Juric rivoluziona la Roma in tre mosse: cosa cambierà dall’Udinese in poi

Dalla scelta su Dybala ai colloqui individuali fino al cambio di strategia: il nuovo tecnico ha le sue idee e si vedranno già al debutto all’Olimpico, dopo appena quattro allenamenti
Roberto Maida
5 min

Non avrà tutti contro ma avrà tutto, contro. Lo snobismo verso il curriculum da mestierante di provincia, i giocatori ancora sconvolti dal caso De Rossi, la tifoseria in sciopero, l’Udinese capolista, la classifica insoddisfacente. Ivan Juric è pronto ad accettare la sfida più importante della carriera. In questi giorni si è chiuso dentro Trigoria per concepire la prima Roma. Convinto che possa diventare la prima di tante. Introdurrà le sue novità tattiche e strategiche ma senza altri scossoni traumatici. Il suo modo di interpretare il calcio è molto diverso, per certi versi opposto rispetto a quello dell’allenatore che lo ha preceduto, e non può essere metabolizzato dalla squadra in quattro soli allenamenti. 

Roma, Juric gioca in verticale

Qualcosa cambierà subito, già domani. A Juric non piace tenere troppo la palla tra i piedi: nello scorso campionato il Torino ha chiuso al decimo posto la classifica del possesso medio, appena dietro all’Atalanta del maestro Gasperini ma con numeri molto vicini. Nella stagione 2020/21, la sua seconda e ultima a Verona, l’Hellas era addirittura quart’ultimo nella specialità. E’ evidente che la Roma, per potenzialità tecniche, possa essere più dominante. Ma è altrettanto vero che Juric non chiederà a Svilar di impostare sempre dal basso. E di conseguenza vorrà da Dovbyk un lavoro sporco simile a quello che faceva Duvan Zapata a Torino. L’idea è di aggredire l’avversario uomo contro uomo quando imposta, per poter sfruttare le eventuali ripartenze negli ultimi trenta metri, ma anche evitare rischi inutili in fase difensiva e disperdere energie fisiche e nervose. Questo stile si ripercuote inevitabilmente sulla pericolosità offensiva: negli ultimi tre anni il Torino ha segnato 46, 42 e 36 gol, chiudendo sempre tra il tredicesimo e il diciasettesimo posto nella classifica degli attacchi. In compenso ha concluso due volte con la quinta difesa e una con la quarta. 

Adattamento  

La rosa che gli hanno messo a disposizione, pur essendo adeguata alla difesa a tre che predilige, non può contenere tutte le caratteristiche di dinamismo, atletismo e ferocia che Juric desidererebbe in un mondo ideale. Ma è anche molto più forte di quelle che ha allenato finora. Perciò è lecito attendersi che voglia mescolare le sue conoscenze con l’attenzione alle individualità più importanti. Non a caso nei primi giorni a Trigoria, oltre a rivedere al video le partite della Roma, ha parlato molto ai calciatori, anche individualmente, per carpirne preferenze e disagi. Il primo dubbio, Dybala, è stato già sciolto dal buon senso. E’ lui uno dei suoi insostituibili, insieme a Dovbyk, Koné, Svilar, Mancini, N’Dicka. Gli altri meriteranno spazio nella sua squadra a seconda di come si comporteranno in campo. 

Una Roma nuova

Juric apre un libro nuovo. Non potrà essere lo stesso allenatore del passato dal momento che per la prima volta dovrà confrontarsi con le coppe europee. Già questo diversivo impone un aggiustamento rispetto alla settimana di lavoro canonica. Sarà meglio non affibbiargli alcuna etichetta perché parliamo di un tecnico che ha bruciato le tappe, dimostrando slanci sorprendenti: quanti allenatori, per giunta non italiani, possono vantare 241 panchine in Serie A a 49 anni? Non è scontato che la connessione tra la Roma e Juric sia fortunata. Anzi. Sembrano crederci poco persino i Friedkin, che sono ripartiti per gli Stati Uniti senza neanche aspettare l’esordio del nuovo allenatore. Ma prima di correre a giudicare, è meglio stare a guardare: la stagione in fondo è appena cominciata. 

 


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