Lecce, che Lucioni: una promozione da leader vero

È stata, forse, la sua stagione migliore: una garanzia nel reparto arretrato e anche la gioia di un gol decisivo. Ora vuole tornare a giocare in Serie A da protagonista
Lecce, che Lucioni: una promozione da leader vero© LAPRESSE
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Il capitano delle mille battaglie. Fabio Lucioni ha riportato la nave in porto, da condottiero e comandante vero. Dalla retrocessione di due anni fa, a una delle gioie più grandi della sua carriera in una città che riconosce in lui il leader massimo di questo spogliatoio. Un’impresa compiuta da protagonista in campo, perché sempre schierato quando arruolabile e sempre l’ultimo a mollare.

In campo

Un’annata di onorato servizio, come ogni capitano che si rispetti. Sono 37 le partite giocate in campionato su 38, per un totale di 3.316’ in campo. Alla faccia dei 34 anni e di una carta d’identità che lo vede, a detta di Corvino, avanti con l’età. Ma, come il vino, più passano gli anni e più Lucioni diventa... buono. Quest’anno, in tandem con Tuia e Dermaku e in casi necessità addirittura con Calabresi, si è regalato forse la miglior stagione della sua carriera. E poi, come segno del destino, ha pure segnato nella partita più importante della stagione: al Via del Mare, contro il Pisa. Aveva tutto da perdere, quel giorno, il Lecce. E proprio in quel turno di campionato, grazie anche alla zampata del capitano, i giallorossi hanno blindato la zona-promozione, giocando prima con il Vicenza e poi con il Pordenone con il destino nelle proprie mani. Troppo semplice definirlo l’uomo della provvidenza, ma tant’è. C’è il segno di Lucioni sulla storica cavalcata dei giallorossi. «Ha un significato speciale questa promozione», ha sottolineato Lucioni nel giorno della festa. «Perché siamo partiti in sordina, senza avere il pronostico dalla nostra parte, ma con un gruppo straordinario e con tanto lavoro ce l’abbiamo fatta. Avevo sensazioni positive fi n da inizio stagione, la squadra ha dimostrato di avere i giusti valori per scrivere questa pagina di storia». E “Lo Zio” sa di essere il punto di riferimento nello spogliatoio, ma non solo. E il ruolo gli piace: «Con il passare degli anni sicuramente mi sento ancora più responsabile, ma non solo l’unico “veterano”: i calciatori si sono affidati a me così come agli altri senatori del gruppo. Questa è la vittoria della squadra, che ha saputo soffrire e gioire, restando con i piedi ben saldi a terra e lavorando spesso anche nei giorni di riposo».

Il futuro

E nel futuro c’è la Serie A. Ancora una volta con la maglia giallorossa addosso: sembra impensabile dare continuità al ciclo iniziato la scorsa estate senza un veterano del calibro del numero cinque giallorosso. Chi, se non lui, può guidare con esperienza e personalità lo spogliatoio e far capire il senso di appartenenza a questa maglia ai nuovi arrivati? Il capitano non abbandona la nave, nemmeno se questa dovesse affondare: Lucioni non lo ha fatto dopo la retrocessione in B, figuriamoci ora che sulla grande festa c’è anche il suo timbro.


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