Roma, i due piani di Friedkin con e senza la Champions: cosa prevedono

Il quarto posto è fondamentale anche per il mercato perché frutta almeno 50 milioni di premi Uefa: darebbe una spinta anche al settlement agreement
Roberto Maida
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Se l’aereo di Friedkin atterra in Europa, qualcosa sta per succedere. Ieri il presidente della Roma era segnalato in Svizzera ma a Trigoria lo attendono la prossima settimana per l’ultima partita all’Olimpico, contro il Milan. E siccome anche il direttore sportivo Ghisolfi negli ultimi tempi si sta muovendo parecchio (sabato scorso ad esempio era in missione segreta), è lecito attendersi novità decisive a stretto giro. Chissà se il nuovo allenatore, sul quale il silenzio rimane assoluto, aspetta di capire se erediterà una squadra qualificata per la Champions League prima di accettare l’offerta. Di sicuro Friedkin ha già ha stabilito con la dirigenza, quindi anche con Ranieri, due piani alternativi. in champions. Se la squadra centra l’obiettivo, completando un’impresa sportiva assolutamente fuori dai programmi, la società incamera 50 milioni sui quali ancora oggi Ranieri non scommetterebbe neanche un euro. Ebbene, sarebbero aria fresca sul bilancio in vista della conclusione dell’accordo finanziario raggiunto con l’Uefa, che prevede un cumulo di perdite sostenibili alla fine del 2026: in sostanza il deficit gestionale aggregato degli ultimi tre anni non dovrà superare i 60 milioni. Obiettivo non semplice da raggiungere perché la Roma parte dal -81 del bilancio 2023/24 e deve passare comunque attraverso controlli intermedi: se il 2025 si chiuderà con perdite superiori ai 40 milioni, l’Uefa interverrà con sanzioni che possono portare anche all’esclusione dalle competizioni europee per un anno. A Trigoria comunque non sono preoccupati. Con i soldi della Champions, che entrerebbero da settembre in poi, i conti del futuro sarebbero quasi a posto. Questo non significa escludere il trading, perché le plusvalenze servono, ma attingere a operazioni in uscita che non impattino sulla sfera tecnica: con i calciatori non indispensabili della rosa (Celik, Shomurodov) e quelli che oggi giocano altrove (Zalewski, Abraham, Hermoso, Dahl, eventualmente Kumbulla e Le Fée più qualche giovane come Cherubini e Darboe) la Roma spera di incassare 40-50 milioni. A quel punto si potrebbe investire liquidità che ricadrebbe sul bilancio successivo, già addolcito dal denaro della Champions.

La protezione e i rinnovi

Di altro tenore è il piano con la Roma fuori dalla Champions, con un paio di sottoinsiemi strategici che dipendono a quel punto dalla partecipazione a una delle altre coppe. Come ha spiegato in modo chiaro Ranieri a Venezia, a inizio febbraio, Friedkin è un uomo molto ricco che potrebbe spendere tutti i soldi che vuole ma nel calcio è obbligato a rispettare i vincoli del fair play finanziario. Con la squadra di nuovo in Europa League, o peggio, sarebbe probabilmente necessario sacrificare un giocatore di livello, oltre a quelli già citati. Non Svilar, il portiere dei miracoli, al di là del rinnovo del contratto che sta andando per le lunghe: la volontà comune è continuare insieme, salvo offerte irrinunciabili, anche per il feeling che si è creato con la tifose ria. Semmai N’Dicka o Koné, che hanno mercato e possono fruttare ottimi affari, possono finire sul mercato. Da Bergamo a Torino, passando per il Milan, Ranieri proverà a evitare ogni partenza dolorosa.

 

 

 


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