Budapest si avvicina, la Roma è pronta a vivere la sua seconda finale europea consecutiva. A tifare per lei, tra i primi, c’è Giuseppe Giannini, indimenticabile capitano giallorosso, romano e romanista, pronto a sostenerla per vivere una nuova emozione da tifoso e scacciare via il rammarico della sua Coppa Uefa persa nel 1991 contro l’Inter.
Che effetto le fa vedere la Roma di nuovo in una finale europea?
«Sono contentissimo per questo traguardo. È l’ennesima dimostrazione della scelta giusta fatta due anni fa nel prendere Mourinho. È stata un’intuizione geniale e si sta rivelando fondamentale. E contro il Bayer la squadra ha seguito perfettamente le strategie del tecnico. Ci sono allenatori che prediligono una determinata filosofia di gioco e altri che sono pragmatici e vanno al sodo. E Mou è il campione di questa mentalità. Meno bellezza ma risultati. Restano nella storia le vittorie, non con quale calcio sono arrivate. È stata la scelta giusta portare lo Special One in una grande piazza come Roma, affamata di vittorie».
Lei è stato il capitano della Roma che ha disputato la finale di Coppa Uefa contro l’Inter.
«Sì, e sento particolarmente questa finale di Budapest. Ricordo con delusione la partita d’andata che ha condizionato anche il ritorno della nostra finale. In quel momento avevamo di fronte una squadra ricca di campioni. Quell’Inter aveva giocatori di grande esperienza, così come l’allenatore (Trapattoni, ndr). Quando arrivi a un passo dal trofeo subentrano tensioni e devi essere bravo a saperle gestire. Proprio per questo avere Mourinho con la sua esperienza può aiutare il gruppo ad affrontare la partita. Noi l’abbiamo sfiorata, ora c’è voglia di alzare questa Europa League. Sarebbe fantastico centrare due coppe in due stagioni. Ma guai a sottovalutare il Siviglia, che non sarà l’Inter che ho affrontato io ma comunque è una squadra di livello. Noi siamo stati sfortunati a incontrare una squadra italiana».
Quindi in finale meglio il Siviglia della Juventus?
«Secondo me sì. Il Siviglia sente sua questa coppa dopo averla vinta sei volte, il suo eccesso di sicurezza nella competizione potrebbe essere un vantaggio per la Roma. Gli spagnoli dopo un campionato deludente hanno magari anche più pressione, e questo può alleggerire la squadra di Mou».
E a guidarla ci sarà Pellegrini. Le piace come capitano?
«Tantissimo. È un ragazzo che merita tutto quello che sta ottenendo. Non crea polemiche, accetta qualsiasi tipo di critica e i consigli anche da parte del suo tecnico. Stimo molto Pellegrini perché ha qualità, intelligenza, e perché nasce nella Roma. È giusto che sia lui a portare avanti questa tradizione di capitani romani e romanisti, ma anche questo legame tra il settore giovanile e la prima squadra. È sicuramente un vanto per la Roma. Pellegrini è un ottimo capitano, e mi piace molto il legame che si è creato tra lui e Mourinho».
Il tecnico però potrebbe lasciare la Roma a fine stagione.
«Capisco che siamo di fronte a un allenatore che ha girato tante squadre ed è normale che dopo aver ottenuto due finali in due anni possa anche guardarsi intorno alla ricerca di una nuova sfida o che voglia andar via per alcune situazioni non chiare con la propria società. Può pensare che la Roma non possa investire grandi cifre la prossima stagione, ma credo che l’amore dei tifosi non abbia eguali da nessuna altra parte. In qualche club europeo potrebbe avere grandi campioni ma il fallimento non sarebbe comunque escluso, a Roma invece resterebbe il condottiero, il leader, il punto di riferimento dell’ambiente. Per me Mou dovrebbe mettere un po’ da parte la voglia di vincere altrove e continuare a costruire una Roma ancora più importante».
Stesso discorso per Dybala?
«Sì, assolutamente. È un giocatore che ha subito stregato i tifosi per la sua qualità, perché avvicina le caratteristiche dei grandi campioni della Roma del passato. Come Totti, come Bruno Conti. La Roma deve trattenerlo, anche a costo di fare qualche sacrificio».