Marco D'Amore e il suo Immortale: "Il Napoli è alla fine di un ciclo"

Il grande attore di Gomorra ci è venuto a trovare in redazione per parlarci della pellicola che racconta le origini di Ciro Di Marzio
Marco D'Amore e il suo Immortale: "Il Napoli è alla fine di un ciclo"
Simone Zizzari
3 min

Il male ha sempre un origine. A volte nasce da situazioni estreme, altre da percorsi di vita complicati ma alla fine lo sbocco è sempre lo stesso. Ad impressionare del film L'Immortale sono gli occhi di Ciro, il protagonista. Freddi. Glaciali, anzi. L'Immortale non parla quasi mai all'inizio, comunica con piccoli gesti. E' l'anti-eroe oscuro piegato da una vita che lo ha segnato fin da quando, 21 giorni dopo la sua nascita. si ritrova tra la polvere e i calcinacci di un palazzo crollato e il corpo esanime della madre al suo fianco. E' il 23 novembre del 1980, sono le 19.53 e la terra in Irpinia ha tremato così forte da portare la devastazione. Comincia così la pellicola di e con Marco D'Amore. Un film forte, spettacolare e dalla duplice valenza, costola di Gomorra che però vive anche di vita propria. "Proprio così l'ho immaginato", ci ha raccontato D'Amore che lo è venuto a presentare nella redazione del Corriere dello Sport.it. "Sentivo da tempo l'esigenza di raccontare i motivi che hanno spinto Ciro ad essere il ragazzo malvagio che tutti abbiamo imparato a conoscere nella serie". Il film è un ponte fra la quarta e la quinta stagione di Gomorra ma non è fruibile solo per chi quella serie l'ha vista dall'inizio alla fine. Lo può vedere chiunque. "La forza di Ciro sta tutta nella paura. Pensiamo che lui affronti tutto con freddezza e invece non è così. Tutti i più grandi criminali temono qualcosa, sia esso materiale o intangibile".

Marco D'Amore: "Ammutinamento Napoli? Forse è la fine di un ciclo"

Con D'Amore abbiamo anche parlato di calcio, ovviamente. "Il film segue due binari, quello del Ciro attuale e quello del Ciro bambino. Il piccolo Immortale è vissuto nella grande epoca di Maradona. Siamo nel 1989. Eppure raccontare Diego dentro questa pellicola era un rischio, per questo ho fatto solo dei rimandi appena accennati. Si vedono le bandiere del Napoli per strada e qui e là qualche richiamo calcistico". Marco però non vive solo di ricordi e si getta senza paura (e senza paracadute) anche nella più scottante attualità che racconta di ammutinamenti, allenatori in crisi e giocatori contestati: "Il Napoli sta vivendo un periodo complesso, come non si vedeva da 10 anni. Probabilmente stiamo assistendo alla fine di un ciclo ma ricordo anche che siamo ad un passo dalla qualificazione agli ottavi di Champions League. Io non la vedo così nera. Per quanto riguarda la questione ammutinamento, non saprei cosa dire: ci sono tante voci in giro che raccontano tutto e il contrario di tutto". Chiosa sul pallone d'oro e l'annosa questione CR7/Leo Messi: "Io lo darei ogni anno all'argentino. Dopo Diego è lui il più forte della storia".


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