Soleri: “Totti e Haaland, ho avuto il massimo”

L’attaccante ex Roma ha trovato l’ambiente giusto nel Palermo: "Frenato da scelte sbagliate, ma l’età è dalla mia parte. Orgoglioso di aver condiviso il campo con Francesco, emozionato di allenarmi dove lo fa Erling"
Soleri: “Totti e Haaland, ho avuto il massimo”© LAPRESSE
Marco Evangelisti
5 min

MANCHESTER - Edoardo Soleri, che cos’è questa storia del dodicesimo uomo?
«Cioè?».

Il fatto che lei segna solo quando entra dalla panchina.
«Ma no. È una casualità della stagione scorsa. Sono stato il secondo marcatore della squadra e ho messo del mio sulla promozione. Il Palermo merita di stare almeno in B. Poi la gente si fissa su queste cose. Anche nello spogliatoio è diventata una gag. L’importante è che non ci si fissi l’allenatore».

Dodici gol in totale, tutti da subentrato.
«In effetti».

Significa che può ancora migliorare?
«Ho 24 anni e la maturazione di un attaccante è diversa rispetto agli altri ruoli. Cerco di ritagliarmi uno spazio. Siamo tanti giocatori nuovi e siamo qui a Manchester per lavorare su questo. Abbiamo un allenatore esigente che però aiuta e consiglia tutti, cura i movimenti di ognuno di noi».

Lei è il poliglotta della squadra. Supponiamo che all’estero i compagni le rompano le scatole usandola come interprete.
«Ho cominciato a giocare in Brasile. A vent’anni ero in Spagna, a ventuno in Portogallo. Parlo spagnolo e portoghese meglio dell’inglese, ma sì, me la cavo. Ne so un po’ più degli altri. Spagnolo, portoghese, inglese e italiano. Con accento romano. Quello è difficile toglierselo».

Com’è imparare il calcio in Brasile?
«I più lo imparano in strada. Anche tanti giocatori affermati partono dalla miseria e arrivano altrove con la forza del gioco. Io no. Mio padre lavorava in giro per il mondo e ho avuto la fortuna di potermi permettere una scuola. Il Jockey Club a San Paolo. Ero piccolo, ricordo poco, ma l’amore intenso per il calcio che si respirava dovunque mi è rimasto dentro».

Con la Roma ha debuttato anche in Champions League. A un certo punto era il centravanti giallorosso designato per il futuro.
«Lo so. Poi le scelte sbagliate hanno interrotto il percorso. Lo sto riprendendo ora. Spero di arrivare in Serie A con il Palermo. Società abituata ad altri livelli, squadra ambiziosa. Ricomincio da un posto di alto profilo».

Scelte sbagliate da parte di chi?
«Non fa niente. Probabilmente sono andato all’estero troppo giovane, di prestito in prestito. Da molti punti di vista sono cresciuto. D’altra parte il nostro calcio mi ha perso di vista. È andata così. Sono felice di avere ritrovato spazio in Italia e di essere di nuovo in pista».

Lei che ne ha viste tante, dov’è che il calcio italiano sbaglia?
«Gli altri puntano su due fattori: i giovani e le strutture. Da noi cominciamo a dare spazio ai giovani, ma per quanto riguarda stadi e impianti per l’allenamento siamo indietro. Poi ci manca intensità e fisicità, ma anche da quel punto di vista ci stiamo adeguando. Qualche anno e torneremo ad avere una grande Nazionale e un grande campionato».

Nei suoi giri, dov’è che si è divertito di più?
«A Palermo. Anche se da ogni esperienza porti via qualcosa. Però i play off della Serie C restano qualcosa che ti marchia con il fuoco dell’emozione».

Che cosa si è regalato dopo quel successo?
«Un viaggio alle Canarie con un compagno di squadra. Escursioni, surf, immersioni, cose di questo genere. Il surf l’ho mollato quasi subito, non faceva per me».

Sarà retorico dirlo, ma si sta allenando sui campi di Haaland.
«Perché retorico? Ci penso eccome. Ci pensiamo tutti. Per me Haaland è un punto di riferimento di quest’epoca. Se pensi che qui si allena il Manchester City di Guardiola la voglia di lavorare aumenta, non sono storie. Se non si sogna, se non ci si confronta con le società top buonanotte».

Ha qualcosa da dire a Totti, ora che lui è tornato in prima pagina?
«Solo che è stato uno dei più grandi della storia del calcio italiano e che per me è stato un orgoglio condividere il campo con lui. Il resto non m’interessa».

A Palermo ha trovato il suo ambiente ideale?
«Una città splendida, caotica come Roma, con il mare e piena di gente sorridente. Non saprei che cosa chiedere di più».

Manca la Serie A.
«La B è un campionato difficile, imprevedibile. Ma siamo già riusciti lo scorso anno a fare qualcosa che nessuno riteneva alla nostra portata».

E lei?
«Io cerco di crescere giorno dopo giorno. La giovinezza è dalla mia parte».


© RIPRODUZIONE RISERVATA