Jurassic World - Il regno distrutto, la recensione

La pellicola diretta da Bayona ha due volti: da una parte convince il ritorno alle atmosfere spielberghiane, dall'altra scivola in alcuni imbarazzanti cliché. A salvare il tutto effetti speciali prodigiosi e un finale che apre orizzonti inattesi
Jurassic World - Il regno distrutto, la recensione© ANSA
Simone Zizzari
3 min

ROMA - Bello, divertente, molto spielberghiano. Jurassic World – Il rego distrutto, è intrattenimento allo stato puro. Visivamente encomiabile e avvincente, la pellicola ha anche alcuni difetti piuttosto evidenti ma, se viene analizzata sotto l’aspetto del puro intrattenimento, non deluderà gli spettatori. Andiamo con ordine.

Il film, diretto da J.A. Bayona, si svolge in due location e si presenta in modo bipolare: fantascientifico nella prima parte, gothic horror nella seconda. Si parte dall'Isla Nublar che ospitava prima il Jurassic Park e poi il Jurassic World. Sono passati ormai tre anni dalla crisi di Jurassic World e il vulcano un tempo sopito si risveglia in modo brutale rischiando di far estinguere tutte le specie di dinosauri presenti e in libertà. A correre in loro aiuto ci sono Claire (Bryce Dallas Howard) e Owen (Chris Pratt). I due partono alla volta dell'isola insieme a un paio di giovani esperti e un piccolo plotone di mercenari per cercare di soccorrere gli animali e, in particolare Blue, il velociraptor allevato dallo stesso Owen qualche anno prima. Fin qui il film è piuttosto scontato ma assolutamente gradevole.

Poi arriva l'eruzione e vengono svelate le vere intenzioni dei ‘villain’ del film (che qui non stiamo a spolierare). Da questo momento in poi il Regno Distrutto vira verso un horror contenuto con grandi richiami agli episodi precedenti. L’arrivo dei dinosauri nel continente coincide con il tentativo (riuscito fino ad un certo punto) di rinnovare la formula del franchise, uscendo dai binari del selvaggio per condurci in un territorio inesplorato. Il problema è che alla fine si ha la sensazione di aver visto un guazzabuglio di idee sviluppate piuttosto male. Fra le note negative del film c’è anche il dinosauro cattivo, l’Indoraptor (scelta del nome a dir poco imbarazzante) che non riesce mai a convincere nella sua brutalità. Senza parlare dei due protagonisti, la Howard e Pratt, che interagiscono malissimo e non hanno alcuna profondità di scrittura. I personaggi restano lì in balia degli eventi ed è questa forse la colpa più grande del film. A salvare la baracca, oltre alla prima parte che richiama alla pellicola di Spielberg, c’è il finale che apre spiragli di novità determinanti per le sorti dell’intera saga.

 


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