Sta succedendo qualcosa di grave nella Roma. L’Olimpico si spopola. Altro che sold out, uno dei principali meriti della gestione Friedkin. In un clima di contestazione generale, espressa attraverso scioperi a ripetizione, il popolo romanista sta prendendo piano piano le distanze dalla squadra. Domani sera, per la seconda partita europea in casa, quasi certamente le presenze scenderanno sotto quota 60.000. E’ la prima volta dalla riapertura degli stadi dopo il Covid, ad eccezione di Roma-Servette della scorsa stagione quando la società fu obbligata a non vendere alcune migliaia di biglietti per i lavori di ristrutturazione dovuti agli Europei di atletica leggera.
Il dato
Era prevedibile un calo di audience dopo l’esonero di De Rossi, seguito di pochi mesi alla cacciata di Mourinho. E sembra una tendenza difficile da contenere, nonostante gli sforzi di Ivan Juric. Per la Dinamo Kiev la Roma ha venduto “solo” 10.000 biglietti. Se si avvicinerà ai 60.000 succederà perché in Europa League, dopo i risultati straordinari degli ultimi anni, si sono abbonati in 44.000. Roma-Dinamo, anche per l’appeal dell’avversario, diventa quindi un motivo di riflessione per certi versi storica: di questo passo, anche in prospettiva della prossima stagione quando molti tifosi potrebbero non rinnovare la tessera, l’Olimpico rischia di tornare ai tempi di James Pallotta, quando lo scollamento tra proprietà e pubblico raggiunse forse il livello di distacco più profondo. Persino nelle serate di Champions League, salvo i casi di Roma-Barcellona e di Roma-Liverpool, i vuoti sulle tribune erano visibili.