Il Mental Coach: «La crisi Samp? Non è colpa di Zenga»

«La responsabilità è del sistema, dei calendari, della necessità di dover subito ottenere risultati. Semplicemente credo che la squadra non fosse ancora pronta»
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ROMA - Da 20 anni, Giovanni Gabrielli è uno sport mental coach, uno dei primi in Italia e uno dei pochi che ha sviluppato metodologie specifiche per l’attivazione della mente femminile. Si è formato in Usa e in Inghilterra, specializzandosi in psicologia della comunicazione, docente alla scuola tecnici federali della federazione italiana sport invernali. Attualmente segue sportivi professionisti di varie discipline: calcio, pallavolo, sci alpino, sci di fondo, salto con gli sci,tennis , golf ,equitazione e ciclismo. Ha sviluppato un innovativo modello di coaching deominato “instantaneous coaching” che attraverso brevi sedute consente di lavorare sul cambiamento di microcomportamenti, metodologia utilissima nel lavoro su obiettivi a breve termine.

I patiti del calcio oramai in piena crisi d'astinenza da campionato, come da copione sono già all’opera, o direttamente nelle località dei ritiri, o davanti alla tv, o leggendo le avventure delle squadre sulle pagine dei giornali. Com'è considerato il calcio d'estate e come invece andrebbe considerato?

“Il calcio d’estate è solo preparazione, punto. E così dovrebbe essere considerato. Tutto sarebbe molto più semplice. Purtroppo però la macchina dello spettacolo ha trasformato questo periodo di allenamento, sperimentazione, consolidamento e correzione (dove i risultati dovrebbero essere unicamente utilizzati dagli staff tecnici per continuare la messa a punto di quella complessa e delicata macchina agonistica che è una squadra di calcio), in un veicolo di promozione pubblicitaria, di marketing sportivo, di merchandising , di immagine politica delle società, di passerella per i giocatori che ancora devono trovare una collocazione . Nessuno pensa più che nel calcio d’estate il risultato agonistico racconti poco delle situazioni atletiche, tecniche tattiche delle squadre stesse”.

La vera funzione del calcio d'estate è?

“Nel calcio d’estate l’unica attenzione dovrebbe essere data alla prestazione mai al risultato, le squadre , i tecnici e i giocatori dovrebbero avere licenza di sbagliare, di provare le situazioni, di cambiarle, fare errori e correggerli. Questa sarebbe la vera funzione del calcio d’estate. E questa è la prima dinamica mentale differente rispetto ai campionati. Nel calcio d’estate non esistono obiettivi di risultato, ma unicamente obiettivi di prestazione. Questo porta al fatto che anche i giocatori in mancanza di un obiettivo di risultato di squadra dichiarato siano più motivati alla propria prestazione individuale, le squadre non sono ancora dei team ad alta efficacia ma sono ancora dei gruppi di lavoro che devono trovare una loro coerenza e struttura, e per trasformare una squadra in un team ad alta efficacia non servono le partite del calcio d’estate, sono solo le partite che contano, che danno classifica, che racconta di rivalità tra tifoserie, che sviluppano sensi di rivincita o di rivalsa, che sono inserite in una continuità di lavoro verso obiettivi prestabiliti a dare consistenza”.

Gli errori più comuni che vengono commessi in questo periodo?

“I risultati sul campo vengono analizzati sistematicamente in maniera prospettica, proiettandoli come indicatori del valore delle squadre nel campionato che tra meno di una 20na di giorni ricomincerà. I nuovi acquisti vengono giudicati sulla base dei risultati ottenuti nel calcio d’estate, gli allenatori vengono già messi alla berlina o lodati in maniera esagerata. Le squadre via via un giorno sono da scudetto, il giorno dopo sono in situazioni critiche...tutto ciò in realtà è una semplice allucinazione, in quanto (io ne sono convinto) il calcio d’estate non esiste”.

In che senso “il calcio d’estate non esiste”?

“Non esiste come elemento da cui e con cui fare analisi qualitative delle squadre, dei singoli giocatori, delle tattiche proposte e della forza dei gruppi. Non esiste perché le dinamiche psicologiche e mentali che sono presenti sia a livello di team sia di singoli sono completamente diverse da quelle reali che i giocatori si troveranno ad affrontare con l’inizio dei campionati e questa è una cosa assolutamente fisiologica. Ma non solo...”

Continui.

“Nel calcio d’estate la conferma della sua non esistenza come elemento da cui si possano trarre considerazioni translate sui campionati è la scomparsa come figure di riferimento degli arbitri. Durante la stagione che conta ogni loro decisione viene sottoposta ad una critica fatta da moviole, movioloni , intenzioni, sudditanza, invece in queste partite nessuno li considera, nessuno li critica, nessuno ne analizza i comportamenti, questo perché? Semplice, perché i risultati non sono importanti, non esistono classifiche, nè playoff nè retrocessioni ,non si perdono punti né si guadagnano...”

Metaforicamente parlando il calcio d’estate è?

“Metaforicamente parlando il calcio d’estate rappresenta un po' quello che i compiti delle vacanze sono per i nostri scolari, tutta un'altra cosa rispetto alla scuola vera e ai compite in classe...”

Invece lo paragonerebbe a?

“…Alle prove libere che si fanno in F1, prove che servono a mettere a punto la macchina, l’assetto, ecc… senza dare troppo peso hai tempi o al paragone con gli altri team”.

Il messaggio che Gabrielli vorrebbe lanciare?

“L’invito più utile che si possa fare a tutti è riassumibile in una frase: meno stress, meno aspettative, più comprensione... Invece anche la partita con un la rappresentativa dilettantistica del territorio diventa una finale, la partita delle conferme e deve essere sviscerata dal punto di vista tecnico tattico, di amalgama di squadra di orientamento strategico dell’allenatore, del controllo da parte dell’allenatore delle dinamiche di squadra, del livello e della bontà della preparazione atletica, dell’inserimento dei nuovi giocatori, ecc... e non ultima della consistenza psicologica della squadra e dei suoi livelli di autostima”.

In caso di brutte figure?

“Impensabile fare una brutta figura in una o più di una di queste gare, la squadra viene subito messa alla berlina, cominciano i processi...il sistema va subito in crisi”.

Poniamo l'attenzione sulle squadre di prima fascia, ha denotato stravolgimenti?

“Se guardiamo alla serie A, le squadre di prima fascia hanno subito delle vere rivoluzioni. Sono partiti giocatori importanti, non solo per qualità e quantità del gioco, ma anche per forza mentale e capacità di essere autorevoli in campo e fuori. Tali giocatori sono stati sostituiti con altri il cui valore è riferito ad una condizione stabile nelle squadre da cui provengono. Questi giocatori arrivano in un club nuovo, con compagni nuovi con cui non hanno mai giocato, con allenatori che non li conoscono direttamente se non in qualche eccezione, magari saranno inseriti in moduli di gioco differenti da quelli a cui loro erano abituati. Le squadre che hanno cambiato molto, hanno perso tutti quei meccanismi automatici che venivano attivati in campo, oltre ai giocatori le squadre inoltre hanno cambiato spesso anche allenatore e questo rende il tutto ancora meno fluido”

Le squadre della prima fascia che partono avvantaggiate?

“Io sono convinto che le squadre che partono avvantaggiate nella prima parte del prossimo campionato siano quelle che hanno cambiato meno, che hanno fatto inserimenti mirati ma non stravolgimenti, che al cambiamento hanno preferito la continuità, mi riferisco in particolare alla Roma”.

E le squadre della seconda fascia come le vede?

“Le squadre della seconda fascia come il Sassuolo, il Bologna o il Carpi potranno avere inizialmente delle difficoltà anche se gli arrivi di giocatori sono o saranno di qualità. L’amalgama di una squadra non si improvvisa”.

Poniamo il focus sulla finestra del mercato estivo. Pro e contro?

“A mio avviso è troppo ampia, è frequente infatti che una squadra (sto pensando al Bologna di adesso, per esempio) cominci la preparazione con un gruppo di giocatori che non sarà quello con cui disputerà il campionato. Quindi le motivazioni dei giocatori e dello staff sono sicuramente differenti. Se invece al momento dei raduni il mercato finisse e gli organici fossero quelli definitivi, le motivazione e la focalizzazione mentale sarebbero sicuramente più funzionale in termine di motivazioni, orientamento e determinazione a mio parere”.

Quando, a suo avviso, si può dire che una squadra è consolidata?

“Io credo, e ne sono convinto, che l’obiettivo di consolidare una squadra - tenuto conto della situazione attuale - consolidamento in termini tattici e mentali, possa essere raggiunto dopo i primi quattro turni di campionato, quanto ci saranno già risposte ufficiali, una classifica a cui fare riferimento e obiettivi di risultato già pianificati con dinamiche ed equilibri tra i giocatori già formati”.

Parliamo del “caso Samp” e della batosta alla prima gara ufficiale.

“Il caso Sampdoria è emblematico. Non credo la colpa sia dell’allenatore, anche se è stato giusto per lo stesso farsene carico".

A chi attribuire allora queste “colpe”?

“La responsabilità è del sistema, dei calendari, della necessità di dover subito ottenere risultati. Semplicemente credo che la squadra non fosse ancora pronta dal punto di vista tattico tecnico e mentale per sostenere un esame senza appello come la qualificazione europea. Va considerato che la Samp ha cambiato molto, primo tra tutti il tecnico, è cambiata la tattica, il modello di preparazione...la partita dello 0 a 4 e stata la prima della stagione di una certa importanza. Si è dovuto dare la priorità a una preparazione differenziata per i due obiettivi, una a breve : la qualificazione e uno a medio termine il campionato. Avendo cambiato tanto si è andati subito in confusione e, purtroppo, penso che questa dinamica non corretta la squadra la sconterà anche all’inizio di campionato…”

Un consiglio su come affrontare al meglio la gara di ritorno di domani?

“Il consiglio banale sarebbe quello di dimenticarsi del risultato dell’andata e giocarsi tutto come se fosse una gara secca….io invece dico di entrare in campo con quel 4-0 nella testa. Non come incubo ma come obiettivo da ribaltare. Quindi metterci passione, rabbia agonistica e finalizzazione. Tecnicamente la Samp è più forte…quindi deve crederci. Se riuscirà a passare da un gruppo di giocatori con obiettivi non condivisi ad un team con un obiettivo comune condiviso. Anche il risultato più difficile da raggiungere sarà alla loro portata, Per il resto Zenga sa bene cosa fare, lasciamolo tranquillo”.

Qualificazione possibile?

“Il futuro è sempre un’allucinazione, quindi essere positivi o negativi impegni la stessa energia. Quindi perché non crederlo? Sono sicuro che la Samp farà una grande partita. E se fosse, non chiamiamolo “miracolo” ma grande risultato di squadra. Sperare in un miracolo sportivo depotenzia.Credere nella propria forza, invece, potenzia sia il singolo, sia il gruppo”.

In generale, in quali partite e da parte di che squadre ha visto la giusta mentalità finora?

“Per rispondere efficacemente alla domanda dovremo intenderci sul significato di giusta mentalità. Se intendiamo la mentalità orientata al risultato, con un buon livello di focalizzazione e di automatismi ,con una buona amalgama dei movimenti e dei singoli, posso tranquillamente dirti , in nessuna partita e in nessuna squadra,… forse qualcosa di tutto questo si è visto nel Palermo (nella partita con il Lumezzane) e nella Fiorentina (contro il Barça). Ma, come detto sopra, le partite del calcio d’estate non dovrebbero avere obiettivi di risultato, ma essere momenti di sperimentazione e di costruzione di gioco e di squadra. Ho visto poco anche di sperimentazione in quanto già a questo punto non si ha la possibilità di lavorare tranquilli, e specialmente il lavoro sul giusto atteggiamento mentale è veramente limitato se non trascurato. Ma questa è una caratteristica del calcio italiano…”

Dulcis in fundo, i calciatori che hanno la giusta mentalità?

“Ribadisco che dobbiamo intenderci per giusta mentalità a questo punto della preparazione: la giusta mentalità adesso io la intendo come, motivazione, focalizzazione, autoefficacia e autodisciplina. E, se parliamo di tutto questo, mi viene in mente un nome su tutti: Totti, anche se singolarmente sono molti i giocatori che stanno lavorando bene…Chi non ha la giusta mentalità? Li conosco bene , ma i nomi non li dirò mai, nemmeno sotto tortura. Chiudo con quello che dovrebbe essere l’obiettivo di chi ama il calcio e di tutti i tifosi : lasciamoli tranquilli”.

 


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