C'è l'Arabia dei grandi club, dell'Expo 2030 e del Mondiale 2034. C'è l'Arabia dei grattacieli, dei ristoranti a cinque stelle in riva al mare, quella di Cristiano Ronaldo o di Benzema. E poi c'è l'Arabia desertica, che sta a metà strada tra La Mecca e Ryiad, la capitale spirituale e quella reale del Paese. È lì che gioca e vive Norbert Gyomber, 32 anni, difensore della nazionale slovacca, ex Roma e Salernitana. In Italia torna spesso, sua moglie Elisa e sua figlia Isabel sono rimaste a vivere a Roma, città dove lavora anche il suo agente, Diego Tavano. Sono i suoi punti di riferimento soprattutto adesso che Gyomber gioca nell'Al-Kholood: ha sede ad Al Rass, città di circa 130mila abitanti, circondata da circa duecento villaggi e insediamenti di beduini.
Norbert, lei gioca tutte le partite 90', ma prima di parlare di calcio, ci dice come è la vita nell'Arabia "quella vera" direbbe qualcuno?
«Ovviamente è diversa rispetto a quella in Europa, mi dovevo abituare a cose nuove, ma non ho mai avuto problemi. Con la mia famiglia abbiamo deciso che sarei venuto da solo, mia moglie e mia figlia sono rimaste a Roma. Non è semplice, è tutto profondamente diverso, io penso a giocare e basta. Non faccio altro».
E la Saudi Pro League come è?
«Il campionato è molto difficile. Ogni squadra può avere 8 giocatori stranieri in campo che di solito fanno la differenza. Bisogna essere preparati molto bene soprattutto dal punto di vista fisico, anche perché le squadre tendono ad allungarsi molto e quindi ci sono da fare tanti sprint a lunga distanza».
Le strutture sono buone?
«Il nostro centro sportivo non è uno dei più moderni, diciamo così, ma comunque abbiamo tutto quello che ci serve. Noi ora abbiamo lo staff italiano, quindi il lavoro che ci propongono ormai lo conosco. Ogni tanto però serve avere tanta pazienza perché la mentalità dei giocatori è un po' diversa. Ma in generale mi trovo bene, penso al mio lavoro come ho sempre fatto. Nel calcio non si può mai progettare niente, quindi che dire, mi concentro sul campionato (appena ripartito, lui ha giocato altri 90' e la sua squadra ha vinto, ndr)».
Vive in hotel?
«No, tutti gli stranieri hanno la casa a carico del club».
La cosa migliore e la peggiore di questa esperienza?
«Aprirsi a nuove culture e giocare sempre sono gli aspetti più positivi. La cosa più brutta è sicuramente il distacco dalla famiglia».
La Roma la segue sempre?
«Io guardo calcio tanto in generale non solo la Roma. Comunque la squadra sembra essersi ripresa dopo il periodo negativo e ha iniziato a scalare le posizioni verso i posti dove dovrebbe stare».
Qualcuno in Arabia le parla mai di Saud?
«Ho un compagno che ha giocato con lui al'Al Hilal. Mi ha detto che può fare bene anche in una squadra come la Roma perché ha delle qualità e anche la mentalità per crescere».
La Salernitana invece è in un periodo molto negativo.
«Si, mi dispiace, credo che nessuno si aspettasse di vederla in zona retrocessione anche in serie B. Dovranno fare un grande lavoro per uscire da questa situazione».
Lei è punto fermo anche della nazionale slovacca.
«La nazionale è sempre un motivo di orgoglio, quindi il primo obiettivo è starci più lungo possibile. A marzo ci aspettano i playoff della Nations League: vogliamo assicurarci il passaggio per il girone B. A settembre invece iniziano le qualificazioni per i prossimi Mondiali e faremo di tutto per provare ad esserci».
Non possiamo non chiederle di quel coro con il suo cognome sulle note YMCA che anni fa Totti fece diventare virale: se lo ricorda? (Ride).
«Di quella avventura ho solo dei ricordi belli. Far parte di una squadra con tantissimi giocatori di certo livello mi dava tanta soddisfazione. Ho incontrato Francesco in un ristorante tempo fa, mi ha fatto tanto piacere rivederlo. E abbiamo riso insieme ricordando anche quell'aneddoto».