De Laurentiis esclusivo: "Bari, la nuova faccia del Sud"

In cinque stagioni dalla D alle soglie della Serie A. Il successo del giovane presidente resta il rilancio dell’immagine di un club che è sostanza e seguito
De Laurentiis esclusivo: "Bari, la nuova faccia del Sud"© FOTO MOSCA
Xavier Jacobelli
8 min

Benvenuti a Bariland, la nuova terra promessa di una società onusta di gloria e di passione, riportata all’onor del mondo da Luigi De Laurentiis, 44 anni, produttore cinematografico, presidente dal 31 luglio 2018, promosso dalla D alla C nel 2019, dalla C alla B nel 2022, sul punto di mettere piede in Serie A, Cagliari permettendo. Avvincente e spettacolare si annuncia la doppia finale dei playoff: il primo atto, domani sera all’Unipol Domus Arena; il secondo, domenica 11 giugno, allo stadio San Nicola, davanti a 60mila spettatori, record assoluto della B che batterà il primato di paganti (59.404) stabilito da Napoli-Lecce nel 2007 e già la moltitudine di 51.621 persone ha assistito alla semifinale con il Sudtirol. In prevendita, i biglietti sono stati bruciati in meno di sei ore, come si confà alla tifoseria di una squadra oggi nona nella classifica dell’affluenza fra A e B, sospinta da un pubblico pazzesco: 457.146 spettatori hanno assistito alle gare interne della stagione regolare, con una media di 24.060 presenze. Bisogna anche dare i numeri per capire il Fenomeno Bari di Luigi De Laurentiis, il quale si è guadagnato sul campo il diritto all’acronimo LDL che fa il paio con ADL, l’illustre genitore neocampione d’’Italia. 

Bari, i numeri del successo

I numeri sono eloquenti, eppure, come ammonisce il cartello scritto a mano nello studio di Albert Einstein all’università di Princeton, non tutto ciò che può essere contato, conta e non tutto ciò che conta, può essere contato. La verità è che mai come in questi giorni i fatti parlano e dicono di quanto la società stia onorando l’auspicio formulato nel 1908 da Floriano Ludwig, austriaco, capostipite dei padri fondatori: «Sappiate amare la Bari. Sappiatela custodire e guardatela sempre da innamorati». La conversazione con De Laurentiis lo conferma. Il linguaggio è forbito e chiaro, l’orgoglio è trasparente: nasce dalla dimostrazione che un altro calcio è possibile. Soprattutto, se la scalata al cielo in affonda le radici in una squadra e in una società raccolte dopo un fallimento, così doloroso per i baresi da indurli ad apprezzare il doppio la nuova Età dell’Oro. «In questi giorni provo una fortissima emozione. Sono fiero del San Nicola stracolmo, popolato da moltissime famiglie e da moltissimi bambini, uno stadio non violento e antirazzista, moderno e luminoso con i suoi led e i suoi show prepartita che tanto piacciono alla gente, il suo maxischermo, le migliorie apportate grazie al gioco di squadra con il Comune, che ringrazio. Mi creda: questo per noi è uno dei successi più preziosi di cui menare vanto. Dicevano che al Centro-Sud fosse impossibile fare grande calcio: non è così». Vero. Napoli campione d’Italia, Lazio seconda in classifica, Roma finalista di Europa League, Fiorentina finalista di Conference League, Frosinone promosso in A, Catanzaro di nuovo in B, Catania di nuovo in C, Bari e Cagliari che si contendono la Serie A.

Bari, il patto di ferro e la similitudine col Napoli

De Laurentiis annuisce: «Questa doppia finale dei playoff fa un gran bene a l calcio italiano, sotto tutti gli aspetti». Cinque anni fa, quando prese in mano la società, ripartendo dai dilettanti, si aspettava di ritrovarsi alle soglie della A dopo soli cinque anni? «Quando siamo arrivati, abbiamo trovato molta polvere da sollevare, maglie di fortuna, organizzazione da creare e cento altri ostacoli da superare. Certo, forti dell’esperienza maturata nel contesto napoletano, avevamo l’ambizione di rinascere e l’abbiamo coltivata passo dopo passo». Per associazione d’idee, il suo accenno alle maglie di fortuna mi fa venire in mente il ricordo di Pierpaolo Marino a proposito della rifondazione napoletana firmata Aurelio De Laurentiis. «Non avevamo né maglie né palloni, né un posto dove allenarci». Sbaglio o c’è una similitudine fra il percorso coperto dal Napoli di suo padre e quello del suo Bari? «La similitudine c’è, sia pure in un contesto temporale diverso: il 2004 per il Napoli, il 2018 per il Bari. È la fine di luglio, in pieno periodo vacanziero. Dobbiamo mettere in piedi la squadra in fretta e furia, individuare a Roma il luogo dove consentirle di allenarsi, trovare gli sponsor al volo e al volo Kappa ci fornisce le divise: così ripartiamo dalla Serie D. Mio padre ed io stipuliamo un patto di ferro: totale indipendenza nella gestione del club, libertà di manovra assoluta. E così è stato».

Il futuro in caso di promozione

La domanda è doverosa e non vuole essere surrettizia e so che non butterà il pallone di tribuna: se il Bari conquisterà la Serie A, a norma di regolamento, che cosa faranno De Laurentiis padre e De Laurentiis figlio, alla guida di due club con la stessa proprietà? «Capisco l’interesse, però, in questo momento, mi permetta di pensare solo alle due partite con il Cagliari e ai nostri gioielli». Giusto: da chi partiamo, da Mignani e Polito? «Sono nostri e me ne vanto. Mignani ci ha portati dalla C alla B e, adesso, a due passi dalla A: apprezzo il suo spessore umano e tecnico. Mignani ha passione, determinazione, entusiasmo. Ciro Polito è il direttore sportivo che sa scegliere i calciatori adatti al gioco dell’allenatore: Cheddira, abbiamo visto di che cosa sia stato capace anche ai Mondiali; Caprile, uno dei migliori portieri della B; Morachioli che giocava nel Renate, Dorval, tutti gli altri, i n testa Valerio Di Cesare, 40 anni, il nostro guerriero che ha sposato il Bari ritornando per ripartire dalla D».

Bari e i 5000 bambini

LDL s’illumina quando rimarca: «I nostri sforzi sono stati ripagati nel tempo. Cinque anni fa, molti ragazzi tifavano per squadre diverse dal Bari: oggi contiamo 30 scuole calcio frequentate da cinquemila bambini e tutti si allenano con la maglia del Bari. Questo significa consolidare il legame con il territorio, costruire il futuro, far crescere l’attaccamento alla maglia». E anche alle sciarpe... De Laurentiis sorride. «Quando il Napoli ha festeggiato lo scudetto, sono andato in campo per celebrare mio padre, com’era sacrosanto che fosse e per due minuti mi sono messo la sciarpa del Napoli al collo, levandomela per la foto di gruppo, in segno di rispetto per il club che presiedo. Cii sono state polemiche, ma sono abituato a dire ciò che penso, con la massima onestà intellettuale. Così ho scritto quella lettera per chiarire ed è servita. Eccome». Una vera lettera d’amore per Bari e il Bari: «Sono arrivato qui nel 2018 senza conoscere molto di questa città. Me ne sono innamorato praticamente da subito. Ho imparato ad apprezzarne ogni sfaccettatura attraverso le parole e gli occhi di voi tifosi, fino a stringere con essa un legame forte, viscerale. Ho investito tempo personale e denaro in questo club che ho sentito mio ogni giorno di più. Insieme abbiamo vissuto emozioni fortissime, versato lacrime di tristezza, ma soprattutto di gioia, vissuto momenti indescrivibili a parole. Nella buona e nella cattiva sorte non ho mai fatto un passo indietro, non ho mai mollato, mantenendo vivo più che mai quell’entusiasmo e quella tenacia grazie ai quali abbiamo dapprima ritrovato la B, salendo poi fino al terzo posto in questo incredibile campionato. Mi auguro che tutti coloro che in questi giorni hanno acceso queste polemiche, forse comprensibili, possano unirsi e concentrarsi verso un unico obiettivo. Sostenere il Bari verso una forsennata corsa playoff. Sostenere una squadra che ad oggi ha dato tutto per voi. Voi che siete il nostro cuore pulsante». E LDL ha detto tutto.


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