ROMA - I nuovi format delle competizioni europee forniscono un assist alle multiproprietà all’interno dei principali campionati: dal momento che non esistono più “retrocessioni” al termine della fase a girone, va da sé che due squadre qualificate a competizioni differenti non potranno mai incontrarsi nel caso di Italia e Inghilterra, due federazioni che qualificano i club direttamente ai gironi di Champions ed Europa League e all’ultimo preliminare di Conference. E questa ipotesi (comma 5.04 del regolamento) permette a due club che in comune hanno la stessa proprietà di partecipare ciascuno alla rispettiva coppa senza conseguenze. Il problema, tuttavia, resta nel caso di qualificazione alla stessa competizione. In questo caso il regolamento stabilisce che solo una squadra parteciperà a quel torneo: quella piazzata meglio nel rispettivo campionato o, in caso di parità, quella appartenente alla federazione più avanti nel ranking. In questo caso, l’Inghilterra precede l’Italia: meglio tenerlo presente. La seconda squadra, laddove possibile, sarà “retrocessa” in EL o in Conference. Ipotesi estrema: arrivati al momento di giocarsi il posto in Conference, una delle due resterebbe fuori.
Tuttavia, in questo regolamento così come è formulato c’è un bug di sistema. Alle coppe europee ci si qualifica intanto non solo attraverso il campionato ma anche passando per le coppe nazionali. E alle coppe europee, ancora, ci si qualifica vincendo i tornei Uefa. Chi alza Champions ed Europa League ha un posto di diritto in Champions; chi vince la Conference, ha il pass garantito per la successiva Europa League. Cosa conterà di più? Aver vinto l’Europa League o essersi piazzati in zona Champions? Alzare la FA Cup o chiudere al quinto posto in Serie A? Peserà di più la Coppa Italia o la Coppa d’Inghilterra, che valgono entrambe l’Europa League? Meglio la Coppa di Lega inglese o il sesto/settimo posto in A che dà diritto alla Conference? È su questa ampia casistica sulla quale la Uefa dovrà fare chiarezza con un documento al quale a Nyon starebbero già lavorando. Andrà infine disciplinata anche l’eventualità di un incrocio in Supercoppa Uefa.
Multiproprietà, l'esempio del Manchester City
Il regolamento potrà essere soggetto a modifiche anche per quanto riguarda la deroga data alle multiproprietà per questa stagione visti i tempi ristretti dalla nuova normativa approvata lo scorso marzo. È il caso, ad esempio, de Girona e Manchester City, entrambi del City Group ed entrambi in Champions. Per poter essere conformi alle norme Uefa, la proprietà per questa stagione 2024-2025 ha trasferito le loro quote del club spagnolo a un trust indipendente attraverso una struttura denominata “blind trust” istituita sotto la supervisione della Prima Camera dell’Organo di Controllo Finanziario dei Club UEFA. Può essere l’eccezione per una stagione, ma non la regola. Anche perché in questo caso, non solo il proprietario non controllerebbe il club acquistato e su cui ha investito, ma non potrebbe neanche operare sul mercato con l’altro club (in questo caso il City), non concludere alcun tipo di cooperazione, accordi tecnici o commerciali congiunti tra di loro, e non utilizzare alcun database di scouting o giocatori congiunto. Insomma, una situazione che nel tempo non converrebbe al proprietario dei due club. I Friedkin sono avvisati.