Pupi Avati: "Quella di Mihajlovic una grande storia da cinema"

Il grande maestro del cinema italiano ci è venuto a trovare in redazione per presentare il suo nuovo film "Il signor Diavolo", in uscita il prossimo 22 agosto
Pupi Avati: "Quella di Mihajlovic una grande storia da cinema"
Simone Zizzari
4 min

Il maestro Pupi Avati, o meglio colui che sussurrava al maligno, torna a girare un film horror 40 anni dopo il suo "La casa dalle finestre che ridono". La sua nuova, terrificante creatura, Il signor Diavolo (dal 22 agosto nelle sale italiane), ricorda vagamente nella struttura narrativa il Dracula di Bram Stoker e svela il male profondo presente in ogni uomo. Lo fa attraverso una storia che parte fortissimo, con una neonata sbranata nella sua culla da un ragazzo deforme e mostruoso con canini da maiale. Siamo nella bassa padana del 1952, in pieno autunno. È proprio in quella zona brulla ed emotivamente fredda che il ragazzo deforme, Emilio, dopo aver battibeccato con altri adolescenti, verrà a sua volta ucciso per vendetta da un suo coetaneo, Carlo (interpretato da Filippo Franchini), che in combutta con suorine e sagrestano crede Emilio l’incarnazione del diavolo. Carlo finisce in prigione e all’apertura dell’istruttoria a Venezia è direttamente la grande madre DC ad intervenire, preoccupata che una regione cattolica come il Veneto possa ridurre la mole di voti che ad ogni tornata elettorale permette al partito di tenere le redini di governo. La storia procede in modo serrato, analizzando quanto oscuro, cattivo e violento possa essere l'animo umano. In questo film non ci sono risate, non c'è un contraltare positivo: è tutto oscuro e anche terribilmente affascinante. 

Pupi Avati: "Quella di Mihajlovic sarebbe una grande storia di cinema"

"Ho voluto fare un film che facesse da contraltare alla tendenza attuale in Italia di ridurre tutto a commedia, una linea strategica che non mi piace dettata solo dalla necessità di provare a salvare la propria poltrona", ci ha raccontato lo storico regista che ci è venuto a trovare in redazione. Con lui, oltre che del film e di cinema, abbiamo parlato anche di calcio, in particolare di Mihajlovic: "Quella di Sinisa saebbe una storia meravigliosa per il cinema, quella di un allenatore coraggiosissimo che dirige la sua squadra da una stanza di un ospedale, sarebbe un soggetto fantastico. Quando ho saputo della sua malattia ci sono rimasto malissimo, abbiamo tutti pregato per lui e sono convinto che vincerà questa battaglia. Io però con il calcio ho già dato. Girai “Ultimo minuto” con Tognazzi, un film apprezzato da tutti che però non ha avuto successo al botteghino. Mi dissero: “Non lo sai che i film sul calcio la gente non li va a vedere?”. Il problema è che me lo dissero dopo e non prima di farlo. Dopo quell'esperienza diciamo che ho qualche titubanza quando si parla di fare un film sul mondo del pallone". 

Pupi Avati: "Il giorno che mi innamorai del Milan e di Pippo Inzaghi"

Pupi Avati è emiliano d'origine ma tifa Milan: "La 'colpa' è di Diego Abatantuono. Un giorno mi presentò Ernesto Bronzetti, un grande procuratore. Grazie a lui conobbi Pippo Inzaghi, un incontro che mi fece dubitare della mia eterosessualità. Mi innamorai di lui e da quel momento divenni fortemente rossonero. Oggi seguo tanto il Milan e ho sofferto come un cane quando ho visto Cutrone abbandonare la squadra. Un errore che avrebbero potuto serenamente risparmiarsi". 


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