Berisha, il baby Ibra prenotato dalla Roma

Diciassette anni e origini kosovare. E’ stato il capocannoniere dell’ultimo Mondiale Under 17: sette gol con la maglia della Svezia. Il ds Sabatini l’ha soffiato al Liverpool. E’ mancino e si è fatto conoscere nelle giovanili dell’Halmstads: sedici reti nel campionato svedese Under 19
Stefano Chioffi
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ROMA - L’ambasciatore della Svezia è Zlatan Ibrahimovic, che ha segnato in carriera 317 gol ed è il principe delle plusvalenze: il suo cartellino ha generato in Europa un giro di affari di quasi 170 milioni di euro. Dal Malmoe all’Ajax, dalla Juventus all’Inter, dal Barcellona al Milan, fino alla chiamata degli sceicchi del Paris Saint Germain. Ma Ibrahimovic è anche il giocatore in attività che ha vinto il numero maggiore di campionati: due in Olanda, cinque in Italia, uno in Spagna e uno in Francia. In totale sono nove. E’ il simbolo di una Svezia che negli anni 50 aveva fatto sognare un’intera generazione con Nordahl, Liedholm, Gren e Hamrin: un poker di campioni. Sono stati loro a precedere Ibra.

MALMOE E GOTEBORG - La Svezia non è riuscita a qualificarsi agli ultimi due Mondiali in Sudafrica e in Brasile. Il suo migliore piazzamento risale al 1958, quando arrivò seconda e fu sconfitta davanti al traguardo dalla mitica Seleçao di Pelé, Garrincha, Vavà e Djalma Santos. A livello di club ha sfiorato una Coppa dei Campioni con il Malmoe di Prytz e Kinnvall, che perse nel 1979 la finale con il Nottingham Forest di Francis e Birtles. Mentre in Coppa Uefa si è imposta due volte. Sempre grazie al Goteborg, che nel 1982 aveva battuto l’Amburgo di Magath e Hrubesch. Era la squadra allenata da Eriksson e aveva in campo gente come Stromberg, Hysen e Corneliusson. Nel 1987, invece, il Goteborg riuscì a imporsi contro gli scozzesi del Dundee United.

IL MONDIALE UNDER 17 - Eliminata dal Portogallo, negli spareggi che valevano un biglietto aereo per l’avventura in Brasile, la Svezia ha saputo superare la delusione e concentrarsi sul futuro. I segnali più incoraggianti sono arrivati dalla nazionale Under 17, che ha conquistato la medaglia di bronzo nel mondiale di categoria, disputato dal 17 ottobre all’8 novembre negli Emirati Arabi. La Svezia, guidata in panchina dal ct Roland Larsson, ha chiuso tra gli applausi, travolgendo per 4-1 l’Argentina ad Abu Dhabi. Un terzo posto festeggiato anche con l’aiuto del centravanti Valmir Berisha, autore di una tripletta davanti all’Argentina, inserita alla vigilia del torneo nel blocco della favorite e illuminata da uno dei baby più quotati, l’attaccante Sebastian Driussi, classe 1996, nuova stella del River Plate.

LA ROMA - Berisha è stato il capocannoniere del Mondiale Under 17: sette gol in sette partite, uno in più del nigeriano Iheanacho (prenotato dal Porto) e del brasiliano Boschilia del San Paolo. Il suo futuro è in Italia: la Roma ha trovato l’accordo con l’Halmstads, in cambio di mezzo milione di euro più una serie di bonus legati alla crescita di questo centravanti, che in Svezia viene considerato l’erede di Ibrahimovic. Ha origini kosovare, è nato il 6 giugno del 1996 a Deçan, ha firmato sedici reti in venti gare nel campionato svedese Under 19, dove ha dato spettacolo: due doppiette (contro lo Jonkoping e il Landskrona) e una tripletta (contro il Lunds). E’ alto un metro 86, pesa 76 chili, ha una struttura muscolare notevole in rapporto alla età. Era stato richiesto dal Liverpool, dal Tottenham e dal Celtic: la Roma si è mossa in anticipo. Nonostante le pressioni dei dirigenti dell’Halmstads, Berisha non ha voluto prolungare il contratto, in scadenza alla fine di giugno.

IL SUO IDOLO? IBRA - E’ mancino, protegge il pallone con i gomiti, salta bene di testa, va in pressing sui difensori, in area di rigore è agile e svelto, si lancia su ogni pallone. Lotta, arretra sulla trequarti, partecipa alla manovra. Berisha ha un idolo: Ibra. Ma non si fa condizionare dai paragoni. Viene descritto dai suoi allenatori come un grande lavoratore, generoso e umile. Negli Emirati Arabi ha ricevuto i complimenti del selezionatore svedese Roland Larsson. In questa emozionante scalata è stato accompagnato anche dai consigli di Mats Jingblad, tecnico dell’Halmstads Under 19.

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