“La volta buona” e il calcio che fa pensare

Doveva uscire a marzo ma il lockdown per il Coronavirus lo ha bloccato. Da oggi - 2 luglio - nelle sale e nelle arene estive sarà “La volta buona”, film che parla di calcio ma anche di vita. Unaa commedia all'italiana dei giorni nostri.
“La volta buona” e il calcio che fa pensare
Francesca Fanelli
3 min

ROMA - “La volta buona” è più di un titolo di film. Vuole essere una storia raccontata in modo coraggioso e un messaggio di vita. Nella bozza si chiamava “Il procuratore” e forse non gli rendeva giustizia. Ora invece è davvero “La volta buona” e dal 2 luglio sarà nei cinema e nelle arene estive. Doveva andare in sala a marzo, ma la pandemia ha deciso per tutti. Massimo Ghini è Bartolomeo, il protagonista e fa a modo suo il procuratore sportivo. «Il film ha tanto di nuovo e tanto di antico - Ghini trova le parole migliori per presentarlo - Quando ho letto il copione di Marra mi sono stupito, mi ha spiazzato in senso positivo. Aveva qualcosa che mi ricordava Luciano Vincenzoni, uno degli sceneggiatori più importanti che abbiamo avuto. Una commedia all’italiana che fa sorridere, che ha personaggi un po’ al limite, ma che contemporaneamente porta a pensare. Abbiamo da noi un passato di grandi attori che hanno raccontato, cito due nomi, Gassman e Sordi di cui proprio in questi giorni abbiamo ricordato il valore. “La volta buona” è questo nel suo piccolo, il coraggio di raccontare a chi ha voglia di ascoltare. Non è il solito filmetto, ma è una storia di vite disgraziate e dentro c’è tutto, dal cinismo ai buoni sentimenti».

“La volta buona” è stato girato a Roma, il campo dove giocano i ragazzini che sognano il grande calcio è quello di Torbellamonaca. Ancora Ghini: «Ho incontrato lì i veri protagonisti del film, un po’ mi sono ispirato, è un campetto di periferia, ho parlato con alcuni di loro e ho cercato di raccontarli. il mio Bartolomeo è anche questo». Lui cerca il colpo di fortuna per svoltare e avere una vita migliore, non solo espedienti sul filo della legalità. Il viaggio in Uruguay per visionare Pablito, un ragazzino che ai semafori incanta con il pallone, è l’ultimo atto di Bartolomeo: va a fondo per poi risalire. Un po’ come la ripartenza dopo la pandemia. Ghini - che tra due settimane tornerà sul set ma non sa ancora come e in che condizioni, come tutti i lavoratori dello spettacolo - ha una sua idea: «Il lockdown ci ha imposto una nuova vita, dei sacrifici e delle rinunce, ma ci ha anche dato la possibilità di un nuovo stare insieme, io mi sono goduto i miei figli per esempio. Ma ora bisogna tornare a lavorare e servono delle garanzie, noi siamo una fascia di lavoratori complessi, dietro a un film ci sono decine di professionalità e famiglie. Bisogna riprendere perché senza non c’è futuro». Un’ultima battuta: ma la sua Roma come sta? «Sono avvelenato, questo campionato strizzato mi sa di tragicomico. L’ennesima amarezza...».


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