I miei Roma-Juve: dal gol di Turone a quello di Nakata

Nel corso dei decenni la sfida tra giallorossi e bianconeri ha regalato spunti, aneddoti e immancabili polemiche
I miei Roma-Juve: dal gol di Turone a quello di Nakata© ANSA
Ugo Trani
4 min

L’album degli incroci con la Juve, anche quando lo sfogli velocemente o distrattamente, si ferma sempre alla stessa pagina. Pure se il ricordo ha il sapore più amaro, chi tifa Roma se lo tiene stretto e sarà sempre così. Si torna al 10 maggio del 1981, allo stadio Comunale che oggi è il Grande Torino, riservato esclusivamente alle partite casalinghe dei granata. Giornata buia nonostante fosse primavera inoltrata. Pioggia, vento, campo allentato. E cattiveria. Subito l’entrata spaccagamba di Furino su Falcao all’alba del match. I bianconeri finirono in dieci, espulso proprio il mediano, secondo giallo per fallo su Maggiora a ventisei minuti dalla conclusione. E altri sette ammoniti: pomeriggio di fuoco. E’, insomma, la Partita. Oggi, ieri e domani.

Il gol di Turone

Gli ex pischelli del muretto della Sud hanno scelto di metterla per iscritto. «Il gol di Turone era bono!». Ma fu annullato al minuto 74. Claudio, Pino, Antonio, Fernando, Macci, Massimo, Federico, Teo, Carlo, Gianluca, Fabio, Alessandro, Marco, Gianfrancesco, Maurizio a rivivere quel match. Un romanzo sulle annate dal ’70 al ’90, un giallo sulla trasferta più rumorosa. Di sessantacinquemila spettatori sotto l’acqua, ventimila tifosi della Roma di Viola e Liedholm che si va a giocare lo scudetto contro la Juve di Agnelli-Boniperti e Trapattoni. La Rai, lo scorso ottobre, ha preso lo stesso titolo per il docufilm presentato alla Festa del Cinema. Ramon, proprio rivedendo davanti allo schermo le immagini accanto all’amico Pruzzo, suo l’assist, ha confessato di essersi sfogato sia con l’arbitro Paolo Bergamo che con il guardalinee Gliuliano Sancini, di professione negoziante (articoli per regalo al centro di Bologna) che lasciò il calcio l’anno dopo per darsi all’hockey prato. «La tua bandierina mi è costata lo scudetto». Viola fece il signore dopo il match. Turone no: «Ho tirato qualche calcione nel tunnel…». Lo ha ricordato all’Auditorium.

Roma-Juve, una storia infinita

Aneddoti e veleni, storie e polemiche: le pagine dell’album sono infinite. Il gol di Cuccureddu per il sorpasso che consegnò il tricolore ai bianconeri e penalizzò la Lazio al fotofinish; l’anno dopo il tris di Prati che permise a Maestrelli di festeggiare e a Lovati di regalare a favor di telecamera mezzo scudetto ad Anzalone. Falcao a Torino che beffa Zoff e Brio. La rovesciata di Pruzzo per il pari fuori casa e all’ultimo assalto; il tre a zero all’Olimpico con Eriksson in panchina; Nakata prima del volo acrobatico di Montella per il due a due al Delle Alpi e per avvicinarsi al terzo titolo; il quattro zitti e a casa di Totti a Tudor e sempre nella Capitale il missile terra-aria del capitano a Buffon sotto la Sud. C’è anche il morso del lupo a Brio che, in sospetto fuorigioco, rovesciò il punteggio all’Olimpico nell’anno del secondo scudetto, dopo le reti di Falcao e quella di Platini. Così Viola tirò fuori la «questione di centimetri» e Boniperti gli inviò a Trigoria il righello di plastica. «Serve a te che sei geometra» il biglietto che accompagnò lo stesso regalo (in oro, però) a Torino. Dino ricambiò e festeggiò a maggio, due anni dopo il torto del Comunale e quel con possesso palla in verticale: Scarnecchia che supera la metà campo e scarica a destra per Ancelotti che chiama in avanti e centralmente Falcao. Tocco ravvicinato per Ago che appoggia a Conti sulla sinistra. Ecco il cross in area per Pruzzo lasciato libero da Prandelli. E’ lui a tenere in gioco Ramon (era bono, ci dispiace per il caro Telebeam): tuffo, gol, Zoff a braccio destro alzato, Turone con allarga le mani su nel cielo. Nerissimo. Bergamo convalida, Sancini no.

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