Artem Dovbyk, centravanti ucraino da (premi compresi) oltre 40 milioni è il regalo di inizio agosto che la famiglia Friedkin fa alla Roma. Non è solo una frase fatta, ma il racconto di retroscena reali, cose che sono successe davvero. Perché senza il loro - determinante - contributo il capocannoniere della Liga non sarebbe mai salito sul volo per Roma.
Le telefonate decisive dei Friedkin per portare Artem a Roma
Mr Dan e suo figlio Ryan hanno parlato tanto con il ragazzo per spiegargli cosa è la Roma e soprattutto cosa vuole diventare. Parole decisive per convincerlo ad accettare la corte giallorossa. Dovbyk ha detto ai manager romanisti che quando ha visto e sentito Dan ha capito subito che la Roma era la scelta giusta per lui. Non solo: il presidente con i suoi eccellenti rapporti con il City Group e personalmente con Ferran Soriano, ad del Gruppo, ha avuto varie telefonate con lui direttamente su Dovbyk ed è stato la chiave per la chiusura di questo trasferimento. Dan è riuscito a convincere Soriano che la Roma era la scelta giusta per tutti, Girona compreso. In sintesi: ok De Rossi e ok la trattativa operativa di Ghisolfi e Souloukou, ma senza l’intervento dei Friedkin Dovbyk l’aereo non lo avrebbe mai preso. Una presenza costante quella della proprietà in questo affare, fatta di telefonate, messaggi, suggerimenti, interventi determinanti. E, soprattutto, ok alla cifra stanziata per la conclusione dell’affare.
Friedkin, quanto hanno speso finora in questo mercato
Infine: visto che i retroscena sono interessanti, ma i numeri ancora di più, ecco quanto finora i Friedkin hanno investito in questo mercato. Per prima cosa sono stati investiti (piano triennale) 16 milioni per De Rossi e il suo staff. Poi: quasi 30 milioni tra parte fissa e bonus per Soulè che vanno ad aggiungersi ai 23 milioni per Le Fee, ai 5 per Angelino, ai 4 per Dahl, ai 2 per Sangarè. In totale, quindi, considerando i quasi 40 per Dovbyk, sono oltre 100 milioni. Senza bonus, una quindicina in meno. Un numero comunque importantissimo. Che dimostra, ancora una volta, quanto i Friedkin credano nella Roma che sta nascendo. Fatti, non parole.