Cagliari, rivoluzione sull'Isola: adesso è un modello

Cambiamenti societari, legame con i tifosi, tradizione e innovazione. Così Giulini ha riacceso la fiamma dopo la retrocessione
Cagliari, rivoluzione sull'Isola: adesso è un modello© LAPRESSE
Giorgio Marota
5 min

Di fronte a una grande delusione sportiva, un imprenditore può reagire in due modi: disamorarsi e mollare la presa , oppure fare in modo che la fiamma della passione continui ad ardere nonostante la tempesta. Quella di Tommaso Giulini non s’è mai spenta. Il suo Cagliari stava per affogare nell’acqua alta di Venezia, il giorno della retrocessione in B , ma anziché restare in balìa delle onde ha posto le basi per un futuro che oggi è già presente. Due le svolte temporali: quella di inizio novembre per il cambio della guardia dirigenziale e quella di fine dicembre con l’arrivo di Ranieri che ha risollevato una squadra in crisi, portandola a sognare il ritorno in Serie A. Il Casteddu è ripartito tra tradizione e innovazione, assecondando la sete di cambiamento del suo patron. Prima di tutto, il look. In stile americano. L’idea (molto italiana) dell’uomo solo al comando è stata abbandonata per favorire la suddivisione di ruoli e responsabilità in tre diverse aree: la parte “business e media” affidata a Stefano Melis, quella “corporate” (amministrazione, contabilità, risorse umane) a Carlo Catte e quella “sportiva” a Nereo Bonato, con la collaborazione di Carta e Mereu e dei software più sofisticati. Nessun comparto sovrasta l’altro, tutti sono coordinati tra loro. «Prima si ragionava puntando tutto sull’area sportiva. Oggi il Cagliari è una “entertaining company” con un obiettivo prioritario: mettere al centro i suoi tifosi», le parole di Melis.

Cagliari e il rapporto con i tifosi

Il Cagliari, che ha una struttura di circa 50 dipendenti “extra campo”, ha lanciato quest’anno la sua mascotte: si chiama Pully ed è un simpatico fenicottero rosa. Il nome l’hanno scelto i bambini, che alla Domus Arena hanno un settore dedicato, la Curva Futura, dove si tifa imparando valori quali rispetto, amicizia e fair play. Per i sostenitori in tribuna c’è la possibilità di ordinare bibite e merchandising ufficiale direttamente sul posto, tramite un QR code. E poi c’è “Pica”, la vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra spettacolo sul campo e sugli spalti; qualcosa che gli inglesi definirebbero come il miglior “fan engagement” su piazza. Ogni tifoso, scaricando un’app, può usufruire del servizio “vivi i tuoi highlights” e ricevere diverse foto che lo ritraggono nell’arco dei 90 minuti; lui, o lei, insieme ai suoi sentimenti più carnali: gioia, disperazione, esultanza, tensione. Le emozioni si traducono in scatti grazie alle intuizioni dei fotografi a bordo campo e poi, tramite la tecnologia di riconoscimento facciale, un algoritmo individua l’identità del sostenitore e gli invia le foto della “sua” partita. I sold out delle ultime gare sono figli anche di queste strategie commerciali, apprezzatissime dalla gente. L’operazione “appartenenza” si esplicita anche nell’organizzare momenti di convivialità in tutta la Sardegna tra i calciatori rossoblù e i tifosi.

Il bacino d'utenza

Il Cagliari è uno dei pochi club a non aver perso un euro di sponsorizzazioni con la retrocessione in B del 2022. I partner qui li hanno fidelizzati, puntando sulle radici comuni trattandosi - nella maggior parte dei casi - di aziende presenti sul territorio. Il club dell’isola, del resto, continua ad avere un bacino d’utenza notevole a prescindere dalla categoria in cui gioca: dopo le cosiddette 7 sorelle – Juve, Inter, Milan, Napoli, Roma, Fiorentina e Lazio – nella classifica sul numero di tifosi in Italia c’è proprio il Casteddu.

La struttura e i giovani

Siamo alle battute finali per il progetto del nuovo stadio, che la società conta di inaugurare almeno per la seconda parte del 2026-27. Dopo il pubblico interesse e la pubblica utilità, è stata convocata la conferenza dei servizi decisoria. Sarà un impianto da 30 mila posti e sorgerà al posto del vecchio Sant’Elia; per la Figc può essere una delle sedi di Euro 2032, se l’Uefa dovesse assegnare l’evento al nostro Paese. L’impianto, intitolato a Gigi Riva, avrà pure un hotel, un centro benessere di 4 mila metri quadri, «il più grande della Sardegna», uno store, il ristorante, il museo e gli uffici del club. «Contiamo di completare i lavori in 25 mesi, nel giro di due anni dalla posa della prima pietra sarà pronto» spiega Melis. Sarà un’opera pubblico-privata con investimento da 60 milioni, in concessione al Cagliari per 50 anni. A proposito di strutture, la mission societaria prevede un vivaio di alto livello, dal quale sono sbocciati ultimamente tre classe 2002 protagonisti in prima squadra: Obert, Kourfalidis e Luvumbo. Anche le academy fioriscono: oggi se ne contano 43 solo in Sardegna, così da monitorare costantemente circa 5.000 talenti di prospettiva e scovare i nuovi Barella, più 3 centri di formazione sull’isola (nord, centro e sud) e due fuori regione, uno a Rho (Lombardia) e l’altro a Lecce (Puglia). Asseminello, casa rossoblù, è riconosciuto come uno dei migliori centri sportivi in Italia. Ranieri l’ha definito un «resort». E in questa oasi di felicità stanno programmando un sogno che su queste basi non sarà mai un’ossessione: la Serie A.


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