«Il rapporto con gli agenti e gli intermediari è una priorità. Ora dobbiamo capire se siamo in grado di trasformare questo problema in un’opportunità o lasciare che inondi il nostro settore». Danilo Iervolino risponde dal mare della Grecia dove si è rifugiato per qualche giorno con la famiglia: dai calciatori, spiega, ha mutuato l’abitudine di fare le vacanze a giugno, prima che inizi la nuova stagione. Di tante altre consuetudini del mondo del calcio farebbe invece volentieri a meno e l’ha gridato più volte da gennaio 2022. Prima di concedersi una pausa, il presidente della Salernitana ha depositato presso la commissione federale agenti sportivi un esposto nei confronti dell’agente di Sepe e Kastanos, Mario Giuffredi, titolare dell’agenzia MARAT, uno dei più attivi procuratori italiani. Di solito le querelle tra club e agenti riguardano questioni meramente economiche, come i compensi non versati. Questo è un caso assolutamente diverso: l’azione disciplinare viene invocata per un’intervista. Tra frasi di circostanza e dichiarazioni più o meno strategiche, le parole di chi gestisce i calciatori riempiono i palinsesti di radio e siti, meglio se locali o comunque monotematici. Non sempre danno titoli, quelle sul futuro di Sepe e Kastanos a Salerno sono invece diventate un caso.
Presidente Iervolino, perché ha deciso di rivolgersi alla commissione agenti?
«Perché non possiamo essere ostaggio di certi comportamenti, di certe pressioni. Ci sono agenti e intermediari che vogliono il bene del calcio e tentano di creare valore per il sistema. Altri il valore lo sottraggono. Nessun procuratore può dire “il mio giocatore se ne va”: comanda l’agente? Ci sono atteggiamenti poco professionali, che vanno oltre il buon senso e anche il rispetto della privacy nel rapporto tra calciatore e club. Dire “altrimenti il giocatore va via” crea un danno: senza cessione, avremo un giocatore scontento, che non vuole restare alla Salernitana, magari perché non ha avuto un adeguamento dello stipendio pur avendo un contratto lungo. Bisogna porre un argine a certi comportamenti, discuterne in Lega e in Figc, allontanare gli agenti che ragionano così».
In che modo?
«Bisogna agire sulla Figc per un intervento normativo. Dichiarare cose del tipo “qualsiasi proposta arrivi, il giocatore resterà” cosa significa, che l’agente decide per il calciatore e per la società? Sono messaggi fuorvianti, che ledono l’immagine del club, creano problemi nello spogliatoio e una distorsione nella comunicazione con i tifosi».
Si è confrontato sul tema con i suoi colleghi?
«Sono un presidente che prende posizione. Basta essere pavidi, serve coraggio per rifondare il calcio italiano. Dobbiamo dire basta alle tecniche subdole. Noi siamo una squadra di professionisti, vogliamo il bene della società, dei calciatori e dei tifosi».
E con le associazioni di categoria degli agenti?
«Io difendo la categoria degli agenti, è fondamentale che facciano parte del sistema perché creano valore. Ma non bisogna degenerare, avere una sorta di acquiescenza nei confronti di chi non svolge questo lavoro in modo professionale. Inaccettabile che si dica che non sappiamo fare il nostro lavoro solo perché non alziamo lo stipendio a un calciatore. Sarebbe carino chiedere a Sepe e Kastanos se condividono quelle posizioni sul loro futuro. Certe frasi incidono su tutto: serenità dei calciatori, motivazioni, feeling con l’ambiente. Chi ci ripaga per questi danni?».
C’è un nuovo regolamento agenti che, ricorsi a parte, dovrebbe entrare in vigore a ottobre. Cosa ne pensa?
«Quello pone solo un limite alle commissioni, che è un aspetto importante ma non l’unico. Certo, un tetto va messo. Ma è sbagliato l’approccio sulle condotte: un agente non può decidere il futuro di un calciatore senza aver sentito la società e facendo dichiarazioni pubbliche. Il sistema deve capire se vuole continuare con queste consuetudini anacronistiche e inefficaci a creare valore; oppure se vuole rifondarsi dall’interno, creando i presupposti per un calcio professionale e sostenibile».
Un club può tuttavia scegliere di non lavorare con una agenzia che ritiene non gradita. O no?
«Non basta. Perché le procure durano solo due anni e i calciatori passano facilmente da un agente all’altro, anche pochi mesi dopo aver appena firmato per il tuo club».
Quali sono le priorità in termini di riforme?
«I diritti tv, che il nostro calcio fa fatica a vendere al prezzo giusto. E i contratti dei calciatori, da aggiornare: oggi ci sono i bonus, ma servirebbero anche i malus, legati a risultati individuali e collettivi, per adeguare i compensi anche in momenti negativi. Gli stipendi potrebbero poi essere indicizzati all’andamento del mercato dei diritti tv. In questo scenario, il rapporto con agenti e intermediari è una priorità: sono professionalità che devono sempre più far parte del sistema, ma con regole certe e modalità sanzionatorie fortissime».