Francis Ford Coppola commosso a Roma: "Vi svelo il ricordo più bello sull'Italia"

Il regista premio Oscar, a Cinecittà per presentare Megalopolis, è stato premiato agli Studios e si è raccontato a tutto tondo: "Ora il mio sogno si è avverato"
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Ottantacinque anni, sei Oscar, due Palme d'oro e ancora tanta voglia di fare. Questi solo alcuni dei numeri di Francis Ford Coppola, oggi a Cinecittà per presentare Megalopolis, pre apertura della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella città in sala dal 16 ottobre dalla Eagle Pictures. Un'occasione per celebrare il regista de Il padrino e di Apocalipse Now, protagonista di uno speciale omaggio voluto dal Ministero della Cultura e da Cinecittà per onorare la sua carriera straordinaria, che ha consegnato titoli iscritti nell’immaginario degli spettatori di tutto il mondo. Coppola ha mantenuto un confronto amorevole e costante con il nostro cinema, una delle radici della sua ispirazione, e con gli stessi Studi di Cinecittà, che ha sempre considerato un luogo simbolico del cinema, e dove ha anche lavorato per il suo 'Il Padrino Parte III'. Questa mattina il Maestro ha ricevuto dal Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e dall'Amministratore Delegato e Direttore Generale Manuela Cacciamani, la Chiave di Cinecittà. Inoltre, per la prima volta nella storia dell'azienda, a Coppola è stata dedicata una strada dei mitici studi cinematografici: viale Francis Ford Coppola fa da oggi parte di Cinecittà e della sua toponomastica. "Da ragazzo sognavo di studiare al Centro Sperimentale - ha svelato durante la cerimonia - Allora Hollywood era Roma. E ora il mio sogno si è avverato".

Coppola ricorda quel giorno in aeroporto con Nino Rota sulle note del Padrino

Poi spazio per parlare di tutto, dal cinema (il suo e non solo) alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti fino ai ricordi più belli legati alla sua Italia. "Il primo sbaglio è non considerare che il cinema è fatto di arte ma anche di business. Ora per quanto riguardo quest'ultimo c'è una formula predefinita, come quella della Coca Cola, una formula che crea dipendenza, amata da chi finanzia i film e non vuole mai rischiare. Il mio Megalopolis volevo fosse diverso, lo volevo con un finale ricco di speranza. Anche Apocalypse Now quando uscì fu amato e odiato, ma nonostante questo dopo tanti anni c'è ancora chi va a vederlo", ha detto il regista di origini italiane facendo forse riferimento alla fredda accoglienza del film in Usa. Tantissimi i ricordi di Coppola: "Mi commuove tornare nella patria dei miei antenati originari della Lucania. Tra i ricordi più forti, quando Nino Rota in un aeroporto mi ha accennato il tema del padrino, ma mi commuove ricordare anche Francesco Rosi, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e Lina Wertmuller. E poi - ha aggiunto - gli attori italiani sono fantastici, non posso dire lo stesso di quelli americani che vogliono sempre si partecipi alla loro sofferenza". E il suo più grande dolore? "Ovviamente la perdita di mio figlio (Gian-Carlo Coppola, ndr), ma soffro anche per il fatto che non lasciamo ai giovani registi il cinema che avremmo voluto".

Coppola: "Democrazia Usa a grandissimo rischio"

"La democrazia oggi in Usa è a grandissimo rischio - ha proseguito Coppola - Ci vorrebbe un genio come Pico Della Mirandola per risolvere tutto. Non capisco però perché in Italia si sa fare tutto bene, auto, barche ed elicotteri tranne che realizzare un governo che funzioni". E ancora sugli States: "Non sono interessato a dove vanno gli Usa, ma mi preoccupo invece del mondo intero. Penso sempre a un mondo unico, la concezione dei Paesi è vecchia, siamo una famiglia unica. Quando non ci saranno più Paesi, mi auguro che restino salvaguardate le diverse culture". Ha sottolineato invece l'importanza dell'apprendistato: "Quando ho girato Megalopolis ho utilizzato trenta giovani registi, italiani, svedesi, cinesi, trenta apprendisti fantastici. Come capita nelle grandi cucine lavoravano tutti sodo, io ascoltavo le loro idee e allo stesso tempo gli davo le mie conoscenze". La cosa più importante? "Sicuramente i miei figli, la mia famiglia. Ho una figlia come Sofia che è una grande regista, un nipote come Nicolas Cage e ancora un figlio come Roman, grande regista e attore, che altro potrei chiedere?". Per quanto riguarda i grandi cambiamenti di questo tempo: "Tutte le grandi istituzioni nascono e muoiono, è inevitabile. Ora credo che giornalismo e Studios stiano morendo, spero che entrambi trovino un'altra strada, un modo di sopravvivere in un'altra forma".


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