Aquaman, la recensione del film

Uscirà nelle sale italiane il prossimo 1 gennaio la pellicola dedicata al Re di Atlantide. Ecco la nostra opinione
Aquaman, la recensione del film
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ROMA - E' difficile raccontare Aquaman, l'ultimo film figlio del progetto Worlds of DC in uscita in Italia il prossimo 1 gennaio. E' difficile perché ci sono tante cose poco convincenti ma anche un lavoro impressionante a livello visivo che non può essere trascurato. L'Arthur Curry di Jason Momoa è un personaggio diverso rispetto a quello visto nel poco convincente "Justice League". E' un eroe che in questa pellicola si ritrova a difendere (suo malgrado) il mondo subacqueo dal quale proviene ed evitare una guerra totale con la terra emersa.

Il Re di Atlantide si riprende prepotentemente la scena e lo fa nel suo stile, senza compromessi. Il film è un lungo (due ore e venti di durata) susseguirsi di combattimenti, inseguimenti e tradimenti. Qui arriva il primo neo: il tutto sembra troppo pomposo. Il regista James Wan sembra perdere il senso della misura ed esagera in tutto: lo scontro finale, ad esempio, è talmente mastodontico da risultare indigesto.

Reggono bene invece le parti divertenti con battute impedibili e citazioni sparse qua e là con intelligenza. Del cast fanno parte anche Nicole Kidman, la Regina di Atlantide e madre di Aquaman; Amber Heard nella parte di Mera e Willem Dafoe nel ruolo dell'atlantideo Vulko. Da non dimenticare nemmeno Dolph Lundgren che veste i panni di re Nereus.

Un altro punto debole del film è la storia che procede in modo troppo prolisso in alcuni punti. Poteva essere sfruttata meglio anche la tecnica del flashback. Detto ciò, Aquaman è comunque un prodotto molto divertente che si colloca uno (o anche due) gradini sopra la "Justice League". Se cercate un film con il quale svagarvi durante le feste, andate sul sicuro.


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