ROMA - L’inchiesta Prisma si allarga, inevitabilmente. A fine febbraio le procure di Bergamo, Bologna, Cagliari, Genova, Modena e Udine hanno richiesto alla procura di Torino, che ha indagato sui conti della Juventus, le carte per poter approfondire a loro volta i rapporti delle squadre di propria competenza territoriale con il club bianconero. E lo stesso ha fatto la procura di Roma: i pm di Piazzale Clodio, guidati dal sostituto procuratore Maria Sabina Calabretta, hanno ricevuto nei giorni scorsi gli atti e stanno rivolgendo la loro attenzione sullo scambio che portò Spinazzola in giallorosso e Luca Pellegrini (oggi alla Lazio) in bianconero. Una trattativa che ha permesso a entrambe le società di far registrare delle plusvalenze importanti.
Lo scambio risale all’estate del 2019, un’operazione messa in piedi dall’allora ds della Juventus Paratici e quello della Roma, Petrachi. Uno scambio di giocatori, più conguaglio economico di sette milioni versati dal club di Trigoria nelle casse bianconere: Pellegrini è costato ai bianconeri 22 milioni di euro; Spinazzola ai giallorossi 29,5 milioni. Quest’ultimo è il terzo acquisto più costoso della storia della Roma. Per quanto riguarda invece Pellegrini, la Roma quattro mesi prima della cessione aveva deciso di rinnovargli il contratto per quattro anni, a un milione l’anno perché considerato uno dei più talentuosi ’99 in Italia. Assistito da Mino Raiola, il ragazzo aveva strappato prima un importante ingaggio, poi una valutazione da stellina.
Spinazzola al netto dell’infortunio traumatico al tendine d’Achille si è poi dimostrato valere quel prezzo, diventando tra i migliori esterni del panorama calcistico internazionale (prima dell’Europeo anche il Real Madrid aveva chiesto informazioni su di lui), mentre Pellegrini non è riuscito a soddisfare le aspettative ma continua ad avere - a distanza di quattro anni dal suo addio alla Roma - una valutazione importante: basti pensare che la Lazio se volesse riscattarlo dovrà sborsare 15 milioni di euro.
A Trigoria monitorano la situazione, consapevoli della trasparenza dell’operazione (realizzata dalla precedente proprietà). In sede di delisting, quindi uscita dalla borsa, tra luglio e agosto, tutte le operazioni a bilancio e quelle anche di mercato sono passate al vaglio di Consob, Covicos, e Guardia di Finanza. Un controllo propedeutico all’avvio del delisting e passato senza nessuna segnalazione in merito a eventuali irregolarità. La Roma quindi è pronta a tutelarsi nelle sedi opportune per eventuali tentativi di diffamazione, aspettando l’evoluzione dell’inchiesta che prende in causa le operazioni della Juventus e di altri club indagati per partnership sospette sul mercato. Soltanto al termine della fase istruttoria (i tempi non saranno brevi, se ci fosse un giudizio arriverebbe nella stagione 2023-24) la procura della Figc attingerà a questi atti ed, eventualmente, aprirà un fasicolo come ha già fatto per il filone plusvalenze (primo processo) e per la manovra stipendi e agenti (i dirigenti riceveranno il deferimento, poi ci sarà un processo entro la fine di aprile). È bene precisare però che più che la singola operazione Spinazzola-Pellegrini, gli inquirenti dovranno eventualmente ricostruire lo stesso «sistema» già individuato nella sentenza della Corte d’appello sulle plusvalenze che ha portato al -15 della Juve. Due precedenti gradi di giudizio sportivo, nella primavera del 2022, hanno confermato infatti l’impossibilità di ritenere “fittizia” una singola operazione, visto che un valore di mercato è assegnato dalla domanda e dall’offerta, prosciogliendo tutti gli indagati. La Juve è stata condannata in secondo grado sulla base dell’art. 4.1 del codice di giustizia sportiva proprio perché la Corte ha riconosciuto l’esistenza di un vero e proprio “modus operandi” bianconero volto ad alterare i bilanci. Andrebbe eventualmente dimostrato anche nei rapporti con gli altri club, come la Roma. In particolare, nella chiacchierata telefonica che riguarda l’affare Spinazzola-Pellegrini, il ds della Juve Cherubini (da poco subentrato a Paratici) parlando al telefono con Stefano Bertola, ex direttore finanziario della Juve, descriveva (il 22 luglio 2021) quell’operazione un «fuori giri», perché «Spinazzola-Pellegrini non puoi farlo!». Quando è stato convocato come testimone, Cherubini parlò agli inquirenti di questa chiacchierata telefonica dicendo di riferire quel «fuori giri» solamente all’aspetto tecnico, visti i costi e le cifre, e non a quello finanziario.