Roma, Dybala a sprazzi. Ma la cura Mourinho funzionerà

All’Arechi subito tocchi e visione di gioco: alla fine sono stati 46 i palloni toccati. Ora dategli soltanto il tempo
Roma, Dybala a sprazzi. Ma la cura Mourinho funzionerà© AS Roma via Getty Images
Massimiliano Gallo
3 min

È al minuto 35 del primo tempo che immaginiamo Mourinho abbozzare un sorriso dietro l'apparente maschera di cera. Proprio di fronte alle panchine, Paulo Dybala rincorre e scalcia un avversario pur di non farlo passare sulla trequarti. Riuscendoci peraltro. Se conosciamo un minimo il tecnico di Setubal, è quello il momento in cui avrà pensato che la cura portoghese riuscirà anche con l'argentino. Non a caso gli ha fatto giocare 88 minuti.

Quello di Dybala è stato un esordio all'altezza delle aspettative. Tocchi, visione, idee, squarci di gioco, e quell'intesa con Abraham e Zaniolo che può scatenare i desideri più proibiti. La prima dell'argentino in Serie A con la maglia della Roma è un concentrato di attesa ed emozioni. Gli occhi sono tutti per lui. O quasi. È la ciliegina sulla torta di una squadra dei sogni, anche se Mourinho gioca comprensibilmente a fare il pompiere. E lui, Paulo, non tradisce. Si ritrova in divisa bianca dopo sette anni in bianconero. Piazze completamente diverse. A Torino una presentazione come quella al Colosseo quadrato non gliel'hanno mai fatta. Ancora deve giocare una partita e tanti tifosi bianconeri già lo rimpiangono.

Dybala, la partita contro la Salernitana

Si sistema a destra, da lì può aprire il gioco o la difesa della Salernitana. Mourinho gli affida il ruolo di regista avanzato. Lui lo interpreta come sa. È sempre nel vivo della manovra. A fine primo tempo è l'uomo d'attacco che ha toccato più palloni: trenta (saranno quarantasei a fine match). Nella ripresa forse cala un po' ma lo spirito di sacrificio resta intatto: spesso e volentieri lo si ritrova davanti alla propria area quando c'è da fare massa contro gli attacchi della Salernitana.

Il Dybala romanista gioca con la sicurezza di chi è consapevole. È un emotivo, come ha rivelato Tiago Pinto. Ma non al punto da avere la fregola di dover dimostrare. Fa scaldare i motori. Uno dei primi palloni che arriva dalle sue parti, lo lascia scorrere. Poi si esibisce in una scivolata, giusto per capire che fa sul serio. Viene trattenuto per la maglia da Coulibaly. Ha una punizione dalla sua mattonella: calcia di poco alto. Si vede che ha il passo lungo di chi ragiona in termini di stagione e non di partita.

Quando quei tre là davanti si accendono, il cuore dei romanisti si allarga. Come al 25esimo: Abraham serve Dybala che di prima apparecchia Zaniolo con la porta spalancata: Nicolò calcia fuori ma quasi quasi poco importa. L'argentino si aggira per il campo con l'aria di chi sta fiutando la preda. Aspetta solo il momento buono. Persino l'Arechi trattiene a stento un ohh di meraviglia quando si libera di un granata con un tocco di esterno. Sembra tutto pronto per il gol. Siamo al 44esimo. Zaniolo va via in verticale con la prepotenza di un giocatore di football americano, e ricambia la cortesia: Dybala taglia, lui lo serve, e la Joya con Sepe in uscita tocca piano piano come si fa a biliardo. Palo. A inizio secondo tempo, ha un'occasione simile, da posizione più defilata: il tiro è largo. Le occasioni non mancheranno. Ieri sera da Dybala i romanisti volevano solo la conferma di poter sognare. Possono dirsi soddisfatti.


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