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Un termine ripreso dall'ippica dove ora spunta proprio una nuova scommessa legata alle vittorie di misura

Vincere 1-0 porta sempre tre punti. Lo dice il regolamento anche se molti esteti del giochismo potrebbero trovarlo sgradevole. E la Roma con Claudio Ranieri ha ripreso a volare e sognare proprio grazie alle vittorie da cortomuso, quelle dove dietro non si sbaglia nulla e davanti si &egrave; cinici il giusto anche se questo mette a rischio le coronarie di qualche tifoso.&nbsp;&nbsp;Con la vittoria di misura di ieri a San Siro contro l&#39;Inter, la squ

Il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio dopo la vittoria della Roma con l'Inter a San Siro

Settantatr&eacute; anni, nel calcio da oltre mezzo secolo, non perde in campionato dal 15 dicembre, ha restituito la stagione e la speranza alla Roma. Fa calcio nell&#39;accezione migliore: non esiste cronista capace di indovinare le sue formazioni che spiazzano anche gli avversari. 
Ranieri &egrave; meravigliosamente attuale. Ha rilanciato Celik, Shomurodov, Cristante, Paredes, Baldanzi e soprattutto Soul&eacute;. Ha perso Dybala e si ritrova con Pellegrini al 40% e Hummels al 20. Eppure fa risultato. 
A fine maggio smetter&agrave; per la terza volta. Come i Pooh.

Il professor Ranieri, un elogio della sua modernità

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Il tocco magico di un professore al diciottesimo risultato utile consecutivo, uno che come la mette gi&ugrave;, gira, funziona. Il tocco pratico di Claudio Ranieri che sta reinventando il calcio: fa cose in apparenza senza senso, l&rsquo;accezione &egrave; ovviamente positiva, rispetta alla lettera il lavoro della settimana, ci&ograve; che non vediamo. La sua Roma raccoglie punti in qualsiasi modo e con qualsiasi disegno tattico, con la pioggia e con il vento, anche con i due centravanti, uno dei quali riconvertito in trequarti tattico: Shomu ha giocato di sottrazione (su Calha), l&rsquo;amico Dovbyk di non so cosa.&nbsp;

Ranieri ha vinto senza Dybala, con Paredes, Saelemaekers e a lungo El Shaarawy fuori. Ci sono momenti in cui penso che prenda tutti per i fondelli, che provochi e spiazzi volutamente: ma alla fine ha sempre ragione.&nbsp;

Gli &egrave; bastato un solo gol anche a San Siro, come in altre sei occasioni, in questo caso per&ograve; accompagnato da quattro errori marchiani sotto porta e da una sofferenza che non ha interessato Svilar.&nbsp;

Per fortuna non tocca a me stilare le pagelle - mica sono Piantanida -, perch&eacute; se avessi dovuto esibirmi avrei promosso con voti molto alti i difensori, insieme a Cristante, Soul&eacute; e Kon&eacute; e negato la sufficienza ai due davanti, a Baldanzi, Pisilli e Gourna-Douath, impalpabili nel momento del bisogno. Avrei certamente salvato Pellegrini: due o tre palle giuste le ha servite.&nbsp;&nbsp;

Il tocco tragico di un&rsquo;Inter che effettivamente sembra svuotata: &egrave; alla terza sconfitta di fila, &egrave; confusa, lenta e lunga, frastornata, nervosa, nervosissima, Lautaro ne riassume la condizione di instabilit&agrave; emotiva. Le idee e la brillantezza sono rimaste negli spogliatoi dopo i primi 45 minuti del derby di coppa e non sono pi&ugrave; uscite.&nbsp;&nbsp;

Questa rapidissima involuzione mi ha sorpreso e impressionato: pensavo che l&rsquo;Inter avrebbe avuto la forza di reagire, sbagliavo: m&rsquo;&egrave; venuta in mente la profezia di un allenatore a spasso che dopo lo 0-3 di mercoled&igrave; scorso mi ha detto: &laquo;Vedrai, non ne vince pi&ugrave; una&raquo;.&nbsp;

Io le auguro invece di riprendersi col Barcellona, di ritrovarsi in fretta, perch&eacute; Inzaghi non merita un finale di stagione grigio tendente al nero.&nbsp;

Inter-Roma, il tocco magico e quello tragico

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