Iervolino esclusivo: "Salernitana, ecco perché resterai in A"

Il metaverso, l’impegno sociale, lo stadio da rinnovare. E i tanti acquisti di gennaio. L’uomo che ha salvato il club spiega come vuole portarlo nel futuro
Iervolino esclusivo: "Salernitana, ecco perché resterai in A"
Marco Evangelisti
4 min

Sa esattamente dov’è capitato. In un club che dista otto punti dalla salvezza. E in un calcio pericolosamente vicino a perdersi il secondo Mondiale di fila e persino a spaccarsi per conto suo. Danilo Iervolino, ufficialmente dal 13 gennaio, è il nuovo proprietario della Salernitana. «Mia moglie era atterrita. L’ho convinta che certe cose vanno vissute». Di fatto, ha salvato il club. Successivamente, lo ha rifatto in quattro e quattr’otto. Fosse per lui, non si fermerebbe qui. Rifarebbe altrettanto velocemente l’intero calcio italiano. Qualche idea in merito ce l’ha. Stiamo a sentire.

Iervolino, quando le è venuta l’idea di diventare proprietario della Salernitana?
«Il 30 dicembre 2021».

Dicevamo sul serio.
«Anch’io. Il 30 vengo a sapere che secondo la stampa sarei interessato all’acquisto del club. Mi ricordano che Salerno mi porta bene perché lì ho fondato l’Università Telematica Pegaso. Allora ho consultato le carte. Ho trovato un bilancio semplice e sano. Ho ricevuto le valutazioni dei gestori. Ci è bastato. Si trattava anche di un investimento piccolo rispetto a quelli in cui ci impegniamo di solito. Ho chiamato i miei collaboratori. Chi era a Dubai, chi a Cortina. Ci siamo messi al lavoro e il 31 ho effettuato il bonifico prima ancora di avere completato i documenti. In realtà siamo sempre piuttosto rapidi a concludere gli affari».

E il giorno dopo?
«Mi sono svegliato su un altro pianeta. Un uomo senza passato. Di tutto quello che ho fatto, esisteva soltanto la Salernitana».

Il primo giocatore ingaggiato è suo nipote.
«Ne abbiamo acquistati diversi. Lui è un Primavera che ha già esperienze rilevanti, comunque. E una storia. Il padre, mio fratello, è scomparso per una leucemia. Il ragazzo è come un figlio per me. Prima di tutto, ho voluto prenderlo per poterlo seguire e tenerlo vicino».

Arriviamo a Walter Sabatini.
«Il primo gennaio. Una giornata intensa: otto ore davanti ai giornalisti a parlare della Salernitana. Ammetto che non provavo un brivido di emozione così forte da un po’ di tempo. Insomma, quel giorno persone che conoscevo mi hanno suggerito Sabatini come direttore sportivo. Walter è venuto in sede e ci siamo piaciuti subito. Abbiamo lo stesso modo di vedere la vita. È un uomo leale e una leggenda di questa industria. Esitava: io giovane impreditore estraneo al calcio, la squadra ultima in classifica. Ma ha capito che il mio progetto prevedeva una rivoluzione dentro il campo e fuori. Abbiamo stabilito regole e modalità di lavoro. Pronti, via».

Le ha raccontato di avere un brutto carattere?
«Come prima cosa. Aggiungendo: mi assumo le mie responsabilità, conosco il mestiere e ci salveremo».

Subito dopo ha esaurito il budget di mercato.
«Eh, eh. Penso di sì».

In quattro parole, qual è la strategia per la salvezza?
«Sabatini mi ha parlato di un instant team. Tre tipi di giocatori: prestiti di gente esperta, e questo ovviamente è solo un costo; quindi calciatori importanti che vadano a costituire il patrimonio del club e infine i giovani. Mi sembra abbia chiuso il cerchio: un 33% di giocatori per ogni categoria».

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