Southpaw, Gyllenhaal pugile sa anche emozionare

Nei cinema il film di Fuqua ambientato nel mondo del pugilato. Un dramma esistenziale ottimamente interpretato. Con Forest Whitaker ex pugile e allenatore, 50 Cent manager. Con un brano del rapper Eminem
Southpaw, Gyllenhaal pugile sa anche emozionare
di Leandro De Sanctis
4 min

Non c'è sport che sia stato portato sul grande schermo come la boxe. Sul ring si è inevitabilmente soli con se stessi, con i propri fantasmi e le proprie paure che ognuno affronta e combatte a modo suo. La boxe, anche quando non è "nobile arte", come veniva etichettata un tempo, è terreno fertile per costruire storie di persone, percorsi di vita, quasi sempre ad ostacoli. Da un lato dunque fare un film con la boxe significa muoversi in territori già esplorati ma non per questo immuni da trappole (narrative, retoriche, stereotipate, filmiche) perchè molto spesso si sconfina nel dramma che diventa melodrammatico. La sfida è portare sullo schermo un film che inevitabilmente cede al solco della tradizione, del già visto, ma che ha con sè anche elementi nuovi, personali e caratterizzanti. Per questo è fondamentale la scelta degli attori, una regia che sappia osare. Antoine Fuqua, il regista, merita un'ampia sufficienza. 

La forza del film (che sa emozionare: è questa la sua dote) si annida nel cast, nella dolente e rabbiosa interpretazione di Jake Gylllenhall (che opportunamente ha sostituito il rapper Eminem), il pugile Billy Hope del titolo, che fa coppia con un incisivo Forest Whitaker. In fondo il compito più difficile era proprio il suo, aggiungere l'ennesima figura di allenatore del campione ad una galleria che da Rocky a Million dollar baby ne ha sfornati tanti e di ogni genere.

Gli esperti di boxe non possono fare a meno di irritarsi per le solite pecche con cui vengono portati al cinema i match: in Europa certi incontri sarebbero stoppati immediatamente, altrimenti l'arbitro giudice finirebbe sotto processo. Non si capisce perchè in ogni film sul pugilato, il campione debba prendere una vagonata di pugni, troppo spesso a guardia abbassata, prima di mostrare le sue qualità di picchiatore. Ma per altri aspetti il mondo che fa da contorno ai campioni, pochi scrupoli e avidità in abbondanza, si specchierà fedelmente in ciò che avviene.

C'è tanta boxe in Southpaw, ma non è un film sul pugilato, nel senso che non è l'aspetto sportivo in sè il motore di una storia che vuole raccontare anche altro, scavando nell'animo umano. Non è soltanto una storia di riscatto sportivo, è in realtà molto di più. Sofferte tappe di un cambiamento che nasce in seguito a circostanze tragiche. Perdite che si sommano, dranmatiche e sconvolgenti. La tardiva consapevolezza della necessità di un cambiamento. Per ritrovarsi, per se stessi e per gli altri (in questo caso la bambina di Billy Hope). Il grande avversario, non solo sul ring, spesso è all'interno: nella rabbia incontrollata che innesca la tragedia, nell'incapacità di frenare impulsi ed emotività, si riconosceranno in molti. 

Le musiche di James Horner sottolineano tragedia ed epicità agonistica: è stato l'ultimo film a cui ha lavorato il musicista, al quale l'opera è stata dedicata. Pubblicizzato come l'ideale seguito di 8 miles, il film sulla storia di Eminem, nella colonna sonora ha anche il brano I'am Phenomenal, interpretato dal popolarissimo rapper bianco statunitense.

SOUTHPAW - Usa. Regia: Antoine Fuqua. Interpreti: Jake Gyllenhaal, Forest Whitaker, Rachel McAdams, Naomie Harris, 50 Cent, Oona Laurence. 


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