
"Le motivazioni fanno davvero la differenza"
Fabio Grosso, un uomo e un allenatore che dice le cose in faccia
Premessa: in questa intervista non sono state fatte a Fabio Grosso domande sul Mondiale 2006. Era e resterà sempre l’eroe di Berlino perché un gol in semifinale Mondiale e soprattutto il rigore decisivo sono nella storia. E lì rimarranno per sempre. Ma parlare di “quel” Grosso non renderebbe il giusto merito a questo Grosso qui: un bravissimo allenatore, una persona seria, anche più autoironica di quel che sembra, e un uomo che ama dire le cose in faccia. Anche a costo di risultare un po’ spigoloso. «Ma - dice - ci sto lavorando».
Partiamo alla fine: promozione in tasca da aprile. Se lo aspettava? «Ci speravo, forse non credevo saremmo riusciti con così tante partite di anticipo anche perché all’inizio non siamo partiti benissimo. Ma abbiamo fatto un percorso speciale, è stato meraviglioso lavorare ogni giorno in questo centro sportivo, con ragazzi disponibili e con una società seria e solida alle spalle. Abbiamo messo dedizione e passione, cercando di mettere in mostra le nostre qualità. Dopo qualche momento di difficoltà siamo riusciti ad esprimerci al meglio e ce l’abbiamo fatta».
Con Pippo Inzaghi ci siamo scontrati ma poi finisce tutto con un abbraccio

Laurienté da 10: "Serie A, quanto mi sei mancata"
«Sono felice di essere rimasto qui. È stata una stagione importante» E in pagella si regala “solo” un 7
Diciannove gol stagionali, di cui 18 in campionato. Sei assist. Trentatré partite in B, da settembre a maggio sempre presente se si esclude una gara saltata per squalifica e l’ultima di campionato passata in panchina a riposare
Armand Laurienté è stato il miglior giocatore del Sassuolo e il miglior giocatore della Serie B e non era scontato per uno che, in estate, era stato accostato ai grandi club d’Europa. Lui, invece, ha deciso di restare a Sassuolo: se brutta era stata la discesa, bella e rapida doveva essere la risalita.
«Futuro? Fare bene l’anno prossimo». Carnevali: «Noi vogliamo tenerlo»

Palmieri, dal vivaio a direttore sportivo
Il clima è buono, c'è fiducia, si sorride e quando gli chiediamo cosa farebbe se avesse un budget illimitato, ci risponde così
Nel frattempo, sempre perché la parola chiave di tutta questa storia è serietà, c'è anche un altro aspetto che ha cambiato la storia recente del Sassuolo: il club ha promosso il responsabile del vivaio, Palmieri, a direttore sportivo. Non è così usuale: «L'ho preso io per il settore giovanile, abbiamo vinto e portato giocatori in prima squadra ed era arrivato il momento di fare il salto», spiega Carnevali.
Palmieri, dal canto suo, se l'è giocata bene: «Non sono più giovanissimo, come esperienza e metodo di lavoro penso di essermi preparato abbastanza in un contesto che conosco bene. Stiamo pensando a cosa e come sarà il futuro, sappiamo che sarà tutto diverso, avremo davanti un campionato difficile, dovremo attrezzarci bene. Sappiamo che cosa dobbiamo fare, pur mantenendo i piedi per terra». Il clima è buono, c'è fiducia, si sorride e quando chiediamo a Palmieri cosa farebbe se avesse un budget illimitato lui frena subito: «Ma tanto non ce l'ho»
«Si pensa al futuro coi piedi per terra»

Sognare è lecito: il Sassuolo del futuro
Gli uffici del Mapei Football Center hanno delle enormi vetrate da cui sbirciare, ma tutti restano al loro posto. Carnevali, Palmieri e gli altri dirigenti invece a volte si sistemano a bordocampo ad osservare
Sognare, però, è lecito. Si può fare in tante lingue: il bosniaco Muharemovic ne parla cinque (guarda il reel) e quando deve viaggiare con la fantasia sceglie il bosniaco. Volpato, invece, l'inglese, anche se si rammarica di non riuscire a tornare in Australia abbastanza spesso.
I giocatori arrivano al centro d'allenamento un'ora prima della seduta e parcheggiano nel grande spazio con vista sui campi principali. Gli uffici hanno delle enormi vetrate da cui sbirciare, ma tutti restano al loro posto. Carnevali, Palmieri e gli altri dirigenti invece a volte si sistemano a bordocampo ad osservare.
Quando il sole tramonta è ora di tornare a casa: l'allenamento è finito, il campionato pure. Appuntamento a luglio per il ritiro. È già tutto programmato. Questione di serietà, ancora una volta.
«Penso a Lipani, un 2005, che è stato determinante con il Cosenza, una partita delicata. Tutti hanno dato il loro contributo» (F. Grosso)

