Il retroscena: Mourinho e Serra, i colloqui integrali e la ricostruzione dello scontro nello spogliatoio

A fine partita, nello spogliatoio dell’arbitro, il tecnico ha chiesto a Serra di ripetere quello che gli aveva detto. Al suo rifiuto, è sbottato. Ma stavolta non va punito
Il retroscena: Mourinho e Serra, i colloqui integrali e la ricostruzione dello scontro nello spogliatoio© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Mourinho merita la lapidazione (nella piazza di carta e parole). Dieci giornate, non due, gli dovrebbero dare. È da sempre un mangia-arbitri: stavolta non gli si possono concedere attenuanti, né sconti. Mourinho se l’è presa con Marco Serra per spostare l’attenzione sull’espulsione e far passare in secondo piano la sconfitta con l’ultima in classifica, la seconda in meno di un mese, oltre che - aggravante - il primo successo in campionato della squadra di Ballardini. Mourinho la sa lunga ed è un provocatore seriale. Mourinho un tempo mangiava i bambini, risparmiava solo le bambine. Quasi tutte cose sentite tra mercoledì sera e ieri. Il pregiudizio prima del giudizio, i precedenti come elementi accusatori. Dice il saggio: il pregiudizio è un’opinione senza giudizio.

Mourinho è come il potere: logora chi non ce l’ha. Ma il potere lui non l’ha mai rappresentato. Tutt’altro. I fatti e le parole. «Non fatemi più parlare, non adesso» ha spiegato nella notte José a uno dei suoi assistenti. «Devo capire con l’avvocato se ci sono le basi per denunciarlo». Non l’avevano mai visto così incazzato: offeso più dall’atteggiamento che dalle frasi del quarto uomo, le mani sempre in tasca, il tono sprezzante. «Vai a casa, ti prendono tutti per il culo» gli aveva detto Serra indicando il pubblico cremonese. E ripetendo «vai a casa, vai a casa». La reazione del tecnico? «Devi stare tranquillo, stai tranquillo». Soltanto dopo essere stato cacciato da Piccinini, lo sfogo udito da tutti: «è lui che devi cacciare, non me!».

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La ricostruzione Mourinho-Serra nello spogliatoio

Mourinho è stato il primo ad ammettere che l’arbitraggio non c’entrava nulla con la sconfitta, meritatissima: troppo brutta e molle la Roma di Cremona. E l’intervento nel post-partita non è stato certamente un tentativo fatto per distogliere l’attenzione dalla prestazione dei suoi. Ma quale tecnica comunicativa! Per una volta ha prevalso l’orgoglio del professionista sessantenne che non può tollerare il dileggio da parte di un ufficiale di gara. «Sono un tipo emotivo, ma non sono pazzo».

La ricostruzione, fedelissima. Poche ore prima Mourinho aveva bussato alla porta dello spogliatoio dell’arbitro ed era stato fatto entrare. All’interno c’erano gli assistenti di Piccinini, un ispettore federale e dopo pochi istanti si sono aggiunti Vito Scala e un paio di collaboratori della Cremonese. A voce alta, per farsi sentire da tutti, José si era sfogato.
«L’ultima volta che sono stato espulso è successo all’Olimpico (Roma-Torino), sono andato nello spogliatoio dell’arbitro (Rapuano, nda) per scusarmi». Casualmente in quell’occasione il quarto uomo era lo stesso Piccinini che ha confermato la versione dell’allenatore ricordando che questi aveva aggiunto di non essere per niente soddisfatto del comportamento tenuto in campo.

José si è poi rivolto a Serra: «Se hai le palle, se sei un uomo ripeti quello che mi hai detto in campo, poi mi devi chiedere scusa e la cosa finisce qui». «Scusa di che?» è stata la risposta «io non devo chieder scusa a nessuno, io non ho detto niente». A questo punto José è sbottato urlandogli più volte «bugiardo. Sei un uomo di merda… Vergogna. Evito di pensare che sei di Torino e domenica non mi vuoi in panchina contro la Juve...». Invece di spingerlo a farla finita, Serra ha concluso così: «Ecco, questa me l’aspettavo, sapevo che ti saresti inventato questa storia...».

L’arroganza arbitrale è cosa antica, ha lasciato pagine di colore legate ai (com) portamenti di Lo Bello, Sbardella, Michelotti, Agnolin, capaci di affrontare con dileggio personaggi come Paolo Mazza, Piedone Manfredini, Gianni Rivera, Roberto Bettega: era una lotta fra parigrado che conquistava le prime pagine. Oggi siamo arrivati all’esibizione del quarto uomo, il portacartelli, il guardatacchetti, il minutiere sopravvissuto gagliardo al Var che ha ridimensionato il fischietto titolare. Non è un emulo di Graham Green, il Terzo Uomo, è una creatura vanziniana della commedia all’italiana. E in effetti siamo alle comiche. Alla stagione della provocazione declinata in tutte le sue forme mancava quella del quarto uomo. Per questo Mourinho, che da Serra aveva preteso soltanto le scuse, non merita alcuna punizione.


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