Parla Carnevali: "Se non giochiamo libri in tribunale"

L’ad del Sassuolo lancia l’allarme: "Lunedì dovremmo ricominciare con gli allenamenti collettivi ma siamo in alto mare"
Parla Carnevali: "Se non giochiamo libri in tribunale"© ANSA
Claudio Beneforti
3 min

Giovanni Carnevali, da cosa vogliamo cominciare?

«Decidi tu, tanto da qualunque parte ci voltiamo troviamo confusione e veleni».

Meno male che lo ammetti.

«Non ammetterlo sarebbe da incoscienti. Lunedì dovremmo ripartire con gli allenamenti a gruppi e tutto è ancora in alto mare».

Ma la colpa è anche vostra, come società intendo.

«Ti rispondo così: il ritiro non è un problema, ma deve essere rivisitato, perché contiene disposizioni troppo rigide ed esasperate. Lasciami dire una cosa: se noi vogliamo far morire il calcio siamo sulla strada giusta, qua siamo tutti pazzi, mi rendo conto che stiamo vivendo una situazione di grande emergenza, ma perché costruire tutta questa confusione».

Hai ragione, ma consentimi: far diventare gli allenamenti facoltativi solo, perché voi non volete pagare uno stipendio o due è un brutto segnale.

«Ciascuna società agisce nel proprio modo, a seconda delle proprie possibilità, poi è vero che è un sistema in grande difficoltà, altrimenti non arriveremmo a questi punti. Comunque, fammi dire che in questa grande emergenza tutti dovremmo metterci una mano sul cuore e aiutarci l’uno con l’altro, invece ciò non accade».

A chi stai parlando?

«A tutte le componenti che hanno in mano il futuro del nostro calcio».

Ma se già voi società siete sparpagliate e non unite come sarebbe fondamentale.

«E’ un aspetto culturale di noi italiani, pensiamo sempre a noi stessi, il nostro è un mondo che non ha una visione futura ma che guarda solo all’immediato. E questo tipo di sistema non ci porterà mai da nessuna parte, occorrono programmazione e organizzazione anche da parte di chi ci gestisce».

Un’insinuazione: al di là di quello che dicono, non è che queste componenti il calcio non vogliano farlo ripartire?

«Le società si sono già pronunciate sul fatto che questo campionato va finito».

Un conto è pronunciarsi e un conto è volerlo.

«Per quello che riguarda il Sassuolo noi questo campionato vogliamo finirlo a tutti i costi. E ringrazio il governatore dell’Emilia Romagna, Bonaccini, che ci ha dato la possibilità di ricominciare a lavorare prima degli altri, dimostrando un grande buon senso. Che purtroppo non appartiene ad altre componenti».

Non hai risposto. Tu la metteresti la mano sul fuoco sulla volontà delle altre società di ripartire?

«Se qualcuno non vuole farlo, lo dica apertamente ed esca allo scoperto. Magari è vero che alcune società danno un occhio alla classifica, ma qua dobbiamo pensare alla Serie A, a non affondare. Il discorso è uno solo: c’è un’industria calcio e c’è il calcio giocato e l’industria calcio se non si riparte è un dramma. Anche perché se fallisce la Serie A, a cascata, fallisce tutto il sistema calcio».

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