Szoboszlai, l’oro della nuova Ungheria è nei piani del Barcellona

Mezzala, 18 anni, gioca nel Salisburgo, i paragoni con il tedesco Kroos: lo seguono anche la Lazio e l’Arsenal. E’ la grande promessa di una nazionale che negli Anni 50 aveva fatto la storia con Puskas, Hidegkuti e Kocsis.
Szoboszlai, l’oro della nuova Ungheria è nei piani del Barcellona
Stefano Chioffi
3 min

ROMA - Non c’è calcio senza memoria, ma l’Ungheria si nutre di racconti e ricordi da oltre mezzo secolo e cerca un’inversione di tendenza che sappia riaccendere emozioni e fantasia. In passato ha fatto scuola, si è meritata un capitolo del grande romanzo sulle espressioni di gioco più nobili e spettacolari della storia e ha lasciato in eredità una nazionale - ribattezzata “l’Aranycsapat”, la squadra d’oro - che sfiorò nel1954 la conquista della Coppa del Mondo, perdendo per 3-2 la finale contro la Germania Ovest del ct Sepp Herberger, di Fritz Walter, di Helmut Rahn e di Max Morlock. Un’Ungheria leggendaria, bella e affascinante, costruita con sapienza in panchina da Gustav Sebes, uno dei maestri della tattica, l’inventore del 3-2-3-2, del cosiddetto modulo a doppia “M”: lo stile magico di Ferenc Puskas, piede sinistro da videogame, la regia vellutata di Jozsef Bozsik, la creatività di Nandor Hidegkuti (il primo finto nove), le prodigiose acrobazie di Sandor Kocsis, soprannominato “testina d’oro”, capocannoniere in quel Mondiale con undici gol in cinque partite, gli slalom e la velocità di Zoltan Czibor, Mihaly Toth e Laszlo Budai. Una nazionale da enciclopedia, proprio come la mitica Hondev, che all’inizio si chiamava Kipest, quartiere alla periferia di Budapest, quattro campionati vinti tra il 1950 e il 1955, il serbatoio infinito di una generazione reazionaria che aveva vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1952 e prodotto un’ondata di modernità al Mondiale del 1954.

LA SCOPERTA - Dallo splendore alle ombre del presente: l’Ungheria occupa il 42° posto nel ranking della Fifa. Dominik Szoboszlai è la nuova promessa di un movimento che vuole uscire dall’anonimato e da un lungo letargo. E’ una mezzala, gioca nel Salisburgo, è nei piani del Barcellona, che lavora per sorpassare il Borussia Dortmund. Piace anche alla Lazio e all’Arsenal. Ha diciotto anni, il direttore sportivo Igli Tare lo aveva inserito nella lista dei possibili successori di Sergej Milinkovic-Savic. Forza atletica, potenza, energia, tecnica purissima, un repertorio molto ricco: ha diciotto anni, è nato il 25 ottobre del 2000 a Szekesfehervar, centomila abitanti, una città che si trova tra Budapest e il lago Balaton. Ha un talento sublime e una mentalità da mediano. Dribbling e rapidità, un metro e 86, ma anche grinta e applicazione.

IL PADRE - Il “Guardian”, giornale inglese, lo ha inserito nella lista dei diciottenni più interessanti a livello mondiale. Il padre Zsolt è il suo primo consigliere, lo ha seguito e accompagnato durante ogni tappa della sua carriera: dal Feherbar al Fonix-Gold, fino all’Mtk Budapest e al Videoton che lo ha ceduto il 30 marzo del 2017 al Salisburgo per mezzo milione di euro. Szoboszlai fa già parte della nazionale ungherese, ha festeggiato la prima convocazione quando aveva sedici anni e mezzo. Il Salisburgo lo aveva prestato all’inizio al Liefering, società satellite controllata sempre dalla Red Bull. In Austria e in un Ungheria lo hanno paragonato a Toni Kroos, il tedesco del Real Madrid. E’ ambidestro, ha imparato a battere molto bene le punizioni, alla metà di marzo ha rinnovato il contratto con il Salisburgo fino al 2022. Sedici partite, tre gol e quattro assist nell’ultimo campionato austriaco, vinto dal Salisburgo per la sesta volta consecutiva. Il suo procuratore è Matyas Esterhazy.


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