Siviglia, Lamela esclusivo: “Roma nel cuore, è la finale che sognavo”

L'attaccante argentino, in giallorosso nel 2011-13: "Ai miei amici in città dico: questa è la coppa del Siviglia. Mourinho? Persona speciale"
Fabrizio Patania
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INVIATO A SIVIGLIA - Cantano e ballano a notte fonda, vestiti di rosso davanti al Ramon Sanchez Pizjuan e nei pub che circondano lo stadio costruito nel distretto di Nervion, il cui centro commerciale è diventato una gradinata. Le transenne separano i tifosi dal pullman del Siviglia, parcheggiato a pochi metri dalla zona mista. Fiesta infinita. Dentro lo spogliatoio ci sono le famiglie. Erik Lamela porta per mano il piccolo Tobias, suo figlio. Giro di interviste chiuso con gli spagnoli. Lo agganciamo, vogliamo parlare della Roma. Sorride. Ci fa segno di aspettare. Passa mezz’ora. All’una di notte, quando ormai siamo rimasti in due più gli steward, ecco l’argentino. Un gol di testa per matare la Juve e proiettarsi verso l’appuntamento con il destino: 67 presenze e 21 gol con la Roma tra il 2011 e il 2013. Sabatini lo portò a Trigoria quando non aveva ancora compiuto vent’anni. 

E’ la finale che sognava? 
"Sì, ci speravo. Ho lasciato tanti amici a Roma, continuo a sentirli. Prima delle semifinali, con alcuni di loro, eravamo entrati appena nel discorso: "Ora pensiamo a conquistare la finale e poi ne riparleremo". Sarà una partita speciale, difficile e complicata. Mourinho ha fatto diventare la Roma ancora più forte. Lo conosco, gli voglio molto bene. Noi e loro andremo a Budapest con la stessa idea, vincere". 
 
Ci racconti Mou, conosciuto al Tottenham. 
"Brava persona, grande allenatore. Gli voglio bene e anche lui me ne vuole. Il rapporto con José è stato sempre bello. Nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme mi sono sentito bene". 
 
Per il Siviglia sei finali e sei vittorie tra Europa League e Uefa, per Mourinho nove finali in Europa. Come la mettiamo? 
"Non lo so. Noi pensiamo di giocare una partita completa come con la Juve. In alcuni momenti abbiamo sofferto, ma la squadra ha fatto uno sforzo enorme e alla fine il calcio ci ha premiato con la rimonta. Meritavamo di vincere con i nostri tifosi". 

Cos’ha di diverso Mourinho? 
"E’ una persona speciale. Come ti tratta, come fa sentire i suoi giocatori. Allenatore completo. Tutti sappiamo i trofei che ha vinto in carriera, ma la differenza si vede sul campo: ti fa ridere e sentire bene ogni giorno. Se ripenso al periodo con José, ho solo ricordi belli". 

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Roma ancora nel suo cuore. 
"Città unica. Ve lo dicevo. Ho tanti amici tra i tifosi romanistiSaluto Maurizio, è come se fosse diventato mio parente. Li vorrei avvertire . Tutti avremo lo stesso obiettivo, ma questa è la coppa del Siviglia...". 
 
Il dibattito sul gioco di Mourinho resta aperto.  
"E’ un allenatore che rende competitiva la squadra e riesce a orientare le partite, non importa come. Penso sia un grande tecnico. Non è un caso abbia vinto tanto in carriera. Lo dobbiamo rispettare molto".  
 
Dybala si è ritrovato alla Roma come Lamela al Siviglia. Il paragone regge? 
"Penso di sì. Paulo ogni tanto lo sento. E’ un amico, un grande ragazzo. Siamo stati insieme in Nazionale. Ha trovato l’ambiente giusto a Trigoria. Anche io ho passato momenti brutti. Troppi infortuni, l’intervento all’anca. Ora tutto è passato, guardo avanti. Mi piace molto Siviglia. La gente mi dimostra affetto. Sono rinato".

Tre cambi in panchina. Dopo Lopetegui e Sampaoli, siete ripartiti con Mendilibar. 
"Sì, ora andiamo forte. La stagione non era iniziata nello stesso modo, ma siamo lì e ci giocheremo la finale di Europa League. Restano due settimane per presentarsi al top". 
 
Perché il Siviglia era in crisi? 
"La squadra era stata cambiata completamente, forse troppo. Questa è la spiegazione. Nuovo mister, arrivano le vittorie, cambia l’aria. Ora giochiamo meglio". 
 
Ha sentito Mourinho in tempi recenti?  
"No , no... Penso abbia cambiato numero di telefono... L’ho salutato l’ultima volta quando sono arrivato a Siviglia (estate 2021, ndi). Ci abbracceremo a Budapest". 

Sabatini portò Lamela a Roma dal River Plate. 
"Grande direttore. Ha avuto fiducia e mi ha preso giovanissimo in Argentina. Lo ringrazierò per sempre".

Alla Juve ha segnato il gol più importante della carriera? 
"Non lo so. E’ un gol molto importante, perché ci ha portato in finale, ma spero di continuare. O ra siamo a un passo dalla coppa. La mia famiglia era arrivata da Buenos Aires poche ore fa, certo non dimenticherò questa partita". 
 
Ha parlato della Roma con Monchi? 
«Non ancora. Nello spogliatoio stavamo festeggiando. Una serata fantastica che porteremo sempre nel cuore".

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