Il dato di Dybala che cambia la Roma: c’è un numero che impressiona

Leggi il commento sulla squadra giallorossa di Xavier Jacobelli
Il dato di Dybala che cambia la Roma: c’è un numero che impressiona© LAPRESSE
Xavier Jacobelli
3 min

Paulo Dybala sta alla Roma come Khvicha Kvaratskhelia sta al Napoli. Si può dire, quando si disserta dei più grandi colpi del mercato 2022 che si riverberano su questo inizio 2023, così radioso per l’uno e per l’altro club? Si deve. E se il georgiano fenomeno è il fiore all’occhiello della rivoluzione partenopea, l’argentino campione del mondo lo è altrettanto della mouriniana stagione giallorossa, deprimendo assai milioni di tifosi juventini. E pure interisti. I bianconeri, perché una Joya simile l’hanno provata per 7 stagioni, 293 partite, 115 gol (tanti quanti Roberto Baggio), 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane. I nerazzurri, perché sembravano a un passo dall’assaporarla, la Joya, salvo vederla sfumare a causa delle fatali titubanze Suning.

Tuttavia la differenza c'è

Un conto è avere avuto Dybala per sette stagioni, perderlo a parametro zero e scoprire che a prendere la decisione di lasciarlo andare fossero stati società e tecnico, come lo stesso Paulo raccontò, presentandosi nella capitale. Un altro è sperare di avere Dybala e non averlo avuto, cercando consolazione nel Gran Ritorno di Lukaku che, per ora, deve consolare prima di tutto se stesso. Si capisce perché ogni prodezza dell’argentino sposti le sorti della Roma e, per converso, acuisca il rimpianto degli ex tifosi, mutatosi in un ulteriore motivo di contestazione al club che, mollando Dybala e puntando su Pogba, Di Maria e Paredes, confidava di non rimpiangere mai il ragazzo nato a Laguna Larga ventinove anni fa.

La verità fa male

Se la professa il Totem Del Piero, è di carta vetrata ancora più ruvida: «Nel calcio attuale tutti devono correre tanto. Se adesso Dybala lo fa è perché ha una mentalità e uno spirito di sacrificio nato anche negli anni vissuti nella Juventus. Nella Roma ha trovato tutto ciò che gli serviva». Alla Juve non più, nel bel mezzo di una stagione tormentata e tormentosa, dalla batosta di Napoli traumaticamente ridimensionata nelle sue illusioni di Grande Rimonta. Per non dire di Barzagli, un altro simbolo degli anni ruggenti: «Dybala ha fatto bene a lasciare la Juve, si è rigenerato». A tal punto da risultare l’uomo che, più di ogni altro, incide sulle sorti della propria squadra. Campioni della sua categoria, hanno bisogno di sentirsi sempre al centro della ribalta. Roma gliel’ha fatto capire subito, sin dall’indimenticabile notte dell’Eur. A Torino, invece, dall’arrivo di Ronaldo, Paulo si è dovuto spostare all’ala, metaforicamente parlando. Da quel momento, la Juve per lui non è stata più la stessa cosa. Sino a quando non l’ha chiamato Mourinho.


© RIPRODUZIONE RISERVATA