X-Men: Dark Phoenix, la recensione del nuovo film sui Mutanti 

La pellicola di Simon Kinberg, dal 6 giugno al cinema, convince per trama e colpi di scena: un deciso passo in avanti rispetto al deludente predecessore
X-Men: Dark Phoenix, la recensione del nuovo film sui Mutanti © AP
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La Fenice è risorta dalle ceneri e lo ha fatto un grande stile. X-Men: Dark Phoenix, diretto da Simon Kinberg (uno dei padri del ciclo dedicato ai supereroi della Fox) convince dall’inizio alla fine e ha il merito di portare una ventata di aria fresca ad un franchise che con Apocalisse si era decisamente perso. Stavolta i riflettori sono puntati su Jean Grey, interpretata da Sophie Turner (Sansa di Casa Stark). Il personaggio era stato già affrontato nel 2006 con X-Men: Conflitto Finale ma questo e tutt’altro che un remake. X-Men: Dark Phoenix riprende da dove avevamo lasciato i mutanti guidati dal Professor X (James McAvoy) dopo lo scontro con Apocalisse. Siamo negli anni ’90 e il mondo va avanti con la ritrovata armonia tra Mutanti e Umani.

Mystica (Jennifer Lawrence) e Bestia (Nicholas Hoult) continuano la loro storia d’amore, al pari di Ciclope (Tye Sheridan) e, appunto Jean Grey. Ovviamente la situazione è destinata a cambiare drasticamente quando la Fenice entrerà in contatto con un’entità che le amplificherà a dismisura i proprio già smisurati poteri.

A convincere in questa pellicola è anche lo stile narrativo mai banale e sempre sul filo con colpi di scena pazzeschi. Prevale il tema oscuro con i siparietti comici assenti. Si percepisce una maturità narrativa e uno stile completamente diverso rispetto a quello al quale ci ha abituato il Marvel Cinematic Universe. La storia forte che la Fox ha deciso di dare in pasto al proprio pubblico risulta alla fine vincente. X-Men Dark Phoenix è un film che non tradirà le attese dei fan della saga e segna un deciso cambio di passo rispetto al precedente, deludente capitolo.


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