José Mourinho e gli arbitri che non meritiamo

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José Mourinho e gli arbitri che non meritiamo© ANSA
Alessandro Barbano
4 min

Si può condannare la Juve con le intercettazioni prese a prestito da un’inchiesta penale, si può stabilire se la palla sia entrata in porta con gli infrarossi, si può accertare un fuorigioco con l’occhio elettronico del Var. Perché non si dovrebbe poter giudicare la lealtà e l’adeguatezza del quarto uomo con le immagini della tv, quando l’interpretazione del suo labiale è univoca e non lascia dubbi sul senso oltraggioso e intimidatorio delle parole rivolte a Mourinho? Il rapporto tra il calcio e la tecnologia sarebbe contraddittorio e irrisolto, se il contributo che questa porta all’accertamento della verità fosse utilizzato solo a fasi alterne o, peggio, quando conviene. L’effetto sarebbe quello di amministrare giustizia e comminare sanzioni in contrasto con il buon senso. Perché le immagini parlano chiaro e raccontano parole che un giudice terzo, o quarto per meglio dire, non dovrebbe pronunciare mai. Le ha decriptate anche la trasmissione “Le Iene”, attraverso l’interpretazione di un non udente, e le manderà in onda martedì: “Ti prendono tutti per il culo – dice Marco Serra a José Mourinho – vai a casa, vai a casa”. Queste parole precedono l’alterco tra il quarto uomo e il tecnico, che induce l’arbitro in campo, Marco Piccinini, a tirare fuori dal taschino il cartellino rosso contro l’allenatore.

Parole inaccettabili contro Mourinho

Avevamo provato solidale indulgenza verso l’arbitro torinese che l’anno scorso, con il suo errore di precipitazione in Milan-Spezia, falsò l’esito della gara. Ci parve in quella circostanza che l’inesperienza del giovane direttore di gara meritasse una prova d’appello, in ragione dell’umiltà con cui ammise lo svarione. La sortita arrogante contro il tecnico della Roma dice che ci siamo sbagliati. Tanto più perché giunge da una fonte, per così dire, istituzionale. Tale è la figura del quarto uomo, un arbitro aggiunto, la cui funzione non è solo quella di supportare il direttore di gara nelle decisioni, ma anche quella di fare da cuscinetto nel rapporto con le panchine. La sua estraneità all’agone del rettangolo di gioco dovrebbe essere una garanzia di imparzialità e di equilibrio. La condotta di Serra racconta l’esatto contrario. Le parole indirizzate a Mourinho sono inaccettabili, e il suo successivo richiamo all’arbitro Piccinini per l’espulsione del tecnico suona come un gesto di killeraggio premeditato. Di fronte al quale perde qualunque rilevanza l’atteggiamento del portoghese, e meno che mai la sua pur strategica predisposizione alla polemica. Qualunque cosa avesse detto e fatto l’allenatore della Roma non giustificherebbe il bullismo del quarto uomo.

Una decisione saggia

E' saggia la decisione di sospendere la squalifica, in attesa che l’inchiesta del procuratore federale Giuseppe Chinè faccia luce sui fatti di Cremona. Ma il verdetto non può fondarsi solo sulla prova testimoniale che vede la parola del tecnico contro quella di Serra, con il rischio che la posizione autoritativa di quest’ultimo pesi sulla decisione. Il labiale del quarto uomo mostra senza equivoci il tranello in cui il tecnico della Roma è caduto, nel mezzo di una tensione emotiva per una partita che si era fatta difficile dopo il vantaggio della Cremonese. Se l’inchiesta della procura dovesse censurare la condotta di Serra, a che titolo sarebbe ancora sostenibile la squalifica di Mourinho da parte del giudice sportivo? Per dovere di imparzialità e di rispetto per l’autonomia della giustizia del calcio, lascio al lettore la risposta a questa domanda. Comunque vada a finire, il prestigio della classe arbitrale merita ben altri interpreti. Qui non si tratta di punire qualcuno. Ma di adeguare il bagaglio di qualità e di stile alle responsabilità del ruolo. E' troppo tempo che lo segnaliamo, senza che nulla accada.

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