedkin permettono la continuità aziendale con le loro immissioni di denaro, che tengono l’indebitamento (non le perdite gestionali) dentro a margini accettabili. Il riscatto del bond da 275 milioni, trasformato in un titolo di debito da 175 milioni da rimborsare entro il 2027 a interessi elevati (oltre il 6%), è un altro passo in questa direzione. Il decreto liquidità post-Covid consente un programna di rientro quinquennale delle perdite. Ma alla Roma non basta. La proprietà, compreso il ticket per l’acquisto, ha già speso 740 milioni (131 solo nella prima parte di questa stagione). Eppure nessuna squadra italiana, a parte la Juventus, è andata così male nell’ultima stagione finanziaria: l’Inter è a -140, il Milan a -66,5. Per la svolta definitiva, come è noto, servirebbe lo stadio di proprietà: ma per almeno altri cinque anni i Friedkin dovranno farcela da soli.


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