Ricetta Defrel: «Basta buu o ci fermiamo»

Parla l’attaccante della Samp: «La chiave è educare i tifosi»
Ricetta Defrel: «Basta buu o ci fermiamo»© LAPRESSE

Il sogno di conquistare l’Europa con la Sampdoria e quello di non vedere più il razzismo negli stadi, anche a costo di chiudere una curva nei casi più gravi. L’obiettivo di arrivare in doppia cifra come numero di gol segnati, meglio ancora se battendo il suo record personale di dodici centri in Serie A. Il desiderio di segnare anche domani sera alla Roma, la squadra che è proprietaria del suo cartellino e che all’andata ha “punito” senza però esultare. Grégoire Defrel racconta se stesso e il suo calcio a Bogliasco, nel ristorante che tanti giocatori della Sampdoria frequentano dopo gli allenamenti di Giampaolo. Ne è venuta fuori una chiacchierata non banale perché l’ex Sassuolo ha parlato anche del caso Kean esprimendo tutto il suo rammarico per i buu razzisti che dovrebbero sparire dagli stadi.

Defrel, cosa ha pensato quando ha visto in televisione le immagini del caso Kean?
«Che il razzismo è davvero brutto ed è sempre sbagliato quando qualcuno fa buu a una persona di colore negli stadi o in qualsiasi altro posto. Sarebbe l’ora che questa cosa finisse».

Nel calcio italiano c’è un problema razzismo?
«Io sono francese, guardo la Ligue 1 e vi assicuro che lì il problema si sente meno perché le persone di colore sono molte di più e magari anche più integrate grazie alla storia (coloniale, ndr) della Francia. Spero che l’Italia riesca a sconfi ggere il razzismo che però non è solo nel calcio».

Qual è la sua ricetta per riuscirci?
«Tutti devono recitare la loro parte. La campagna antirazzismo che sta portando avanti l’Inter dopo la vicenda Koulibaly, per esempio, è una cosa giusta e intelligente: è importante che la gente in vista prenda la parola e lanci messaggi di un certo tipo. Serve per educare i tifosi e la società in generale».


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E’ giusto fermare le partite in caso di buu?
«E’ una delle soluzioni che è ragionevole prendere in considerazione, ma non bisogna neppure esagerare, altrimenti pochi cretini potrebbero approfi ttarne. Per arrivare alla sospensione devono esserci casi gravi come per esempio una curva intera che insulta un giocatore di colore. Si tratta di una situazione complicata che non può essere gestita unicamente da chi è in campo».

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Il sogno di conquistare l’Europa con la Sampdoria e quello di non vedere più il razzismo negli stadi, anche a costo di chiudere una curva nei casi più gravi. L’obiettivo di arrivare in doppia cifra come numero di gol segnati, meglio ancora se battendo il suo record personale di dodici centri in Serie A. Il desiderio di segnare anche domani sera alla Roma, la squadra che è proprietaria del suo cartellino e che all’andata ha “punito” senza però esultare. Grégoire Defrel racconta se stesso e il suo calcio a Bogliasco, nel ristorante che tanti giocatori della Sampdoria frequentano dopo gli allenamenti di Giampaolo. Ne è venuta fuori una chiacchierata non banale perché l’ex Sassuolo ha parlato anche del caso Kean esprimendo tutto il suo rammarico per i buu razzisti che dovrebbero sparire dagli stadi.

Defrel, cosa ha pensato quando ha visto in televisione le immagini del caso Kean?
«Che il razzismo è davvero brutto ed è sempre sbagliato quando qualcuno fa buu a una persona di colore negli stadi o in qualsiasi altro posto. Sarebbe l’ora che questa cosa finisse».

Nel calcio italiano c’è un problema razzismo?
«Io sono francese, guardo la Ligue 1 e vi assicuro che lì il problema si sente meno perché le persone di colore sono molte di più e magari anche più integrate grazie alla storia (coloniale, ndr) della Francia. Spero che l’Italia riesca a sconfi ggere il razzismo che però non è solo nel calcio».

Qual è la sua ricetta per riuscirci?
«Tutti devono recitare la loro parte. La campagna antirazzismo che sta portando avanti l’Inter dopo la vicenda Koulibaly, per esempio, è una cosa giusta e intelligente: è importante che la gente in vista prenda la parola e lanci messaggi di un certo tipo. Serve per educare i tifosi e la società in generale».


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