Se Grosso esalta il lavoro di Balata

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Se Grosso esalta  il lavoro di Balata© LAPRESSE
Tullio Calzone
2 min

Divenuta cosmopolita bucando il video ovunque nel mondo (ultimi accordi anche per commercializzare i diritti tv in Australia, Nuova Zelanda e Africa) e abbattuto il muro del milione di spettatori sugli spalti già una settimana fa, la Serie B si candida a divenire il format per eccellenza del calcio italiano. Con due ambizioni: sostenibilità economica e vocazione formativa. La valorizzazione dei diritti televisivi e il grande successo di pubblico non sono, infatti, fattori estemporanei e occasionali, ma la conseguenza diretta di una rivoluzione profonda che viene da lontano e dal basso. Sono il frutto di un lavoro radicale con innovazioni che non si sono mai interrotte nell’ultimo decennio, arricchendo di fatto l’offerta di questo torneo cresciuto tra mille difficoltà economiche e diventato sempre più attrattivo. La tenacia e la visione del presidente Mauro Balata (e delle governance che si sono susseguite) hanno amplificato e valorizzato questi tentativi di non rendere la categoria suddita dei grandi club o addirittura una semplice appendice di essi. Una condizione che avrebbe tolto autonomia e valore al torneo cadetto. Insistendo, invece, sulla vocazione specifica della B, quella di offrire delle opportunità ai nostri giovani che in A puntualmente evaporano e non giocano più, l’avvocato sardo ha alimentato il valore di questo torneo che i successi in campo e fuori (sugli spalti e davanti alla tv) certificano. Ma è stato possibile anche grazie alla contendibilità dei risultati, ai playoff allargati, all’introduzione delle nuove tecnologie e alla capacità di penetrare i territori attraverso la valorizzazione di essi con iniziative meritorie e solidali nonostante le ormai tante proprietà internazionali che non hanno tolto identità ai club. Perché il calcio non è solo un fenomeno sportivo o commercializzazione di diritti, altrove, peraltro, neanche capitalizzati come si potrebbe, magari riuscendo a favorire finalmente una più equa ripartizione della ricchezza creata. Intanto, chi ha saputo innovare raccoglie risultati cospicui. Non è affatto un caso questo Frosinone che Grosso lancia in fuga dopo aver confitto un veterano come Castori. Anche il Perugia, però, deve piegarsi alla capolista ciociara che non viene dal niente. Proprio no! E per questo è destinata a durare lassù.


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