Dybala, la vendetta sulla Juve e il futuro alla Roma oltre la clausola

Ha cambiato volto alla squadra e lo sa, si è già assicurato l’aumento chiesto ma quei 12 milioni tentano le grandi
Dybala, la vendetta sulla Juve e il futuro alla Roma oltre la clausola© LAPRESSE
Marco Evangelisti
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Quella sporca dozzina di milioni è ciò che annebbia l’orizzonte, ciò che resta in agguato tra il pubblico giallorosso e nuovi balli in maschera. In un mondo in cui tutti chiedono udienza, un incontro, una mano da stringere, a Paulo Dybala è sufficiente sedersi ad aspettare. Sulla riva di un fiume affollato, nella corrente del quale prima o poi passa ogni cosa. Ultimo lo spettro della Juventus che a un certo punto non ha più voluto la Joya, certa di avere trovato fondamenta solide, e domenica sera è scivolata oltre il bordo dell’Europa League spinta giù in Conference proprio da un sinistro leggero e arioso di Paulo, capace di trasformare in oro tutti i rigori che tocca. Ci sia di mezzo lo Spezia o la finale del campionato del mondo. 

Dybala, il futuro è a Roma e quella clausola...

Dybala - a differenza di Mourinho il quale a buon diritto prima di dire chiaro e tondo e nelle sedi dedicate che intende restare alla Roma pretende di immergere le mani in pasta per quanto riguarda la costruzione della squadra - non ha bisogno di parlare con nessuno. Per lui canta la carta firmata: i sei milioni di stipendio che gradirebbe guadagnare nella prossima stagione gli vengono già garantiti dalla maturazione dei bonus previsti dal contratto con scadenza 2025. Per questo i suoi rappresentanti, che nelle ultime ore hanno girato per Roma, non hanno chiesto udienze. Semmai si potrebbe discutere di un accordo che, a condizioni convenienti per entrambe le parti, preveda l’eliminazione di quella fastidiosa clausola da una sporca dozzina di milioni, valida per l’estero. Al momento attuale nessuno può escludere che un Real Madrid qualsiasi annusi il vento e si presenti dal giocatore con un’offerta congrua. Nel caso, Dybala ci penserebbe. 

Il rapporto speciale con Mourinho

Ma si tratta di discorsi ipotetici. Per la salute mentale di tutti: in questo momento Paulo Dybala è ficcato intero, anima e muscoli fragili, dentro l’atmosfera giallorossa che lo ha permeato sin dal primo giorno, da quando è sceso al raduno in Algarve. Quindi lo sentiamo parlare di obiettivi futuri, ai canali del club: «Era importante raggiungere di nuovo l’Europa League perché nella prossima stagione vogliamo prenderci la rivincita. Sono orgoglioso dei miei compagni, ci siamo battuti contro tutti e tutto in condizioni difficili. Eppure restiamo a mani vuote. Questo è il calcio, come mi ha detto un compagno». Cioè Matic, dopo la finale malefica. «Avremmo meritato di più - continua Dybala - anche in campionato, e avremmo voluto un trofeo. Mi sento un giocatore maturo, in una squadra esperta, davanti a un pubblico che dà tante emozioni e una spinta enorme. Chiedevo un nuovo inizio, l’ho trovato». Mourinho lo ha accolto come un fratello minore perduto e riemerso. Contraccambiato: «Un onore lavorare con uno dei migliori allenatori della storia». Si è sviluppata tra i due una simbiosi tecnica intensa almeno quanto l’energia dell’affetto concesso a entrambi, a scatola pressoché chiusa, dai tifosi della Roma. 

L'argentino ha conquistato il pubblico giallorosso

Anche perché poi la scatola è stata aperta e dentro ci hanno trovato un’altra finale europea dopo il trofeo in Conference del 2022. Con Dybala sono arrivati un mucchio di gol e un mucchio di assist e l’aura strana e potente del campione il cui carisma affiora nitido dalla faccia giovanile. Lo dicono le partite: quando Dybala va in campo è un’altra Roma, di maggiore qualità e anche e soprattutto di maggiore nerbo e di maggiore ferocia agonistica. Sono arrivate pure le farfalle nello stomaco di una città che si emoziona difficilmente ma s’innamora di colpo. E riversa quell’amore su chi lo merita in tutte le forme conosciute, le grida allo stadio, le adunate di ringraziamento, i sospiri sui social sotto i messaggi di commiato, purché momentaneo. Il ti darò il mio cuore se vuoi di adolescenziale dolcezza. Dalla prima giornata di campionato all’ultima, dall’Helsinki al Siviglia colpiti con la medesima spietata grazia, Dybala ha oggettivamente concesso tutto sé stesso e non si è lasciato distrarre dal pensiero del Mondiale incombente come ad altri è capitato. Sarebbe francamente assurdo che a questa Roma costruita con una pazienza da agenti segreti, andando a beccare uno alla volta Mourinho, Dybala, Matic e vediamo chi altri, venissero di colpo tolte le pietre angolari. Come se sessantamila persone alla volta urlassero invano, verso il vuoto in ascolto. 


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