Pagina 2 | Roma, rivoluzione Gasperini: il lavoro tattico, la comunicazione, il rapporto con Massara

In 90 giorni l'allenatore giallorosso ha cambiato tante cose a Trigoria: punto per punto, tutte le novità

ROMA - Dicono che esistano due Gasperini: uno inquieto e preoccupato durante il mercato, l’altro pragmatico ed entusiasta nel quotidiano. Gian Piero non mescola mai le cose e quando finisce la sessione di trasferimenti si sente quasi sollevato: da quel momento, per lui conta solo il campo e la costruzione di una squadra (calciatori, staff e dirigenti) inossidabile. Nei primi tre mesi l’ombra delle trattative hanno un po’ agitato le acque del Gasp, senza però mai intaccare la bontà del lavoro sui campi del Fulvio Bernardini. "Non abbiamo mai faticato così tanto", hanno assicurato, con la lingua di fuori, i suoi ragazzi. Le doppie sedute hanno forgiato i fisici, le prove tattiche sono diventate dei riti utili a far sedimentare nelle menti concetti, movimenti e schemi. La Roma, dopo aver sbandato in difesa soprattutto nei test con Aston Villa (4-0) e Neom (2-2), è diventata solida come la pietra trovando un compromesso tra l’aggressività difensiva tipicamente gasperiniana e una saggia prudenza, incassando appena 6 tiri e neppure un gol tra Bologna e Pisa. Alcuni concetti, come le marcature a uomo, sono rimaste dei cardini. Hermoso, "che non doveva neppure venire in ritiro", si è imposto assieme a Mancini e N’Dicka, Soulé trasformato in attaccante ("prima faceva il quinto", ha ricordato Gasp) si è rivelato un valore aggiunto come Dybala. Con Gian Piero la tattica non ingabbia mai il talento. Lo sa bene Wesley, che pure se un po’ appannato è stato comunque sganciato, con ottime risposte. Lui e Ferguson i migliori tra i nuovi, El Aynaoui e Ziolkowski quelli destinati a esplodere dopo la sosta.


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La comunicazione

Il primo impatto fa la differenza. Nel giorno della sua presentazione alla stampa, Gasperini ha risposto con una battuta a chi gli chiedeva conto dei suoi difetti. "Faccio fatica a trovarne. Forse me la prendo troppo, ma non so mica se è un difetto". Quel sorriso ha cambiato la narrazione dell’allenatore antipatico e permaloso. Da Bergamo è arrivato un tecnico sereno e consapevole, che parla chiaramente, che non nasconde malumori e neppure certi pensieri a volte un po’ scomodi. Ad esempio, quando a fine agosto gli hanno chiesto quale fosse il ruolo giusto per Pellegrini, ha preso la palla al balzo per spiegare una volta per tutte la linea della proprietà - che ha fatto del silenzio una strategia - sul futuro del ragazzo. "È evidente che la Roma non voglia allungare il contratto a Pellegrini ed è evidente che lui ha bisogno di giocare. Se trova una situazione adeguata, è contenta anche la società". A fine mercato, visto che Lorenzo è rimasto pur perdendo la fascia (anche qui chiarezza: per Gasp contano le presenze ed El Shaarawy e Cristante ne hanno di più) ha aggiunto: "Voglio recuperarlo e come lui anche Dovbyk". Gian Piero non si è mai nascosto neppure quando ha illustrato le lacune dell’ucraino, oltre a quelle della rosa. «Il nostro obiettivo dipenderà da quanto saremo competitivi in attacco», disse a inizio agosto. Più chiaro di così... 

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La proprietà

Cosa si sono promessi Dan Friedkin e Gian Piero Gasperini quando si sono stretti la mano? Di sicuro un paio di stagioni per modellare un progetto, certamente la necessità di ripartire da calciatori giovani per creare valori e plusvalori e, al tempo stesso, l’esigenza di rinforzare la squadra per poter ambire a vincere. "Siamo allineati", ha confermato l’allenatore in un’inedita intervista di fine mercato, durante la quale ha gettato acqua sul fuoco mettendo però pure qualche puntino sulle i. Gasperini aveva bisogno almeno di un altro attaccante e non lo ha avuto. "C’è gennaio", il suo assist. In qualsiasi caso, "Ghilardi e Ziolkowski sono l’esempio di ciò che vogliamo fare e il motivo per cui mi hanno scelto". Nessuno ha perso il focus, tanto meno Gasp: la rassicurazione più importante che la società gli ha dato quando l’ha convinto a scegliere Trigoria anziché la Juve, che pure l’aveva corteggiato con un tentativo disperato, è legata al tempo, il tempo di costruire una Roma a propria immagine e somiglianza. Se i risultati non dovessero arrivare, almeno nell’immediato, l’allenatore si aspetta dunque che dall’alto non vengano a chiedergliene il conto. Non è questione di alibi, quanto di sincerità reciproca. Annunciandolo come nuovo tecnico giallorosso il 6 giugno, la società ha parlato di "tattiche innovative, cultura del lavoro e una straordinaria capacità di valorizzare i giocatori". Ecco perché "è l’uomo giusto" per questo progetto. Ranieri sarà la sua garanzia: il senior advisor del club l’ha scelto e dovrà proteggerlo quando e se ci sarà burrasca. 


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Il rapporto con il ds

Non c’è mai stata una resa dei conti tra Gasperini e Massara. C’è stato invece un confronto a fine mercato, schietto ma molto sereno, utile a spiegarsi. Il tecnico sarà pure esigente, ma lo è per il bene della Roma. "Facciamo due mestieri diversi, l’importante è fare squadra", sono state le parole con cui, il 2 settembre, Gasp ha smarcato una domanda su presunte liti con l’uomo mercato giallorosso. Massara non gli avrà comprato l’attaccante per il salto di qualità - Fabio Silva era l’obiettivo principale, Sancho lo è diventato in un secondo momento prima che la trattativa diventasse snervante per i tira e molla del ragazzo -, però ha completato la maratona delle plusvalenze entro il 30 giugno subentrando in corsa all’ex Ghisolfi, ha preso 8 nuovi calciatori e si è liberato di alcuni esuberi costosi e non utili. C’è chi si dice certo che, alla lunga, Gian Piero e Ricky finiranno per fare scintille (positive). Il primo impatto tra due personalità molto diverse non è stato certamente facile, però il rispetto non è mai mancato e ognuno ha continuato ad agire nei limiti del proprio ruolo. È bene chiarire che nessuno, come viceversa si sussurrava, abbia minacciato le dimissioni. A Roma va così da una vita, basta un’incomprensione di lavoro (quante ne capitano, ogni giorno, in ogni azienda?) per ipotizzare già divorzi e terremoti. 


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L'amore dei tifosi

Chi ha pensato che salutando Mourinho la Roma avesse perso il treno per tornare a essere grande senza i soliti alti e bassi, si aggrappa oggi a Gasperini per alimentare dei sogni di grandezza. Gian Piero è l’allenatore del miracolo Atalanta, portata dalla zona salvezza alla continuità in Champions con tanto di trionfo in Europa League, oltre che dei calciatori cresciuti, lanciati e poi venduti a peso d’oro accrescendo anno dopo anno la competitività del gruppo. Se ce l’ha fatta a Bergamo, si chiedono i romanisti, perché non dovrebbe riuscire nell’impresa pure nella Capitale? Una piazza che lo considerava rivale - e che per lui, diciamola tutta, nutriva più astio che adorazione - ha cominciato ad amarlo in questi tre mesi di frequentazione. Oltre al termometro dei social, questo legame sempre più forte si misura nella realtà: l’Olimpico è stato sold out contro il Bologna e lo sarà pure con Torino e Verona, i prossimi due appuntamenti in casa, e nelle rare uscite romane del tecnico si continuano a verificare vere ondate d’affetto, con i fan ormai abituati a riunirsi nei locali in cui lui Gasp è a cena per regalargli dei cori e chiedergli un selfie. Rappresenta la speranza del tifoso, mai del tutto sopita, di una Roma nuovamente vincente. 

 


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La comunicazione

Il primo impatto fa la differenza. Nel giorno della sua presentazione alla stampa, Gasperini ha risposto con una battuta a chi gli chiedeva conto dei suoi difetti. "Faccio fatica a trovarne. Forse me la prendo troppo, ma non so mica se è un difetto". Quel sorriso ha cambiato la narrazione dell’allenatore antipatico e permaloso. Da Bergamo è arrivato un tecnico sereno e consapevole, che parla chiaramente, che non nasconde malumori e neppure certi pensieri a volte un po’ scomodi. Ad esempio, quando a fine agosto gli hanno chiesto quale fosse il ruolo giusto per Pellegrini, ha preso la palla al balzo per spiegare una volta per tutte la linea della proprietà - che ha fatto del silenzio una strategia - sul futuro del ragazzo. "È evidente che la Roma non voglia allungare il contratto a Pellegrini ed è evidente che lui ha bisogno di giocare. Se trova una situazione adeguata, è contenta anche la società". A fine mercato, visto che Lorenzo è rimasto pur perdendo la fascia (anche qui chiarezza: per Gasp contano le presenze ed El Shaarawy e Cristante ne hanno di più) ha aggiunto: "Voglio recuperarlo e come lui anche Dovbyk". Gian Piero non si è mai nascosto neppure quando ha illustrato le lacune dell’ucraino, oltre a quelle della rosa. «Il nostro obiettivo dipenderà da quanto saremo competitivi in attacco», disse a inizio agosto. Più chiaro di così... 

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