Roma, trent'anni fa Boskov lanciò Totti all'esordio in Serie A

Il 28 marzo 1993 la prima partita del mitico capitano giallorosso nel massimo campionato: rimpiazzò Rizzitelli in un match vinto a Brescia
Roma, trent'anni fa Boskov lanciò Totti all'esordio in Serie A
Roberto Maida
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ROMA - Stava crollando un mondo, stava nascendo una leggenda. Ventotto marzo 1993, trent’anni fa. Mentre la Roma di Giuseppe Ciarrapico si sgretolava tra i guai giudiziari della prima repubblica, un ragazzino biondo debuttava in Serie A nell’indifferenza generale. Era un campionato anonimo, una squadra sgangherata, una partita insulsa. Per questo il vecchio santone della panchina, Vujadin Boskov, valutò il principio della sperimentazione e decise di portare a Brescia "un giovane centrocampista della Primavera", come raccontavano i giornali di allora. Si chiamava Francesco, Francesco Totti.

La prima di Totti a Brescia

Aveva un piede speciale, il baricentro basso, il sorriso timido. Lo aggregarono alla trasferta all’ultimo momento, per allungare la panchina. Poi, con la Roma avanti per 2-0 grazie ai gol di Caniggia e Sinisa Mihajlovic, Boskov gli urlò di entrare. Tottì credette che si stesse rivolgendo al compagno seduto accanto, Roberto Muzzi. Invece no, l’invito era rivolto proprio al più giovane della compagnia, che indossava il numero 14. Per capire di che tempi parliamo: non c’erano i nomi sulle maglie, né le pay tv si erano impadronite della Serie A, non conoscevamo i telefonini e neppure internet. Totti, frastornato dall’emozione, impiegò alcuni minuti a prepararsi tanto che Boskov fu obbligato a richiamarlo con il vocione: "Allora, non ti va di giocare?". Poi la sostituzione avvenne. Fuori Ruggiero Rizzitelli, dentro il piccolo Checco. Minuto 87, arbitro Robert Anthony Boggi, scomparso solo tre mesi fa. Nello stesso mese in cui è morto Mihaijlovic che - si è saputo molto dopo - è stato il vero ispiratore di quell’esordio: da serbo a serbo, fu Sinisa a consigliare a Boskov di lanciare Totti, contribuendo a tracciare un sentiero incancellabile. Trent’anni fa, oggi: maledetto tempo (cit.).


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