ROMA - Dunga licenziato, Tite nuovo ct: la Coppa America e l’eliminazione nella fase a gironi (non capitava dal 1987), hanno certificato la crisi del Brasile. Dal fallimento nel Mondiale del 2014 al flop di questi giorni negli Stati Uniti: terzo commissario tecnico in ventitré mesi, il primo a saltare era stato Felipe Scolari, che ora lavora in Cina, al Guangzhou Evergrande. I risultati degli ultimi due anni hanno bocciato la Seleçao, precipitata al settimo posto nel ranking della Fifa. Ora si riparte da Tite, 55 anni, nato a Caxias do Sul, origini italiane (i nonni erano mantovani), una laurea in scienze motorie all’Università Cattolica di Campinas, due scudetti, una Coppa Libertadores, una Recopa Sudamerica e un Mondiale per club sulla panchina del Corinthians.
IL PIANO - Certezze azzerate, si ricomincia da Neymar, simbolo di una nazionale da rifondare, guardando anche alla carta d’identità. Cambieranno staff e tempi di lavoro. Organizzazione nuova: l’idea è quella di pianificare, con la collaborazione e il sostegno dei club, anche una serie di stage federali. L’obiettivo è pesare subito lo spessore e la maturità della nuova generazione. Il primo a essere promosso sarà Gabriel Jesus, diciannove anni, quattro gol nel Brasileirão, attaccante esterno del Palmeiras, che pensa di aver scoperto un altro Neymar.
LE SCELTE - Un taglio netto con il passato: Tite ha già tracciato la strada. Un Brasile da ricostruire e una qualificazione al Mondiale del 2018 da salvare: già, perché l’eredità lasciata da Dunga non è semplice. La classifica del girone che porta all’appuntamento in Russia non consente altri errori. La Seleçao, dopo sei giornate, è sesta in classifica. E se i giochi dovessero chiudersi ora, si ritroverebbe a casa. Tite ha il compito di cambiare faccia al Brasile: è questa la missione, è questo l’incarico che ha ricevuto dal presidente federale Marco Polo Del Nero.
LA SELEZIONE - Almeno cinquanta Under 23 da studiare. E tra questi c’è anche Sassá, classe 1994, centravanti del Botafogo. E’ stato uno dei protagonisti del ritorno in A del club di Rio con sette gol in ventidue partite, ha superato in modo brillante - con l’aiuto del dottor Luiz Fernando Medeiros, responsabile dello staff medico del Botafogo - l’operazione al legamento crociato del ginocchio sinistro e ha già segnato quattro reti in sette gare nel “Brasileirão”, dalla magia con il Vitoria di Bahia alla tripletta - pochi giorni fa, il 16 giugno - contro l’America di Minas Gerais: il secondo tris della sua carriera dopo quello al Nautico, nel campionato di B (era il 24 ottobre del 2015, due settimane prima del grave infortunio).
IL CONTRATTO - Piccolo e veloce, ai tifosi del Botafogo ricorda Romario. E’ alto un metro e 74: destro naturale, salta il difensore e accelera, tecnica raffinata. Ha un contratto fino al 31 dicembre del 2017. Proviene dalla scuola del Botafogo, ha giocato nel 2014 in prestito all’Oeste e nel Nautico (nove gol in B). Poi è tornato al “Fogão”. Luiz Ricardo Alves, che tutti conoscono con il nome di Sassá, è nato a Rio de Janeiro l’11 gennaio del 1994, sei mesi prima del trionfo della Seleçao di Carlos Alberto Parreira al Mondiale negli Stati Uniti e della finale vinta a Pasadena per 3-2 ai rigori contro l’Italia di Arrigo Sacchi. Sassá è il centravanti titolare del Botafogo di Ricardo Gomes, che schiera la squadra con il 4-4-2 o il 4-2-3-1. Il portiere è Sidão (1982), i terzini sono Luis Ricardo (1984, a destra) e Diogo Goiano (1992, a sinistra). La coppia centrale è formata di solito da Renan Fonseca (1990) ed Emerson (1983). I mediani sono Bruno Silva (1986) e Rodrigo Lindoso (1989). Sulle fasce si muovono Gegè (1994) e Fernandes (1995). Accanto a Sassá, c’è un altro gioiello di casa: Ribamar (1997), un gol all’Atletico Paranaense e un futuro pieno di buone promesse.