Gli Spiriti dell'Isola, recensione senza spoiler: merita o no l'Oscar? La risposta è qui

Il regista (e sceneggiatore) McDonagh, dopo Tre manifesti a Ebbing, Missouri, fa ancora centro
Gli Spiriti dell'Isola, recensione senza spoiler: merita o no l'Oscar? La risposta è qui
Mattia Rotondi
3 min

C’era molta attesa per il nuovo film di Martin McDonagh, dopo il riuscitissimo (e premiatissimo) Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Beh, diciamolo subito: non solo il regista ha eguagliato il suo precedente successo, ma l’ha superato con Gli spiriti dell’Isola. Il suo nuovo lavoro è più maturo e meno derivativo del precedente. Ha sicuramente mantenuto alcune caratteristiche vincenti: l’equilibrio tra dramma e commedia, la sensibilità nell’uso del grottesco, l’eccezionale capacità di direzione degli attori, un senso estetico raffinato e senza eccessi di protagonismo. Considerato tutto, non è poi così azzardato pensare che possa essere tra i favoritissimi nella notte degli Oscar.

Cosa funziona

Funziona perfettamente la coppia di attori principali Farrell-Gleeson, ma è bravissima anche Kerry Condon nel tratteggiare il personaggio della sorella di uno dei due. Farrell in particolare riesce con una eccezionale mimica a restituire il percorso psicologico del protagonista.

Il regista (e anche sceneggiatore) sviluppa con la disputa tra i due amici una sorta di modellino in scala della guerra civile irlandese. Il tutto immerso in una Irlanda/non Irlanda: un’isoletta che alla stesso tempo rappresenta nel profondo virtù e contraddizioni della nazione ma allo stesso tempo ne è avulsa, guarda da lontano le lotte fratricide spesso non riuscendo a comprendere le motivazioni dietro alla guerra.

Ma se l’eco dei grandi accadimenti della Storia risuonano nel percorso dei due protagonisti, la storia del film tocca diversi temi legati all’animo umano: la noia, la solitudine, la rivendicazione orgogliosa della gentilezza, il bisogno dell’altro, le incomprensioni, l’amicizia, il senso di completezza, la famiglia (funzionale e disfunzionale), il senso di comunità. Ma nella visione non si ha mai la sensazione di un abuso di verbosità e neanche di eccessiva carne al fuoco. Il tutto scorre lento (ma non noioso), sereno, con l’ineluttabilità di un dramma all’orizzonte, più volte vaticinato da personaggi inquietanti.

McDonagh ci regala un gioiello di scrittura articolato ma che riesce a mimetizzare perfettamente gli artifici, rendendo il tutto naturale. E la Natura è proprio un degli elementi cruciali del film, con i suoi spazi ampi esaltati dai campi lunghi, con le sue interminabili stradine sassose e polverose circondate dal verde, con le sue scogliere a picco sul mare. In questo moderno Eden, però, non mancano personaggi diabolici, ritrovamenti macabri, e simil-angeli che spinti oltre il limite del dolore e della disperazione abbandonano le ali per dedicarsi ad atti violenti.

Cosa non funziona

Nulla. Solamente non è adatto a chi nei film cerca puro intrattenimento, spari e inseguimenti.


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