Haaland e i nove gol segnati all’Honduras nel Mondiale Under 20

E’ un centravanti norvegese, ha diciotto anni, è stato lanciato dal Molde e gioca nel Salisburgo, che lo ha acquistato a gennaio per cinque milioni. In passato è stato allenato da Solskjaer, che ora guida il Manchester United e lo paragona per caratteristiche a Lukaku.
Haaland e i nove gol segnati all’Honduras nel Mondiale Under 20
Stefano Chioffi
3 min

ROMA - La privacy è sacra, posta pochi commenti e qualche foto, non è un frequentatore dei salotti social: nei momenti di libertà preferisce il cinema oppure una cena al ristorante con gli amici, ma ha saputo moltiplicare lo stesso i suoi follower su Instagram nell’arco di un weekend: lo seguivano settemila persone, in gran parte tifosi del Molde e del Salisburgo, mentre ora sono diventate quasi cinquantamila. Merito dei nove gol segnati in novanta minuti all’Honduras, durante il Mondiale Under 20, in una partita che somigliava tanto a una sfida a biliardino: il video è rimbalzato in ogni angolo del web, proprio per l’eccezionalità dell’evento. Nove gol, “ni mål”, in norvegese, lo spartito perfetto di Erling Braut Haaland, capace di accordare il suo violino da centravanti in una gara da record.

L’INGHILTERRA - Ha ancora diciotto anni, è nato a Leeds, perché il papà Al-Inge in quel periodo faceva lo stopper o il mediano a Elland Road, era il 21 luglio, l’estate del 2000. La favola di Haaland è sbocciata in Inghilterra, seguendo il solco del padre, costretto però a ritirarsi, a lasciare il mondo del pallone a trent’anni dopo un grave infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio destro: colpa di un tackle da brividi di Roy Keane, che si trascinava un conto in sospeso nei confronti di Al-Inge dai tempi di derby di Manchester, quando il primo era il leader dei Red Devils e il secondo scaricava il contachilometri per un City che non aveva ancora conosciuto la ricchezza dello sceicco Mansur. Altri tempi, un’altra epoca.

SOLSKJAER E LUKAKU - Ora la vetrina è tutta per Erling Braut Haaland, che a Manchester può contare sul suo primo estimatore: si chiama Ole Gunnar Solskjaer, suo vecchio allenatore nel Molde e ora al comando dello United, sua l’idea di paragonarlo per caratteristiche a Romelu Lukaku, prenotato da Antonio Conte per l’Inter. E’ un centravanti potente, moderno, completo, bravo nelle sponde, alto un metro e 93, ma anche agile, svelto, rapido nei movimenti. Ha cominciato la carriera nel Bryne, l’ha proseguita nel Molde e a gennaio del 2019 è sbarcato a Salisburgo, nel club della Red Bull, sempre in prima fila quando si tratta di anticipare la concorrenza e scommettere su qualche giovane talento.

TITOLO E COPPA - Venti gol e sei assist nel Molde: ecco la patente che gli ha permesso di volare in Austria, dove si è portato a casa subito un titolo e una coppa, giocando appena ottantadue minuti e segnando un gol al Lask. Seguendo il solito copione, il Salisburgo lo ha fatto allenare in questi primi sei mesi nella squadra baby: gli ha concesso il tempo giusto per inserirsi, per conoscere più a fondo l’ambiente, per apprendere la lingua, in attesa di spalancargli le porte a tempo pieno nella prossima stagione. Ha firmato con il Salisburgo un contratto fino al 2023 e ha scelto il papà Al-Inge come manager. E’ mancino, è costato cinque milioni di euro. Regalare sorprese è una sua specialità: con la maglia del Molde aveva segnato al debutto in Coppa contro il Volda TI e nell’Eliteserien (la serie A norvegese) era stato capace di realizzare quattro reti in ventuno minuti contro il Brann.


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