Dottor Saladini, lei ha letteralmente salvato la Reggina dal baratro. Con grande entusiasmo, insieme con il presidente Marcello Cardona, ha rilanciato il club a tutti i livelli, nonostante le mille difficoltà incontrate e, soprattutto, i debiti, ereditati dalle gestioni precedenti. Perché ora ha deciso di passare la mano?
«La Reggina è una squadra straordinaria. Lo scorso anno ho deciso di salvare la società dal fallimento e ce l’abbiamo fatta. Un club calcistico è un tipo di società molto particolare, soggetto a molteplici interessi economici e anche politici come abbiamo visto in queste settimane. Il mio compito era risanare il club. Ho costruito un progetto concreto con una visione di lungo periodo. Ora devo concentrarmi sul mio gruppo».
Quali sono i potenziali acquirenti e/o investitori del club ai quali ha fatto riferimento nel suo comunicato, in calce alle dimissioni del presidente Cardona, la cui decisione presumo sia stata sofferta, considerato il suo attaccamento alla Reggina e ai reggini?
«Proprio per l’affetto che ho nella squadra trovare l’acquirente migliore non è facile. Deve avere anche le capacità di affermare sempre di più questo grande club. Per questo motivo stiamo lavorando su più tavoli, in totale trasparenza con tutti, ma valutando anche le finalità e le competenze di chi si sta proponendo».
Ritiene affidabili, seri e competenti i potenziali acquirenti?
«Stiamo valutando solo gli interlocutori seri e competenti. Ci rendiamo sempre disponibili a valutare nuove proposte».
I tifosi della Reggina sono comprensibilmente in ansia e seguono gli sviluppi della situazione, confidando in un’evoluzione positiva: qual è il suo messaggio ai suoi sostenitori che ha sempre definito il primo patrimonio della società?
«Prima di tutto un ringraziamento ai tantissimi che hanno sempre sostenuto me e il club, anche con critiche costruttive. Siamo una grande squadra. A loro dico che devono stare sereni perché a gestire questa fase c’è la stessa persona che lo scorso anno ha salvato la Reggina dal fallimento e dalla retrocessione, che ha portato un grande allenatore alla squadra e un presidente di alto profilo, ridato il prestigio che meritavamo portando per la prima volta in Calabria la presentazione del calendario della Serie B. E risanato il debito. Abbiamo fatto tutti questi passi insieme e continuerò a sostenere la crescita del club per il futuro anche se passerò il testimone».
Ci può raccontare per filo e per segno l’avventurosa storia dell’omologa del Tribunale fallimentare che, giunta in ritardo, ha causato la penalizzazione comminata alla squadra? In che modo e sostenendo quali oneri, la Reggina si è accollata la ristrutturazione del debito? E a quanto ammonta?
«Quando la Reggina rischiava il fallimento ho fatto quello che normalmente si fa con una società: ho chiesto di vedere i conti. Conti disastrosi, ma che con il cuore e il portafoglio in mano si potevano gestire. Quindi abbiamo rilevato la società e ci siamo messi al lavoro. Poi sono arrivate le sorprese. Quei conti non erano veri. I debiti erano molti di più. E nelle settimane successive si sono presentati alla porta creditori di cui non sapevamo nulla. Il debito pregresso è cresciuto in modo enorme. Dovevamo porre un punto fermo. Per cui abbiamo applicato la legge fallimentare e chiesto la ristrutturazione del debito. In questo modo tutti coloro che avevano dei crediti dovevano presentarli e la situazione sarebbe stata chiara. E qui le cifre sono cresciute ancora. Nel rigore della legge abbiamo sviluppato il piano di ristrutturazione che poi è stato omologato. Vorrei che fosse chiaro un fatto: ci siamo trovati di fronte a conti che erano un multiplo dei debiti iniziali e avevamo due scelte: metterci sotto e fare un piano per salvare ancora la squadra, oppure arrenderci davanti a una situazione economica molto più disastrosa di quanto ci era stato presentato. Abbiamo di nuovo scelto l’impegno, e l’ho fatto con garanzie personali. Mi creda che è stato più difficile di quando abbiamo rilevato il club. Noi sappiamo di avere fatto tutto con grande rigore, e il Tribunale ci ha dato ragione. Tutti hanno rispettato i tempi di legge, solo che non combaciavano con quelli sportivi».
Che cosa pensa delle “preoccupazioni” del presidente della Lega B, Mauro Balata, circa la situazione della Reggina?
«Balata è una persona che stimo molto e comprendo il suo ruolo istituzionale ma non ha motivo di preoccuparsi perché la Reggina è un club solido, sano che vuole continuare ad essere un esempio per il mondo sportivo».
Ci sono altri club che confidano nella situazione attuale della Reggina per prenderne il posto in B: l’iscrizione al campionato è andata positivamente in porto?
«Noi abbiamo presentato tutta la documentazione necessaria. Non ho motivo di ritenere che ci siano problemi. Poi che ci sia invece chi confida nelle disgrazie degli altri, ecco non è proprio il mio modo di pensare. Per evitare di creare turbative allo svolgimento dei playoff, a beneficio di tutti i club, abbiamo accettato la penalizzazione e ce la siamo giocata sul campo. Questo è il modo di pensare ai valori dello sport per noi della Reggina: rispetto per tutti».
Che cosa pensa dell’atteggiamento di questi club?
«Vedi sopra»
Filippo Inzaghi resterà alla guida della Reggina?
«Con Inzaghi abbiamo un accordo triennale e non ci sono motivi per metterlo in discussione. Ci stiamo per avviare alla prossima stagione e credo che per la sostenibilità del club e il suo futuro si debba puntare sui giovani».
Un anno dopo, qual è il suo bilancio alla guida della Reggina?
«E’ stata una esperienza straordinaria che mi ha fatto toccare con mano i valori delle persone dalla mia terra. Ho compagni di viaggio meravigliosi, dai tifosi allo staff, ai miei soci e posso contare sul sostegno dei rappresentanti regionali nelle istituzioni locali e nazionali. Credo che assieme abbiamo fatto delle cose importanti per la città, per la squadra, dando segnali di quanto si possa fare attraverso lo sport per i territori. Penso ai tanti giovani che hanno trovato nel nostro club un luogo di aggregazione e formazione, all’accordo con la Prefettura per la messa in prova dei minori responsabili di reati, insomma alle tante cose che hanno dato un contributo positivo al territorio. Giovani che io ritengo saranno anche al centro del futuro sportivo della squadra. Sto facendo tutto quello che posso e ritengo giusto per il club».