Nelle vene di un ministro impegnato a gestire uno degli apparati più complessi del Paese scorre sangue rossoblu. Paolo Zangrillo, titolare del dicastero per la Pubblica Amministrazione, ne fa una questione di puro cuore: «Il Grifone ti entra dentro - racconta -. A casa si parlava talmente tanto di Genoa che ho scoperto l'esistenza della Samp solo in età adolescenziale». Non poteva che accettare, quindi, l'invito a tagliare simbolicamente il nastro del Genoa Club “Zeneixi de Roma - Francesco Bruzzone”, che pur avendo 14 anni di storia verrà presentato ufficialmente stamattina alla Camera, rinforzando così il legame tra i parlamentari-tifosi e la squadra più antica d'Italia, prossima ai 130 anni di storia.
Ministro Zangrillo, come nasce questa passione?
«Mio padre mi portava spesso al Righi, una collina che si affaccia sul quartiere Marassi. Una volta indicò lo stadio e disse "lì giocano i campioni del Genoa". Avevo 6 anni, mi innamorai».
Non hanno mai provato a portarla sulla sponda doriana?
«Mai. Il Genoa è un fatto di famiglia».
E suo fratello Alberto, storico medico di Berlusconi, oggi ne è il presidente.
«Alberto fa altro nella vita e si è messo a disposizione perché ama i colori rossoblù. Questo cambio di proprietà mi fa ben sperare per il futuro».
Vi scambiate consigli?
«Ogni tanto mi confronto con lui sul ruolo del presidente e sulla necessità di gestire i rapporti istituzionali in un certo modo. Ma lui è già molto preparato».
Il ricordo più bello da tifoso?
«Il gol di Skuhravý in Coppa Uefa, contro l'Oviedo, a pochi minuti dalla fine. Ero allo stadio con mio padre che stava già male. Quella sera ha vissuto uno degli ultimi momenti di gioia grazie al calcio».
Questo Genoa le piace?
«Il Genoa mi piace a prescindere».
Tornerà in A?
«Speriamo di festeggiare a fine stagione. Ho visto un azionariato disposto a investire e mi sembra che la squadra sia stata brava ad adattarsi in fretta alla Serie B. Mi dispiace per il -1 in classifica, è un brutto inciampo, ma resto fiducioso».
Con Gilardino 21 punti in 10 giornate.
«È stata una grande sorpresa. Nella mia vita ho fatto per trent’anni il capo del personale, mi sono sempre occupato di valorizzazione del capitale umano. E lui è bravo perché capisce che nello sport le vittorie nascono dalla condivisione degli obiettivi».
Il Genoa d'ora in avanti avrà anche una "rappresentanza" parlamentare.
«Ho un bel rapporto con Pastorino, deputato e sindaco di Bogliasco, anche se siamo su sponde politiche diverse. Quando mi ha parlato del club ho accolto l’iniziativa con entusiasmo. Il grande patrimonio del Genoa restano i suoi tifosi, quella marea che segue la squadra ovunque».
Lei è stato il primo ministro a fare un viaggio nel Metaverso. Lo immagina lì il calcio del futuro?
«Io ho tre figli, una femmina che non segue il calcio e due maschi che tifano Genoa come me. Sono un grande sostenitore dell’innovazione tecnologica e, se vogliamo far funzionare un ministero così importante, dobbiamo cogliere l’opportunità che l’innovazione ci offre. Ma lo sport deve restare com'è, possibilmente recuperato alcuni valori perduti. La competizione, il sacrificio e il sudore non li ho ancora trovati nel Metaverso».