Mourinho e De Rossi, incontro all'Olimpico: cosa si sono detti

Dopo la vittoria contro lo Spezia, i due hanno dato vita a uno sketch: le parole sul futuro sulla panchina della Roma
Roberto Maida
5 min

L’indice puntato dritto contro il terreno, qui e ora, per certificare una decisione che ormai è definitiva: José Mourinho è stato travolto dalla passione romanista, da uno stadio che lo ha quasi implorato di rimanere, dalla prospettiva di tirare fuori un club sfortunato e ambizioso dalla negatività fatalistica in cui si arrotolato. E’ una promessa ormai. La stessa che l’allenatore aveva pronunciato a Budapest nel cerchio magico con staff e calciatori, salvo poi ribadire in conferenza stampa che un incontro con i Friedkin fosse necessario per incrociare le esigenze. E’ una promessa che diventa una premessa: i sogni della Roma si sono infranti contro la scogliera dei rigori ma il percorso graduale verso le boutique di lusso del calcio internazionale non si è interrotto. Stavolta l’obiettivo di riprovarci, di puntare a Dublino 2024 e cioè alla finale della prossima Europa League, non è semplicemente la solita favola da raccontare ai ragazzini perché calmino i bollenti spiriti ma un’ipotesi di lavoro che soltanto un personaggio del livello di Mourinho può rendere credibile. 

Le emozioni dell'Olimpico

E’ uno di quei casi in cui l’emotività prevale sul calcolo. Vale per lui, il condottiero che uno striscione chiede di avere «per mille anni», e vale per la proprietà, che dopo due finali europee consecutive che non hanno prodotto il salto in Champions hanno pure considerato plausibile una separazione. La Roma è una famiglia sana che supera i dissidi nell’interesse comune. In questo caso non aveva senso per nessuno chiudere il rapporto, al di là degli spigoli individuali. C’è ancora un anno di contratto da vivere a colori, i colori giallorossi che ardono come il sole sul pianeta Mercurio. E c’è anche sicuramente da parlare, da discutere e programmare. Il rinnovo è uno dei temi. Come il rafforzamento e il miglioramento della compagine societaria e dell’organico calciatori. Ma un primo punto d’incontro, il principale, è stato la volontà di stare ancora dalla stessa parte del mondo, con tutte le difficoltà che nella Roma sono moltiplicatori incontrollabili. Vedi l’infortunio di Abraham che nelle intenzioni della società sarebbe stato la cessione decisiva per riequilibrare i conti: l’Aston Villa di Emery era pronto a prenderlo ma ora ovviamente si è ritirato.

De Rossi e il futuro di Mourinho: l'incontro all'Olimpico

Pazienza: Mourinho troverà soluzioni nuove, che sia la valorizzazione di altri Zalewski o Bove o il rilancio di campionissimi stanchi tipo Matic. Domenica intanto all’Olimpico ha incontrato Daniele De Rossi, al quale l’amico Kolarov neo direttore sportivo vorrebbe affidare la panchina del Pisa. I due hanno dato vita a uno sketch nel quale De Rossi, da tifoso, ha chiesto a Mourinho se fosse intenzionato a rimanere «perché altrimenti qua crolla lo stadio, tutti vengono per te» e Mourinho ha risposto divertito: «L’Olimpico non è crollato neppure quando siete andati via tu e Totti!». In quel contesto, con tante persone intorno, Mourinho non ha sciolto il dubbio («Resto, sì, ma vediamo...») perché non ce n’era così bisogno. L’impegno era stato già preso con il popolo. 

Il piano per la ripresa 

Adesso va preparata l’estate, che per il momento prevede con certezza solo una sfiancante tournée tra Singapore e Corea del Sud - sei ore di volo tra una destinazione e l’altra - per giocare tre amichevoli. Mourinho sta valutando anche il solito ritiro in Portogallo, ad Albufeira. Ma avendo come obiettivo il 20 agosto, giorno della prima partita di campionato, la Roma si radunerà a Trigoria intorno al 7-8 luglio, senza alcuni dei nazionali impegnati in giro per il mondo. La terza stagione targata Mou è già un cantiere di idee.


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