La Valigia dell’Attore 2018, ospite Giuseppe Battiston

All'evento della Maddalena, l'attore italiano ha dichiarato: "Stiamo perdendo i luoghi della cultura".
La Valigia dell’Attore 2018, ospite Giuseppe Battiston
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Gli appassionati di cinema de La Maddalena avrebbero voluto durasse ancora di più l’incontro organizzato da La Valigia dell’attore con Giuseppe Battiston. L’attore friulano si è concesso per oltre due ore al pubblico, ripercorrendo con l’aiuto di Enrico Magrelli, Fabrizio Deriu e Boris Sollazzo una carriera costellata di film e spettacoli teatrali di successo, partendo da quando è nata la passione per la recitazione, quasi per necessità. “Degli anni del liceo non rimpiango neanche la ricreazione, quando studiavo mi addormentavo sui libri. Il teatro mi teneva sveglio, dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole, è fondamentale per imparare la socialità”.Dopo i primi laboratori a Udine, il passo verso Milano per entrare alla Civica Scuola di Recitazione Paolo Grassi. Il cinema lo scopre grazie a Silvio Soldini, che gli regala un ruolo meraviglioso in Pane e tulipani, che gli frutta il primo dei tre David di Donatello ricevuti fino a oggi, a cui si aggiungono due Nastri d’Argento, anche se “i premi bisogna prima saperli perdere prima che vincere”.

Anche il teatro gli ha dato una prestigiosa statuetta, il premio Ubu per lo spettacolo Orson Welles’ Roast, un momento molto importante per la sua carriera. “Mi ha fatto capire che non volevo più fare la maschera. Una scelta che mi ha portato a parecchie rinunce, ma che mi ha reso molto felice..Come spesso accade per attori del talento di Battiston, gli viene facilmente data l’etichetta di caratterista, “che è un ruolo, non un tipo d’attore, e non sono ruoli secondari, ma servono a tenere le fila del discorso.La prova è la sua interpretazione in Perfetti sconosciuti, il film di Paolo Genovese che ha creato un dibattito sull’uso delle nuove tecnologie e la società contemporanea. “Senza offendere nessunooggi c’è una sottocultura fatta di pettegolezzi e selfie che è diventata la base della comunicazione della nostra epoca. Il telefonino ha sostituito il diario e gli amici. Lo spettatore è stato attirato da una curiosità morbosità sulla quale è stato poi portato a riflettere”.Una cultura in cui Battiston non si riconosce (“Sono completamente a-social, non ho profili di nessun tipo, sono un figlio del fax”) e che si riflette anche nel moderno lavoro dell’attore (“amo l’improvvisazione, non gli improvvisati”). Durante la lunga conversazione si sono ricordate anche le importanti collaborazioni con Carlo Mazzacurati (“Una persona con cui avevo un rapporto che andava ben oltre il cinema”) e Gianni Zanasi, “un regista con cui non sai mai come andrà a finire, ma di grande talento” e con cui ha girato anche il prossimo film in cui vedremo Battiston sul grande schermo, Troppa Grazia, presentato allo scorso Festival di Cannes e nelle sale italiane dal prossimo novembre.

Una carriera che finalmente ha preso anche una deriva internazionale, a partire dalla sua partecipazione alla serie Trust, ideata da Danny Boyle. “Ho avuto la fortuna di girare sempre con lui, è un genio, non ho mai studiato tanto in vita mia per un ruolo”. E poi il primo ruolo girato completamente in francese in Dopo la guerra, il secondo film che La Valigia dell’Attore ha scelto per l’omaggio a Giuseppe Battiston, proiettato nella suggestiva location della Fortezza I Colmi de La Maddalena. E proprio i luoghi della stanno particolarmente a cuore all’attore. “Li stiamo perdendo, teatri e sale cinematografiche. Ed una cosa gravissima”.

La Valigia dell’Attore aspetta domani, sabato 28 luglio, l’ultimo dei suoi protagonisti, Marco Giallini, che incontrerà il pubblico alle 10:30 agli Ex Magazzini Ilva, e poi la sera, sempre alla Fortezza I Colmi per presentare la sua ultima fatica, Io sono tempesta di Daniele Luchetti. Il festival si concluderà poi domenica 29 luglio con la serata finale e l’omaggio a Vittorio Taviani e Gian Maria Volonté, con la proiezione speciale di Sotto il segno dello Scorpione, presentata da Giovanna Taviani e Renato Scarpa.


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